Renzi: «Terni in crisi, candidature Pd giuste»

Il segretario, da Roma, replica alla ridda di polemiche scaturita dalle decisioni del Nazareno sui nomi per le ‘politiche’

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Le candidature alle ‘politiche’ hanno ridato vigore – se mai lo avesse perso – alla guerra fratricida nel Pd ternano, umbro e nazionale, con alcuni capitoli già scritti e tanti ancora da scrivere. Dopo una giornata segnata da polemiche feroci, è stato direttamente Matteo Renzi, nel corso della conferenza stampa di sabato sera al Nazareno, a fare il punto sulle decisioni assunte dalla direzione nazionale del Pd, senza il voto delle minoranze. Ed evidentemente le ‘scosse’ registrate a Terni sono state avvertite anche a Roma, tanto che il segretario del Pd ha voluto puntualizzare il suo pensiero, nel tentativo di mettere a tacere le polemiche.

«Terni in crisi, candidature ok» Di fronte alla stampa Renzi ha pubblicamente ringraziato l’ex ministro del lavoro Cesare Damiano (candidato alla Camera nel collegio di Terni, ‘reo’ per una parte del Pd locale di aver tolto il posto all’uscente Gianluca Rossi, ndR) di aver accettato la proposta del partito, definendo il territorio ternano «una delle realtà in cui maggiore è la difficoltà del mondo occupazionale e difficoltà legate alla tradizionale area di sinistra del partito. Non è il momento di polemiche, le liste sono ricche di buone candidature».

Giornata campale Nella giornata di sabato, dopo la notte romana che ha stoppato la ricandidatura di Rossi, sancita dalla direzione nazionale del Pd ‘made in Renzi’, in via Mazzini si era scatenata una bufera. A partire da un organismo ufficiale del partito, come la segreteria provinciale guidata dal sindaco di Ferentillo Paolo Silveri, che chiede al segretario nazionale di tornare sui propri passi.

Paolo Silveri

«Nomi non condivisi» «Esprimiamo contrarietà e sconcerto – si legge nella nota del Pd provinciale di Terni – in merito alle liste elettorali dell’Umbria approvate nel corso della notte dalla direzione nazionale. La nostra assemblea è stata tra le poche realtà che ha dato vita ad un percorso lineare e trasparente con il quale, all’unanimità, si è approvato un documento con una proposta precisa che andava ben oltre dinamiche di componenti interne, esprimendo una valutazione positiva per il lavoro del senatore Rossi e avanzando contestualmente, al Pd nazionale e regionale, la richiesta di poter disporre di due candidature. Nessuno dei nomi in lista che afferiscono a questa provincia è stato condiviso nelle sedi del partito territoriale, in particolare quelli collocati nei primi posti delle liste proporzionali e nei due collegi comprendenti la nostra provincia».

«Sia fatto un passo indietro» «Le decisioni assunte dal nazionale – scrive la segreteria-Silveri – con un avallo del livello regionale, sono passate per meccanismi non trasparenti e rappresentano una delegittimazione degli organismi e del percorso democratico da noi costruito. A Terni servivano scelte comprensibili, non opache, che aiutassero a superare le attuali difficoltà di una città che è sempre stata perno della regione. Per queste ragioni, avendo a cuore l’esito delle politiche del 4 marzo e la loro incidenza sugli imminenti appuntamenti elettorali amministrativi che coinvolgeranno i nostri territori – conclude la segreteria provinciale di Terni del Pd – chiediamo alle segreterie regionale e nazionale di valutare la possibilità di ritornare sulle proprie decisioni nei tempi utili. Tutto questo per scongiurare il prevalere di forze di destra e populiste che riteniamo dannose per il paese».

