Perugia: «Gesenu, lavoro per migliorare»

Finita l’era Cerroni, Barelli si dice meno preoccupato. Presentata istanza di revoca dell’interdittiva, «le criticità sono venute meno». Comune pronto anche a vendere

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L.P.

Vendere o, viceversa, acquisire anche le quote private e realizzare una società in house sul modello Contarina. Venerdì mattina la seconda e la quarta commissione consiliare permanente si sono riunite in seduta congiunta per affrontare il tema bollente dallo scorso ottobre, il ‘caso Gesenu’.

Le proposte Dopo la vendita delle scorse settimane, i consiglieri comunali aspettavano da mesi un confronto sulla vicenda con il Comune e i vertici dell’azienda. Sul tavolo la proposta del consigliere Carmine Camicia che propone una exit strategy definitiva da parte dell’amministrazione comunale che dovrebbe «venderà con celerità le quote azionarie pubbliche». Sul versante opposto c’è invece la proposta del Movimento 5 Stelle che, per bocca della consigliera Rosetti, vorrebbe valutare la sussistenza dei presupposti per la risoluzione di tutti i contratti in essere con Gest e Gesenu e avviare un percorso di pubblicizzazione della società acquisendone il controllo completo. Allo stesso tempo, nell’ottica di un sistema di tracciabilità totale dei rifiuti, si vorrebbe attivare un monitoraggio permanente del servizio e l’elaborazione di un piano di gestione dei rifiuti improntato alla strategia ‘Rifiuti zero’. Infine, fare chiarezza sulle interdittive antimafia, salvaguardare l’occupazione ed avere contezza dei recenti cambiamenti in seno alla compagine aziendale.

Nessun potere Ad aprire la discussione è stato proprio il presidente di Gesenu, Luca Marconi, che ha ricordato come lui stesso non abbia alcun potere nei confronti dei soci dell’azienda, in primis quelli privati, così come nello statuto della società non sono previsti diritti di prelazione nel caso di vendita di quote aziendali. «Negli ultimi otto mesi – ha detto Marconi – il mandato è stato quello di tenere l’azienda unita in mezzo alla tempesta. Oggi si può dire con certezza che l’azienda è presente. In tutto questo, tuttavia, mai potremo chiedere ad un socio di uscire, perché non abbiamo questo potere». Nel frattempo, però, si è provveduto ad uscire da tutte le operazioni in atto fuori regione, da ultimo quella in Sardegna, che sono risultate non congrue.

La vendita Indicativo del peso giocato dalla parte pubblica, Marconi ha assicurato di non essere a conoscenza del prezzo a cui Cerroni e Noto La Diega hanno venduto il 55% di Gesenu al gruppo Paoletti. «Le risposte ai chiarimenti non sono ancora arrivate». Allo stesso modo, come ha ricordato anche l’ad De Paolis, in alcun modo il cda può avere voce in capitolo «sulla compagine societaria, né sulla vigenza dei contratti in essere, la cui competenza è demandata agli organi committenti». Negli ultimi otto mesi, però, dicono che è stato fatto il possibile per cercare di gestire i contratti in essere e superare le criticità segnalate nell’interdittiva antimafia in accordo con i commissari straordinari.

L'ad De Paolis (foto Belfiore)

L’ad De Paolis (foto Belfiore)

Criticità superate «Oggi – ha detto De Paolis – tutte queste situazioni ereditate dal passato e datate nel tempo a 10, 15 anni fa, sono state superate. Ora tutto questo lavoro sarà rimesso alla valutazione della prefettura con l’auspicio che l’interdittiva possa essere revocata, così come la nomina dei commissari straordinari»¬. Lo stesso De Paolis ha ricordato come anche il suo sia un incarico a tempo e si concluderà non appena il bilancio sarà approvato.

Barelli Nonostante il forte ritardo nell’attuazione delle strategie contenute nel piano industriale per l’impiantistica, il vicesindaco Barelli si dice oggi meno preoccupato. «La situazione ad ottobre era molto difficile, la scelta del Comune è stata di metterci la faccia, e non, come sarebbe stato facile, di assumere un ruolo da spettatore. La scelta è stata motivata dal fatto che si è voluto lavorare per ‘bonificare’ Gesenu e, di conseguenza, rilanciarla. Il tutto nel pieno rispetto dell’attività della magistratura, ma con l’obiettivo di fornire alla città un servizio adeguato».

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Il vicesindaco Urbano Barelli

Le ipotesi Per Barelli in questi mesi si è lavorato alacremente per invertire il trend negativo registrato subito dopo l’arrivo dell’interdittiva, che ha causato sia una flessione nelle percentuali di raccolta differenziata che quella degli introiti della Tari. «L’era Cerroni si è conclusa – ha detto il vicesindaco – la nostra intenzione è di rilanciare Gesenu. Questa era un’azione che avremmo dovuto comunque fare e che noi abbiamo avviato nel momento più basso della credibilità dell’azienda». E tra le varie strade da percorrere, per Barelli sembrerebbe impossibile che il comune acquisti le quote societarie, dal momento che l’amministrazione non ha alcun poter per estromettere il socio privato e costringere a venderlo. Non solo una questione di soldi, dunque, anche se gli altri comuni dell’Auri hanno fatto orecchie da mercante, il comune in questi mesi ha lavorato per garantire il servizio ai cittadini oltre l’occupazione dei dipendenti. «Al momento è stata presentata istanza di revoca dell’interdittiva, essendo venute meno le criticità che ne erano alla base. Ora si aprono nuovi scenari, i vari», tra cui anche l’ipotesi di vendere anche quel 45% che è ancora di proprietà pubblica.

Critiche Una discussione a tutto tondo che, però, lascia il tempo che trova dal momento che la posizione del Comune era e rimane sempre la stessa. «Il socio pubblico – ha detto la capogruppo del M5S- ha permesso al socio privato di fare quello che voleva all’interno della società e ora la speranza dei cittadini è che la magistratura faccia chiarezza», scongiurando l’ipotesi più drammatica, cioè quella di una completa uscita di scena del Comune nella partita. Ma tant’è, per Barelli «pubblico non è sempre sinonimo di eccellenza. Quello che ci interessa garantire è il livello del servizio e dell’occupazione”.

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