Carcere di Terni: agenti in stato di agitazione

A proclamarlo sono sei sigle sindacali: «Aggressioni all’ordine del giorno. Direzione troppo ‘morbida’»

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Stato di agitazione per gli agenti della polizia penitenziaria del carcere di Terni: a proclamarlo sono stati i sindacati Sappe, Fns-Cisl, Osapp, Cgil, Sinappe e Confederazione lavoratori polizia penitenziaria. Il tutto in seguito ai recenti gravi episodi che hanno visto i ‘baschi azzurri’ vittime di nuove aggressioni e in aperta polemica con la direzione della casa circondariale.

Assenti all’incontro Il primo risultato è che i sindacati non parteciperanno alla contrattazione in programma per giovedì 26 maggio «in quanto non c’è stato alcun segnale da parte della direzione di attuare le proposte concordate al tavolo precedente». Lo stato di agitazione «comprenderà ogni manifestazione lecita, anche in virtù dei gravissimi episodi che stanno continuamente vedendo protagonisti detenuti facinorosi e vittime i poliziotti penitenziari».

L’attacco Sul punto è intervenuta l’Osapp con una dura nota a firma del segretario regionale Fabio D’Imperio. «Siamo profondamente amareggiati dal comportamento della direzione e del signor comandante – scrive il sindacato – che continuano ad agire in totale autonomia, purtroppo però con risultati assolutamente deludenti. Occorre sottolineare la cattivissima e scellerata gestione del personale e la pressoché inesistente sicurezza all’interno delle sezioni detentive e soprattutto in tutti quei luoghi dove il controllo dovrebbe essere alto. A causa di tutto ciò e per la mentalità troppo permissiva, elastica, tollerante, lassista ed accondiscendente, oramai sono all’ordine del giorno aggressioni e minacce da parte dei detenuti alla polizia penitenziaria che nella totale carenza di sottufficiali cerca sempre di risolvere al meglio le varie emergenze quotidiane. Nell’istituto di Terni non è così – osserva D’Imperio – perché le stesse persone che emanano gli ordini di servizio cioè comandante e direttore, sono gli stessi che poi non li rispettano creando confusione tra chi li deve rispettare, i detenuti e chi li deve far rispettare, i poliziotti. Posizione aggravata ancora di più dal fatto che i detenuti non vanno incontro alle sanzioni disciplinari previste».

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