Terni: il colloquio è finito ma il detenuto non ne vuole sapere. Caos di fronte alla figlia di 4 anni

Tensione al carcere di Terni nella tarda mattinata di venerdì. A riferire l’accaduto è il sindacato Sappe

Condividi questo articolo su

Ancora tensione al carcere di Terni: l’ultimo episodio è accaduto venerdì e a riferirlo è il sindacato di polizia Penitenziaria Sappe, attraverso il segretario nazionale umbro Fabrizio Bonino. «Alle ore 12.15 circa – spiega in una nota – un detenuto italiano di origine laziale, 30enne recluso per furto e ricettazione, si è rifiutato di uscire dalla sala dopo il colloquio con la convivente. ‘Esco quando lo dico io’, ha risposto al poliziotto addetto al controllo, con aria minacciosa. Dopo poco l’agente è tornato in saletta confermando di nuovo al detenuto che il colloquio era terminato ma l’uomo ha insistito nella sua volontà di uscire quando voleva lui. Il collega, quindi, ha informato l’ispettore di polizia Penitenziaria di sorveglianza generale, il quale immediatamente si è recato presso la sala colloqui riferendo al detenuto che il colloquio era terminato già da un’ora. Per tutta risposta lo stesso ha iniziato a rompere sedie e tavolini all’interno della sala, cercando di rompere anche le telecamere situate all’interno. Il tutto – prosegue Bonino – coadiuvato dalla convivente che a sua volta ha cercato di barricarsi all’interno della sala. A fatica e con grande professionalità i colleghi sono riusciti a riportare alla calma i due individui, facendo presente che il colloquio, oltre che con la convivente, si svolgeva anche con la figlia minore di 4 anni e che la bambina continuava a ripetere ‘questo gioco non mi piace’, visibilmente sconvolta dal comportamento dei genitori. Una scena assurda e surreale che, solo per il professionale modo di agire della polizia Penitenziaria, non ha avuto conseguenze peggiori». «Sono stati momenti di grande tensione – afferma il segretario generale del Sappe, Donato Capece -, gestiti al meglio dal direttore e dal personale in servizio di polizia Penitenziaria. La scellerata protesta del detenuto è sintomatica del fatto che le tensioni e le criticità nel sistema dell’esecuzione della pena in Italia restano costanti. E che resta fondamentale dare corso a riforme davvero strutturali nel sistema penitenziario e dell’esecuzione della pena nazionale, a cominciare dall’espulsione dei detenuti stranieri, specie quelli che, ristretti in carceri italiani, si rendono protagonisti di eventi critici e di violenza durante la detenzione».

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli