Arpa Umbria decisa: «Ganapini resta lì»

Al direttore non deve essere piaciuto un articolo di umbriaOn. Dall’Agenzia però nessuna smentita: solo ‘rimproveri’. Ma la storia è storia e le bonifiche restano al palo

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di Marco Torricelli

L’invito rivolto a me è cortesemente perentorio, visto che contiene la richiesta la pubblicazione «ai sensi dell’art. 8 della Legge n. 47» (la legge sulla stampa; ndr), ma risulta – sinceramente – un tantinello esagerato: quel che segue l’avrei pubblicato comunque. Ma tant’è: lo faccio in forma integrale.

Walter Ganapini

Il direttore A scrivere è Arpa Umbria: «La Regione Umbria (Decreto del Presidente della Giunta Regionale n. 126 del 27/11/14) ha stipulato un contratto di natura privatistica di durata quinquennale con il Dr. Ganapini nominandolo direttore generale di Arpa Umbria. In vista del compimento dei 66 anni e sette mesi cui si fa riferimento come limite di età pensionabile, la struttura amministrativa competente ha chiesto ad un autorevole giurista dell’Accademia perugina un parere legale ‘pro veritate’ circa le modalità giuridico-economiche di gestione del rapporto di lavoro fino alla scadenza naturale del mandato. Secondo il parere, infatti, stanti caratteristiche e natura dell’incarico, nulla osta alla prosecuzione del contratto in essere fino al termine previsto».

La sede dell’Arpa a Terni

Le ‘precisazioni’ Arpa Umbria, poi, scrive che «umbriaOn ha invece scritto ieri, riferendosi a Ganapini: “Lui vuole restare. Il fatto, però, è che Walter Ganapini in pensione non ci vorrebbe andare. Manco per niente. Tanto che avrebbe già pronta una memoria legale da opporre a quella predisposta da Arpa….”. Si tratta di affermazioni prive di fondamento sia oggettivo che soggettivo: nessuna azione ha avuto luogo da parte di Ganapini, che ha solo provveduto agli adempimenti di sua pertinenza presso INPS, per il resto rimettendosi alle decisioni della competente struttura regionale». Secondo Arpa, poi, «fuorviante è poi quanto riportato al capoverso successivo: “Il piano bloccato. Nei confronti del direttore generale di Arpa Umbria, nel tempo, non sono mancate le sortite polemiche e una, particolarmente violenta, si riferisce al piano di bonifica del Sito di interesse nazionale (Sin) di Papigno, bloccato (e con esso i circa 800 mila euro di fondi disponibili)…”. Come ben noto ai cittadini, alle Associazioni, agli Ordini Professionali, a partire da quello dei Medici, alle imprese ed alla informazione giornalistica, Arpa Umbria sotto la direzione di Ganapini ha intensificato qualità e quantità delle prestazioni a favore della conoscenza e della soluzione delle principali emergenze ambientali della Conca Ternana, in collaborazione con l’Università ed altre Istituzioni di ricerca».

Papigno

La messa in sicurezza Massima attenzione, garantisce Arpa, «viene oggi posta all’esigenza di un rigoroso intervento di messa in sicurezza e di adeguata progettazione ed esecuzione degli interventi di bonifica del SIN Papigno ,attivando le proprie migliori competenze tecnico-scientifiche , che operano in stretta collaborazione con i dirigenti ed uffici del Ministero dell’Ambiente TTM preposti alla gestione dei dossiers ‘Bonifiche e SIN’. Arpa Umbria ha contestualmente analizzato quanto accaduto (o non accaduto) , di sua spettanza in termini di compiti d’istituto per il SIN Papigno , rimettendo all’attenzione dei competenti Organi della Giurisdizione una accurata e documentata ricostruzione da inizio millennio ad oggi». Fin qui la lettera.

Tutto chiaro Arpa Umbria, insomma, conferma che «la struttura amministrativa competente ha chiesto ad un autorevole giurista dell’Accademia perugina un parere legale ‘pro veritate’» sulla faccenda. E fino a qui ci siamo. Poi, però, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale si avventura in un terreno sdrucciolevole, parlando di «affermazioni prive di fondamento» e «fuorvianti». Vediamo perché.

Il contratto Se e quali condizioni il direttore Ganapini – nei confronti del quale, sia chiaro, stima e rispetto non sono in discussione – resterà al suo posto lo vedremo e, magari, avremo anche modo di capire sulla base di quali e quanti pareri. E chiesti da chi e a chi. Questo a proposito delle «affermazioni prive di fondamento».

Monica Tommasi

Papigno Mentre quanto alla questione del sito di Papigno, giova ricordare che le polemiche non se le è certo inventate umbriaOn. Il 9 ottobre scorso, per dirne una, Monica Tommasi, presidente degli Amici della Terra Italia, scriveva questo: «Per quanto riguarda la ex discarica di Papigno, sito contaminato di interesse nazionale, nel 2009 era stato approvato dal ministero dell’Ambiente un progetto di bonifica innovativo molto interessate che sposava i principi di sostenibilità ed economia circolare, basato sull’impiego delle fitotecnologie. Il progetto era stato commissionato dal Comune di Terni e redatto dall’Arpa Umbria, Consigli Nazionale delle Ricerche-IBAF e Università della Tuscia-DIBAF. Non se ne sa più nulla, il progetto sembra bloccato nonostante la presenza di oltre otto milioni di euro a disposizione per la bonifica del sito di interesse nazionale di Terni. Eppure, il sito aveva evidenziato la presenza di sostanze potenzialmente cancerogene e pericolose come gli idrocarburi, i metalli pesanti, i policlorobifenili».

Raffaele Nevi

Polemiche vere Tanto che dieci giorno dopo il capogruppo di ForzaItaalia in Regione, Raffaele Nevi, aveva preso posizione, con un’interrogazione all’assessore all’Ambiente, Fernanda Cecchini per sapere «se corrisponde a verità la denuncia dell’associazione Amici della Terra che accusa Arpa Umbria di aver completamente disatteso gli impegni sulla vicenda della bonifica della discarica di Papigno. Se tutto ciò è realmente accaduto – aggiungeva Nevi – chiedo di conoscere i motivi che avrebbero portato Arpa a fare questa scelta. E se tali motivi non risultassero più che chiari chiederò all’assessore di rimuovere il direttore di Arpa il quale ha già compiuto atti che, a mio avviso, vanno oltre le prerogative che la legge regionale gli assegna: vedi ad esempio la questione dell’eliminazione del dipartimento territoriale e l’accentramento dei poteri nella figura del direttore generale». E questo a proposito delle affermazioni «fuorvianti». 

 

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