La variante brasiliana arretra in Umbria. Non c’è traccia dell’indiana

Gli esiti dell’ultima indagine dell’ISS sulla diffusione delle varianti del Covid sul territorio nazionale

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Lo studio è stato pubblicato venerdì 28 maggio ma si riferisce a dati raccolti fino al 18 maggio. E fornisce il quadro sulla diffusione delle varianti Covid su scala nazionale e territoriale, suddividendo il territorio in macroregioni, ma anche facendo poi una scheda regione per regione. E la notizia, per l’Umbria, è che la variante ‘brasiliana’ sta regredendo, mentre resta ‘forte’ quella ‘inglese’. Ancora immune, il territorio regionale, da quella ‘indiana’.

LEGGI LO STUDIO ISS SULLE VARIANTI (.PDF)

Cala la variante brasiliana

Ad inizio anno aveva fatto temere una nuova recrudescenza del virus, con forti dubbi sull’efficacia dei vaccini. La variante Covid cosiddetta ‘brasiliana’ (nome in codice P1), arrivata fino alle soglie del 40% dei positivi in Umbria, è ora scesa sotto al 12%. Ciò anche grazie ai vaccini: è stato infatti verificato che quelli disponibili sono efficaci, anche se le varianti di più recente scoperta tendono a ‘sfuggire’ e può verificarsi l’insorgere della malattia anche dopo la somministrazione della seconda dose. Nella prima rilevazione, in Umbria c’era la più alta concentrazione di casi di ‘brasiliana’. Ora questo triste primato appartiene al Lazio.

SPECIALE COVID – UMBRIAON

Variante inglese la più diffusa

Al momento la variante più diffusa in Umbria è quella ‘inglese’ (82,4%), risalita rispetto al 77,8% del mese di aprile. I timori, come altrove, sono legati ora alla diffusione di quella ‘indiana’ che, in realtà, si articola su due varianti (B.1.617.1 e B.1.617.2). Nella nostra regione per il momento non ce n’è traccia.

Legenda PDF

Le varianti studiate dall’Iss sono: variante Inglese (B.1.1.7); prima variante Brasiliana (P.1); variante sudafricana (B.1.351); variante indiana (B.1.617.1 e B.1.617.2); variante nigeriana (B.1.525); seconda variante Brasiliana (P.2).

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