Gesenu e omissis, ‘caso’ in Regione

Alla commissione d’inchiesta regionale arrivano documenti illegibili. La denuncia di Liberati, M5S: «Così non si può lavorare». Lunedì arriva l’Antimafia

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L.P.

Come può una commissione d’inchiesta lavorare senza avere sotto mano i documenti ufficiali? La domanda, legittima, se la pone il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Andrea Liberati che, in quanto membro della Commissione d’inchiesta istituita prima di Natale per far luce sulle vicende che hanno interessato la Gesenu, si è visto recapitare dalla Prefettura i documenti relativi al gestore di rifiuti con un numero piuttosto considerevole di omissis.

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Parte del documento sui dipendenti Gesenu

‘Riservatezza’ Ironia della sorte, prosegue l’invettiva di Liberati contro quella che, dallo stesso, viene definita «censura fascista», gli stessi documenti sono stati invece visionati dai consiglieri comunali nella loro versione originale. Carte ottenute con una semplice richiesta di accesso agli atti, anche se non al primo tentativo. «Col pretesto di assurde questioni di presunta riservatezza – afferma Liberati – i consiglieri regionali non potranno conoscere chi siano le aziende, le relazioni, le persone coinvolte in questo grave scandalo. Come possono, in questo modo, orientarsi correttamente quei politici attenti al bene comune?».

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Il paragrafo riguardante Manlio Cerroni

Omissis E in effetti, bisogna riconoscere che gli omissis sono davvero tanti, così come risultano mancare i nominativi dei dipendenti di Gesenu Spa, nel suo distaccamento catanese, appartenenti al clan dei Santapaola secondo gli approfondimenti fatti dalla questura di Perugia. L’elenco prosegue poi con i nominativi di altri dipendenti segnalati all’autorità giudiziaria o condannati per gravi reati quali estorsione, rapina, stupefacenti, furto e violazione della normativa sulle armi, peccato che i nomi manchino ancora una volta. O, caso ancora più buffo, quello che riguarda un noto imprenditore romano che «opera nel settore rifiuti da decenni. Proprietario della più grande discarica d’Italia, Malagrotta», come si legge nei documenti. Il riferimento, presto detto, è a Manlio Cerroni, il famoso ‘re della monnezza’ romana.

La commissione L’iter seguito per la richiesta di documenti è stato quello consuetudinario: il 23 dicembre dall’ufficio di presidenza della commissione regionale d’inchiesta presieduta da Gianfranco Chiacchieroni del Pd è partita la richiesta di documentazione alla Prefettura di Perugia, assieme all’invito a comparire in audizione per il prefetto Antonella De Miro che, nel frattempo, è stata spostata a Palermo. «I documenti sono arrivati il 20 gennaio, quasi un mese dopo – prosegue Liberati – quando la Prefettura ci ha girato il plico proveniente dal ministero dell’Interno. Da lì, penso, li abbiano modificati e hanno inserito gli omissis a tutela della riservatezza di profili personali. Ma quale riservatezza? Vogliono impedirci di sapere chi ci amministra».

Antimafia «Così non si può lavorare – afferma Liberati – in questo modo la Commissione non ha senso di esistere. La storia della Gesenu la conosciamo tutti già, dobbiamo conoscere il perché, invece, siano stati presi provvedimenti tanto gravi come le interdittive antimafia». E della questione si tornerà a parlare lunedì, quando la commissione parlamentare antimafia arriverà in missione a Perugia, nell’ambito della ricognizione presso tutte le procure distrettuali antimafia, per approfondire la situazione della criminalità organizzata nella regione, «anche a seguito di vicende che segnalano il rischio di infiltrazioni mafiose negli appalti pubblici».

Audizioni La commissione inizierà i suoi lavori alle 11.30 con le audizioni del prefetto, il dottor Cannizzaro, del questore e dei comandanti provinciali delle forze di polizia e del capo centro Dia di Roma. Nel pomeriggio sarà invece sentito il procuratore della repubblica Luigi De Ficchy mentre al termine dei lavori la presidente della commissione, l’onorevole Rosy Bindi, terrà una conferenza stampa.

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