‘Dems’ infuriati Anche l’associazione Dems – che raccoglie gli ‘orlandiani’ (chissà per quanto, ndR) e nata anche a sostegno della ricandidatura dell’ex senatore ternano e della collega Valeria Cardinali – entra a gamba tesa sulle scelte del Pd a livello nazionale, ma anche regionale, in fatto di candidature per le ‘politiche’. Parole non proprio dolci anche per il candidato ‘orlandiano di ferro’ planato in Umbria, l’ex ministro Cesare Damiano in lizza per la Camera nel collegio ternano, e soprattutto per lo stesso capo-corrente, il ministro Andrea Orlando, reo secondo gli iscritti ternani di Dems di aver tradito la ‘base’ umbra.

Gianluca Rossi

La premessa «Gli aderenti all’associazione Dems della provincia di Terni (oltre un centinaio di iscritti, ndR) non condividono le modalità e gli esiti della composizione delle liste in Umbria. In particolar modo per quello che concerne l’estromissione dei due parlamentari uscenti umbri di Dems, al primo mandato e con forte legame con la nostra regione, Valeria Cardinali e Gianluca Rossi, e la risultante rappresentanza del nostro territorio».

«Percorso delegittimato» «Per quanto ci riguarda – scrive Dems che a Terni è coordinata dal consigliere comunale Valeria Masiello – abbiamo condiviso il percorso della federazione provinciale del Pd (quella comunale non viene neppure menzionata, ndR) che, andando oltre l’appartenenza ad aree interne, in modo lineare aveva avanzato le proposte di due candidature che partissero da quella del senatore uscente Gianluca Rossi, per un giudizio positivo sul suo lavoro parlamentare e il suo radicamento e conoscenza delle problematiche territoriali. Percorso questo – ecco che parte la prima salva – che è stato delegittimato dai livelli nazionali e regionali del partito, che non hanno inteso garantire adeguato pluralismo nelle liste. Vogliamo sottolineare – ed ecco la seconda – che i nomi attualmente candidati non sono stati minimamente discussi nelle sedi formali del Pd».

Cesare Damiano

«Che c’entra Damiano con l’Umbria?» «Per quanto riguarda l’area a cui fa riferimento Dems – riporta la nota – ci sembra ulteriormente grave che sia rappresentata da una figura, Cesare Damiano, che, seppur di assoluto rispetto e valore, non ha alcun legame con il nostro territorio (in realtà l’ex ministro ha casa a San Gemini e nel borgo ternano nell’estate del 2015 aveva anche organizzato una ‘summer school’ politica, ndR) e non nasce dentro percorsi condivisi nella nostra esperienza politica nell’area Orlando. Abbiamo aderito a Dems anche sulla base di un’idea di partito che fosse alternativa alla pratica di selezionare sulla base della fedeltà e catapultare candidati senza alcuna condivisione con i territori e le persone, fuori da percorsi democratici e trasparenti. Sulla base di questa idea – conclude l’associazione – ci aspettiamo una conseguente coerenza, da qui valuteremo il nostro permanere nell’associazione che fa riferimento al ministro Andrea Orlando».

Antonello Fiorucci

«Candidatura inopportuna» Dai ‘Nativi Democratici’, che ‘orlandiani’ non sono e che lo scorso ottobre avevano sostenuto la candidatura di Antonello Fiorucci alla segreteria comunale del Pd ternano, giunge un commento altrettanto duro e amaro: «Gli ultimi giorni – scrivono – si qualificano come il peggior biglietto da visita del Pd di Terni in vista delle prossime politiche e della gestione della fase amministrativa dinanzi a noi. Le candidature in campo azzerano la città di Terni, mettendo a serio repentaglio una rappresentanza del centrosinistra territoriale nel contesto nazionale. L’evidente criticità è definita sia da un metodo che ha esautorato gli organismi locali e ha riversato le fratture apicali sulla scelta delle rappresentanze nazionali, sia dall’aggravante di una evidente inopportunità di candidare un funzionario della prefettura quando tanta parte del destino prossimo della città dipende proprio da quell’istituzione. Con questa scelta il Pd nazionale, dopo aver rinunciato alla sua essenza, cioè la selezione della classe dirigente tramite primarie aperte, certifica l’inadeguatezza della gestione del partito locale».

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