‘Arconi’ di Perugia, caso al Ministero

Secondo il M5S «Autorizzazioni tardive a lavori avviati, il Mibact faccia chiarezza». E torna in mente il caso ‘San Bevignate’

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Se qualcuno sperava che la vicenda si potesse concludere con l’autorizzazione alle varianti siglata dalla Soprintendenza per i beni culturali dell’Umbria, sbagliava di grosso. Nonostante l’ok definitivo dell’ente per l’arretramento dei parapetti e la chiusura con le pareti a vetro dei soppalchi che, però, come nel progetto originario, rientreranno, l’intera vicenda della biblioteca degli Arconi sembra lontana dal sopire le polemiche che ha suscitato.

Il progetto iniziale nel 2013

Autorizzazioni tardive Così, dopo il via libera della Soprintendenza, l’ultimo atto di una guerra senza eslcusione di colpi arriva direttamente dal Movimento 5 stelle che ha deciso di rivolgersi direttamente al Ministero. «Nel caso del progetto degli Arconi, – spiega la capogruppo Cristina Rosetti – il procedimento non sembra essere stato proprio quello descritto sul sito di una delle soprintendenze italiane. Infatti, la Soprintendenza dell’Umbria risulta avere autorizzato il progetto iniziale nel 2015, con prescrizioni tanto ampie, quanto generiche, che non trovano poi riscontro in alcun atto o verbale, almeno quelli forniti a specifica richiesta dal comune di Perugia. Poi, dopo la realizzazione di lavori, in parte difformi dal progetto originario, come i cosiddetti volumi aggettanti, che cambiano il volto stesso del progetto, il 25 luglio 2017 il Comune si rivolge di nuovo alla Soprintendenza, la quale, il 12 settembre 2017, autorizza quelli che definisce ‘interventi in variante’ al progetto originario, autorizzato il 6 ottobre 2015».

Futuro nel verde Gli interventi di variante approvati, secondo il Movimento 5 stelle, appaio difformi rispetto al progetto originario e, comunque, sono stati autorizzati dopo la sostanziale realizzazione. «Altro aspetto non chiaro – prosegue la Rosetti –  è il progetto ulteriormente aggiunto dalla giunta Romizi, denominato ‘Futuro nel verde’, sbandierato dall’assessore Barelli, senza che ad oggi vi sia un progetto esecutivo. In tal caso, la Soprintendenza sollecita il progetto esecutivo e chiede un progetto di sistemazione dell’area esterna della biblioteca, implementando la previsione del verde e riducendo significativamente le superfici pavimentate. Ma che vuol dire tutto ciò? Come si sposa con il progetto Mercato coperto-piazza della Rupe? Come mai si continuano ad ipotizzare progetti ‘non autorizzati’ né finanziati? Siamo all’ennesima soluzione di compromesso spinta dal timore di perdere i finanziamenti?».

Il cantiere

Mibact Le polemiche, dunque, sembrano dure a morire. E per avere una maggiore chiarezza sull’operato sia del comune che della soprintendenza, la richiesta di delucidazioni arriverà direttamente a Roma, sul tavolo del ministero dei Beni culturali. «Facciamo quello che – conclude Rosetti –  nell’altra vita avrebbe fatto l’assessore ambientalista Barelli, il quale fa un incontro con le associazioni a progetto fatto e nulla ha da obiettare sul procedimento seguito, anzi, dà un suo contributo, cercando anche lui di lasciare un segno. Se, poi, ciò non è a tutela del patrimonio storico-architettonico della nostra città, probabilmente, poco importa».

San Bevignate E il parallelismo con San Bevignate è sin troppo facile. «Quando passo davanti agli Arconi medievali sfigurati da scatole di cemento armato – si domanda Vanni Capoccia – il pensiero mi va allo steccone di san Bevignate che avrebbe deturpato l’ambiente intorno alla chiesa templare di Perugia. Mi domando se quello di san Bevignate era definito uno scempio, come si possono definire quei box di cemento che con una prepotenza inaudita s’insinuano dentro gli Arconi». Lì dove il braccio di ferro tra le istituzioni, per la realizzazione di una residenza universitaria, si protrasse per un anno intero, si consumò uno scontro violentissimo anche tra il comune e la società civile. 

Le proteste «Ricordo alcuni professori universitari, storici dell’arte, architetti, persone che ora di fronte al brutale intervento consumato contro gli Arconi non sentono di dover dire qualcosa – prosegue Capoccia – e mi chiedo perché lo facciano. Qual è il motivo che li aveva indotti a protestare per San Bevignate e quello che li induce al silenzio di fronte alla violenza che subiscono gli arconi medievali che sostengono la seconda piazza di Perugia. E sostenendola illustrano la nostra storia, quella passata e quella che sarà, ed anche quella di chi passando abbassa la testa, la gira da un’altra parte e tira dritto».

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