Terni, aritmologia: «Ecco la situazione»

Il dottor Ferilli fa il punto sul dipartimento cardiotoravascolare dell’ospedale post attivazione della sala ibrida: «Veri livelli di eccellenza con alte professionalità»

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«Un’area di alta specialità che è arrivata a raggiungere veri livelli di eccellenza grazie alle alte professionalità, all’attività integrata multisciplinare e ad investimenti mirati». Così l’ospedale di Terni, a poche settimane dall’attivazione della sala ibrida, descrive la situazione del dipartimento cardiotoravascolare del ‘Santa Maria’: fatturato in crescita, indice di attrazione extraregionale del 30% circa e alto gradimento – sondaggio di Mg Research – dei cittadini. A parlarne è Fiore Ferilli, direttore della struttura di chirurgia vascolare. Rassicurazioni su aritmologia, al centro dell’attenzione nelle ultime settimane.

LA CHIRURGIA VASCOLARE A TERNI

Fiore Ferilli

Lo sviluppo

Ferilli da poche settimane è anche direttore facente funzione del dipartimento cardiotoracovascolare dell’ospedale: «Oggi comprende la chirurgia vascolare, la cardiochirurgia, la chirurgia toracica, la cardiologia, l’emodinamica, l’aritmologia e due terapie intensive (Tipo e Utic). Già centro di eccellenza e di riferimento per l’intera regione, in termini di volumi e valore di attività rappresenta la maggior voce di introito per l’azienda ospedaliera: anche i dati del primo trimestre 2019, valutati in proiezione annuale, già indicano un ulteriore incremento di attività e di fatturato, con una variazione percentuale di crescita media del +14,9%». Nei primi mesi del 2018 si è rafforzato l’approccio multidisciplinare tra la chirurgia vascolare e la cardiochirurgia: ciò ha consentito lo sviluppo di nuove procedure chirurgiche mininvasive che saranno ulteriormente implementate coinvolgendo i settori dell’emodinamica, dell’aritmologia e dell’anestesia. «E tutte le attività multidisciplinari di alta specialità e complessità – prosegue Ferilli – saranno ulteriormente sviluppate grazie alla nuova e ipertecnologica sala ibrida, una sala operatoria e angiografica di ultimissima generazione che è in fase di collaudo e che entrerà in funzione entro la fine di maggio». Si tratta di una delle 20 più moderne e funzionali sale operatorie italiane che unisce diverse tecnologie e professionalità per il trattamento di casi complessi che interessano la chirurgia vascolare e la cardiochirurgia, radiologia interventistica e neuro-angioradiologia, ma anche neurochirurgia, ortopedia e urologia fino alla chirurgia toracica.

«ISPETTORI A TERNI? FARE LUCE SUI PROBLEMI». I TIMORI SU ARITMOLOGIA

La sala ibrida

La crescita

Investimenti e modelli di integrazione multidisciplinare – sottolinea la direzione aziendale – «sono stati accompagnati da un processo di riorganizzazione che ha interessato l’intero dipartimento. La prima riguarda la informatizzazione e l’integrazione digitale. Infatti, dopo la cartella informatizzata, attiva già dal 2006 nella chirurgia toracica e in quella vascolare, nel mese di febbraio la cardiologia, attualmente diretta dal responsabile di emodinamica Marcello Dominici, ha completato il processo di informatizzazione di tutte le attività, estendendo in soli due mesi il sistema informatico integrato già in uso per l’archiviazione e refertazione delle procedure di emodinamica, prima all’aritmologia e poi alle altre attività clinico-strumentali di area cardiologica (visite cardiologiche, consulenze, ecocardiografia, ecocardiografia transesofagea, eco-stress, prove da sforzo, controllo e programmazione pacemaker, ecc.). Oggi la cardiologia di Terni è tra le poche in Italia ad avere una simile organizzazione informatica».

ARITMOLOGIA ‘CASSATA’

Aritmologia e i timori

Inoltre in questi ultimi mesi «la direzione aziendale ha iniziato a rimodulare l’organizzazione, intervenendo sulle cosiddette strutture semplici e strutture semplici dipartimentali (Ss, Ssd) in cui si articolano le attività all’interno delle strutture complesse e dei dipartimenti: è il caso dell’aritmologia che è stata ricondotta nell’ambito della struttura complessa di cardiologia, cui naturalmente afferisce, ma che mantiene inalterata l’attività specialistica e l’offerta in termini di tecniche eseguibili e di dispositivi impiantabili, in piena integrazione con tutte le discipline di area cardiovascolare. Per rispondere quindi ad alcuni timori recentemente diffusi a mezzo stampa, al di là dei centri di costo e delle autonomie gestionali che sono cose che riguardano i dirigenti, il servizio di aritmologia continuerà a svolgere la sua funzione di produrre utili per l’azienda e soprattutto utilità per i pazienti. Non è previsto alcun depotenziamento del dipartimento, su cui anzi l’azienda ha sempre mostrato di voler investire e a cui ha anche riconosciuto un incremento del budget di oltre il 10% su base annua». «In base a questi presupposti – aggiunge Ferilli – e all’andamento dei livelli futuri di attività non possono essere escluse nuove rimodulazioni ma sempre e comunque ispirate all’implementazione delle alte specialità del dipartimento. L’attività della cardiologia interventistica e aritmologica è già aumentata nei primi tre mesi del 2019 del 13,5% rispetto allo stesso periodo del 2018 e anche le procedure cardiochirurgiche stanno seguendo lo stesso trend in aumento. Rispetto al progetto di riorganizzazione un importante aspetto che dovrà essere sviluppato nel prossimo futuro sarà anche l’accorpamento dell’intero dipartimento cardio-toraco-vascolare, ovvero la collocazione in spazi attigui o addirittura – conclude – condivisi di tutti gli elementi che lo compongono, presumibilmente al sesto piano, al fine di garantire all’utenza un livello ancora più elevato di assistenza per la chirurgia vascolare e non solo».

Lo sforzo, nonostante tutto

Ad onore del vero, va precisato – come già fatto a suo tempo da queste pagine – che quella di aritmologia, un’eccellenza, è l’unica struttura dipartimentale ‘cassata’ nel contesto della riorganizzazione del ‘Santa Maria’. I suoi medici hanno continuato a lavorare moltiplicando i propri sforzi – probabilmente non rendendo visibili le lacune ai pazienti – nonostante le carenze di personale infermieristico e nonostante le esigenze di ‘stand by’ della sala di emodinamica. Un contesto in cui, allo stato, non sembrano esserci prospettive e in cui grava anche il non essere più ‘centro di costo’ per l’ospedale ternano che, tradotto, vuol dire fine dell’autonomia gestionale ed economica.

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