Botte alla fidanzata: c’erano altre denunce

Terni: resta in carcere il 24enne ternano che la mattina del 1° gennaio ha picchiato a sangue la giovane compagna

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di F.T.

Resta in carcere il 24enne ternano arrestato la mattina del 1° gennaio dagli agenti della squadra Volante di Terni, in viale della Stazione, dopo che aveva aggredito a calci, pugni e morsi la fidanzata 23enne, spedita in ospedale con lesioni multiple e una prognosi di 20 giorni.

L’interrogatorio Lo ha deciso il gip Maurizio Santoloci, alla luce dell’interrogatorio di garanzia che si è svolto lunedì mattina nel carcere di vocabolo Sabbione alla presenza del pm Elisabetta Massini. Il gip ha accolto la richiesta formulata in tal senso dal magistrato titolare dell’indagine. Il giovane – disoccupato – è formalmente accusato di maltrattamenti in famiglia.

Le ragioni Nella sua ordinanza il giudice ha evidenziato «l’estrema pericolosità del soggetto», in ragione anche dei numerosi episodi precedenti documentati nella comunicazione di reato della polizia di Stato. Il giovane è formalmente incensurato ma in passato sia la polizia che i carabinieri sono dovuti intervenire più volte per fatti poi seguiti da denunce. L’ultimo a dicembre e legato ad un’altra presunta aggressione fisica da parte del giovane nei confronti della fidanzata.

Foto eloquenti Fra l’altro la comunicazione di reato della squadra Volante è composta anche dalle foto scattate alla vittima durante la sua deposizione in questura: immagini – più eloquenti di qualsiasi certificato medico – in cui si notano con chiarezza i morsi ricevuti dalla giovane sul collo e sul viso.

«Rischio di altre violenze» Infine il gip ha evidenziato come la giovane si sia dichiarata ancora innamorata del suo aggressore: aspetto che secondo l’autorità giudiziaria, rischia di rappresentare la base per ulteriori comportamenti violenti, visto lo ‘status di debolezza’ della giovane. Un caso ‘da manuale’ in ambito giudiziario, analogo a quello di molte altre donne che non si rendono conto della gravità della situazione e che, in questo senso, devono essere tutelate anche da sé stesse, oltre che dai soggetti che le maltrattano.

«Non ho fatto apposta» Davanti al giudice, il 24enne si è difeso dicendo che la compagna non voleva scendere dall’auto e che da lì sarebbe nata la baruffa sfociata poi nell’arresto. Rispetto alle lesioni, avrebbe spiegato di non averle causate volontariamente, ma che si sarebbe trattato solo di un caso.

Contrariato il legale difensore del giovane, l’avvocato Massimo Proietti del foro di Terni, che già martedì mattina presenterà ricorso al Riesame per ottenere la scarcerazione del proprio assistito: «Siamo decisamente sorpresi dal fatto che di fronte a tanti esempi di buonismo giudiziario, specie per le richieste che giungono dalla procura, si confermi una misura così pesante quando invece sussitono tutti gli elementi per poter applicare, ad esempio, gli arresti domiciliari».

«Serve più equilibrio» «Nessuno vuole sottrarsi dalle proprie responsabilità, che ci sono, ma già dalla contestazione di ‘maltrattamenti in famiglia’, non essendoci gli estremi di una convivenza fra i due giovani, siamo di fronte ad un’evidente imprecisione. A questo – afferma l’avvocato Proietti – bisogna aggiungere il fatto che ci sono elementi importanti che fanno capire meglio la vicenda: la ragazza, nei giorni precedenti il fatto, si è resa protagonista di una vera e propria persecuzione telefonica fatta di decine e decine di messaggi a cui il mio assistito non ha mai risposto. A ciò si aggiungono altri comportamenti che vanno nello stesso senso. L’entità della misura applicata deve rispettare un criterio di equilibrio e gli arresti domiciliari, anche con eventuale braccialetto elettronico, sarebbero stati sicuramente più in linea con questo principio».

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