Il teatro a Terni omaggia Alda Merini

‘La pazza della porta accanto’, prodotto dal teatro Stabile dell’Umbria, con la regia di Alessandro Gassmann

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Prosegue la tournée de ‘La pazza della porta accanto’, lo spettacolo prodotto dal teatro Stabile dell’Umbria insieme al teatro Stabile di Catania andrà in scena al ‘Secci di Terni’, da martedì 2 a venerdì 5 febbraio, alle 21.

Alda Merini «Si va in manicomio per imparare a morire», scriveva Alda Merini in uno dei suoi aforismi più famosi. E invece ‘la poetessa dei navigli’ amava la vita e amava l’amore. Questo intenso atto unico di Claudio Fava, vuole essere un omaggio alla figura di una donna dalla straordinaria parabola artistica e umana, ai suoi versi dalla forte componente mistica. Ma il testo è altresì una denuncia civile contro i trattamenti subiti da chi, proprio come Alda Merini, ha conosciuto la discesa agli inferi nei manicomi prima della Riforma Basaglia del 1978.

Emozionato e commosso La regia è di Alessandro Gassmann, come anche l’ideazione scenica, realizzata con la collaborazione di Alessandro Chiti. Protagonista Anna Foglietta, con un nutrito cast formato da Angelo Tosto, Alessandra Costanzo, Sabrina Knaflitz, Liborio Natali, Olga Rossi, Cecilia Di Giuli, Stefania Ugomari Di Blas, Giorgia Boscarino, Gaia Lo Vecchio. «Conoscevo Claudio Fava, la sua storia, la sua sensibilità, il suo impegno politico e sociale – racconta Gassmann – conoscevo la storia del padre Giuseppe, vittima della mafia, una delle piaghe più dilanianti del nostro paese. Conoscevo Alda Merini, la drammaticità della sua esistenza. Anch’io, come tanti, mi sono emozionato e commosso nel sentirla leggere i suoi appassionati versi».

Il testo «Dopo aver letto il testo di Claudio, ritratto giovanile, intimo e struggente della grande poetessa – aggiunge Gassmann -, ho avvertito immediatamente la necessità, direi l’urgenza, di metterlo in scena. Un testo che si sviluppa all’interno di un ospedale psichiatrico e che ripercorre la drammatica esperienza della Merini. Erano gli anni in cui la parola ‘depressione’ non si conosceva e chi soffriva di questa malattia veniva definito pazzo. Erano anche gli anni in cui negli ospedali psichiatrici praticavano l’elettroshock e i bagni nell’acqua gelata. È in questa particolare dimensione alienante che la protagonista si trova a condividere le giornate con le altre malate alle quali offre spontaneamente i suoi versi, ma soprattutto è il luogo dove nasce un’appassionante storia d’amore fra lei e un giovane paziente».

La drammaturgia di Claudio Fava scorre per un’ora e venti minuti senza interruzione, sonda gli abissi della mente di Alda Merini, il suo rapporto con i compagni di degenza, la nostalgia per la famiglia e le figlie, rivela il suo senso profondo della maternità, la sua fede religiosa, la capacità di resistere alla cattività forzata del manicomio, l’aspirazione profonda alla libertà del corpo e della mente.

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