San Bevignate, scontro sull’inedificabilità

Il Comune di Perugia spiega la costituzione parte civile e la scelta di non passare per il consiglio. Barelli: «Competenza della Regione». Rosetti: «Romizi non alzò un dito»

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di P.C.

C’era l’amministrazione comunale (con Barelli, Severini, Leonardi e Nucciarelli, poi anche il sindaco Romizi), c’era la Soprintendente Marica Mercalli, c’erano gli ex consiglieri Giorgio Corrado e Sauro Bargelli, c’erano cittadini ed esperti del settore, ma in platea, nella biblioteca San Matteo degli Armeni, c’erano anche esponenti dei ‘Cinque Stelle’ e nonostante i tanti interventi nessuno andava via perché si aspettava da un momento all’altro che prendessero la parola. E così è stato.

IL VIDEO DEL BOTTA E RISPOSTA ROSETTI-BARELLI, POI LA MERCALLI

L’intervento di Cristina Rosetti

Confronto vis-à-vis Confermata e argomentata, da parte dell’amministrazione comunale, la scelta già nota di costituirsi parte civile nel ricorso al Tar di Adisu contro il parere negativo della Soprintendenza, spiegato con dovizia di aneddoti e particolari il valore artistico, storico, paesaggistico e architettonico di San Bevignate (con dissertazioni su un dipinto di Rottman che ritrae l’area com’era duecento anni fa), la discussione è stata portata da Cristina Rosetti su un piano più prosaico e su argomenti più tecnici, a cominciare dall’edificabilità dell’area, sancita da una variante al piano regolatore comunale dieci anni fa. «L’abbiamo sentita tante volte in consiglio comunale, ma la sentiamo anche adesso», ha detto salomonicamente il vicesindaco Urbano Barelli nel darle la parola. «Il pluralismo è un valore», ha replicato lei a fine intervento, ricordando ancora una volta la mancata calendarizzazione del suo ordine del giorno.

LA LETTURA DEL TAR SU SAN BEVIGNATE – ARCHIVIO UMBRIAON

Le ‘colpe’ (anche) di Romizi «Quando fecero la variante nel 2007, anche l’opposizione di allora se ne lavò le mani e fra questi il sindaco Romizi, è bene ricordarlo», ha detto la Rosetti, non risparmiandosi una stoccata all’attuale primo cittadino. Poi gli aspetti tecnici: «Il Tar alla soprintendenza chiede di motivare bene il diniego di oggi, visto che 10 anni fa era favorevole: quell’area non è completamente inedificabile, l’unico modo per tutelare quell’area è renderla completamente inedificabile con un pronunciamento del Comune».

LA POSIZIONE DI REGIONE E ADISU – VIDEO

Chi paga? Ma Barelli non la pensa così: innanzitutto perché, secondo lui, la competenza è della Regione; in secondo luogo perché, con un pronunciamento in consiglio comunale, l’azienda vincitrice dell’appalto da 12 milioni potrebbe chiedere un risarcimento direttamente ai consiglieri «e a quel punto  – dice il vicesindaco – voglio vedere in quanti saranno disposti ad alzare la mano quando si andrà alla votazione». Per questo Barelli parla di «ipotesi irrealistiche», limitandosi ad annunciare che un ordine del giorno arriverà in consiglio ma per chiedere a chi di dovere di pronunciarsi, cioè alla Regione: «Sono loro ad avere l’ultima parola, in quanto l’iter amministrativo è stato avviato dalla Regione e dispiace non si siano presentati al tavolo che abbiamo convocato».

Il dipinto mostrato durante l’incontro

Il vincolo paesaggisastico Spettatrice interessata Marica Mercalli, soprintendente di Perugia, che con un recente provvedimento ha motivato meglio le ragioni del diniego, come richiesto dal Tar: «Visto che non c’è vincolo di edificabilità – ha detto – ci siamo richiamati a un decreto ministeriale 1966 che imponeva sull’area un vincolo diretto di natura paesaggistica». Si resta quindi ancora in attesa: c’è un ricorso pendente su una cementificazione che, a parole, nessuno vuole ma che ancora incombe su San Bevignate.

La storia In avvio di incontro era stata la consigliera Angela Leonardi a ripercorrere le tappe dell’annosa vicenda, che nasce nel 2003, ossia in un periodo particolarmente florido per l’ateneo perugino, che era in piena espansione: un momento favorevole, quindi, per operare investimenti legati all’università. Da qui l’idea dello studentato a San Bevignate, in un’area vicina all’ospedale e, dunque, alla facoltà di medicina. Dopo la convenzione tra le parti, passano però 4 anni senza ulteriori novità; improvvisamente Adisu produce, dando per scontata una variante al Prg che in realtà non era stata ancora adottata, un bando per lo studio di progettazione.

Lo scenario mutato Nel frattempo però, i tempi sono cambiati: gli studenti calano, l’ospedale si trasferisce altrove insieme alla facoltà di medicina. «Appare quindi incomprensibile – dice Leonardi – a fronte di ciò il motivo per il quale Adisu e Regione vogliano portare avanti un progetto anacronistico, in un’area di pregio e con effetti importanti in termini di consumo del suolo. Meglio sarebbe stato trasferire l’idea altrove, magari riqualificando un immobile esistente ed in disuso». Ma tant’è: nel 2008 Adisu presenta richiesta di autorizzazione paesaggistica alla Soprintendenza, inizialmente respinta, poi accolta in seguito ad alcune modifiche. Ma l’autorizzazione ha durata quinquennale e scade nel 2013. Nel 2014 Adisu ripresenta la richiesta e la Soprintendenza (che nel frattempo è stata chiamata ad esprimere anche giudizi di merito) la respinge; da qui i ricorsi, che sono arrivati fino ad oggi. Nel frattempo Ferrucci, al centro delle polemiche, si è dimesso da Adisu. Al suo posto la Regione ha nominato la commissaria Trani.

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