Terni, rodeo-Pd senza sosta. E c’è chi scende

Fumata nera fra direzione e assemblea per il candidato sindaco. Valeria Masiello sbatte la porta ed esce dal partito: «Siamo gli zimbelli della città». Tramonta candidatura Romito

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Il Pd di Terni – e anche il pomeriggio e la serata di mercoledì, quelli della direzione e dell’assemblea da cui sarebbe dovuto emergere il candidato sindaco, ma così non è stato – si conferma una sorta di ‘rodeo’. Per qualcuno è ormai il Partito dei Dispetti, se vogliamo chiamarli bonariamente così, dove diversi sembrano andare per conto loro, ma con l’obiettivo di sgambettare qualcun altro. Estenuante e umiliante per chi ancora ci crede e ci mette anima, impegno e buonafede. In attesa che, per costoro, vengano tempi migliori – ma il clima è davvero pesante e anche la discussione di mercoledì sera lo ha confermato – il dato è che la candidatura del manager bancario Nicola Romito sarebbe tramontata per un giudizio pendente di quest’ultimo – allo stato incensurato – di fronte al tribunale penale di Salerno. In mezzo alla giornata, l’ennesima convulsa, è arrivata l’uscita dal Pd dell’ex consigliera comunale Valeria Masiello che, attraverso una nota durissima, mette alla berlina i ‘caminetti’ e buona parte della storia recente di via Mazzini.

Di Valeria Masiello

Valeria Masiello

Dopo lunga e tormentata riflessione, mi trovo costretta a rassegnare le mie irrevocabili dimissioni da tutti gli organismi dirigenti e dal Partito Democratico stesso.

La decisione è scaturita dall’ennesima prova di totale esautorazione degli organismi dirigenti poiché, come membro della segreteria provinciale, non sono stata coinvolta nelle decisioni e nei passaggi inerenti la scelta del candidato sindaco e, come membro della direzione, sono stata ascoltata solo nella giornata di sabato.

Ma non solo, convocata per la direzione comunale nella giornata di oggi (mercoledì, ndR) e arrivata puntuale presso la federazione, scopro per caso che era già in corso una riunione precedente evidentemente convocata prima della direzione.

Dato che non è la prima volta che le decisioni vengono prese in luoghi diversi da quelli preposti e che peggio ancora vengono calate dall’alto, non sono più disponibile a sostenere un partito che discute per finta e dove i soliti nomi sono chiamati a dirimerne le sorti.

In un famoso film degli anni ’30, quindi un’epoca lontanissima dalla nostra, dove di certo le regole del comportamento e della morale erano più stringenti, il protagonista dice a Rossella O’hara: «Chi ha coraggio fa anche a meno della reputazione!». Ecco, il Pd mi riporta al concetto di dignità. Certamente, dopo quanto accaduto con la giunta Di Girolamo e il dissesto, di coraggio ne abbiamo dovuto trovare tanto, ma avere la faccia di continuare sulla stessa linea è a dir poco sbalorditivo e imbarazzante.

Dopo quello che ho trascorso nei quattro anni di consiglio comunale, credo che di coraggio ne ho dovuto dimostrare forse di più di quello che pensavo di avere, però, al contrario dei protagonisti di Via Col Vento, alla mia dignità ci tengo. Non voglio tornare indietro ricordando cosa è accaduto, cosa è stato detto e scelto; è sufficiente infatti leggere i giornali per capire che siamo diventati lo zimbello di questa città.

Ci riuniamo oggi, senza aver lanciato un messaggio politico credibile e compiuto, perché di certo non basta un manifesto a far capire alla città cosa pensiamo… Ad esempio ieri (martedì, ndR), a parte qualche singola partecipazione, il partito è stato assente agli Stati Generali del Lavoro, come se al Pd non importassero le proposte dei sindacati e si fosse chiuso in una autarchia incomprensibile e dannosa.

Quindi in questi mesi, invece di aprirci alla città come avremmo dovuto fare, ci siamo chiusi in gruppi, riunioni, incontri solo interni al partito, senza lanciare alcun messaggio di vero rinnovamento, parola spesso utilizzata ossessivamente fino a diventare stucchevole e svuotata di senso. Forse non ci siamo accorti che la città ci ha abbandonato, che si organizza senza di noi e che continua a vederci come il problema. E l’isolamento in cui siamo caduti, data la nostra incapacità di governo ma anche politica, non si risolverà candidando un civico a caso, ovvero il primo che ci da la sua disponibilità. Siamo stati a caccia di nomi usciti da un cilindro come conigli, senza un metodo, senza un criterio, fatti da chi non è dato di sapere…

Nessuno di questi tanti nomi è passato negli organismi, che sono ormai svuotati di senso e di potere, abbiamo perso la metodologia con la quale si affrontano passaggi politici così delicati e per questo abbiamo vagato fino ad oggi. E la responsabilità, non è sempre degli altri che non ci capiscono, che vogliono far vincere le destre, che sono tutti brutti e cattivi… la responsabilità è la nostra, perché dopo un dissesto, avremmo dovuto a testa bassa chiedere scusa alla città, cominciare a ricucire rapporti ma con un’idea chiara, con metodi davvero trasparenti, anche con persone differenti, con un contenuto politico. Il conservatorismo che ci attanaglia, invece, non ci rende in grado di vedere quanti in questi mesi ci hanno detto ‘no’ perché non vogliono avere niente a che fare con noi. È questa la verità. Allora io penso che sia ormai tardi e che sia solo possibile salvare il salvabile, dopo questa brutta scena del toto nomi… si può scegliere chiunque.

Questa politica fatta alla rinfusa non fa per me, questa frettolosità, questo fare le cose tanto per farle, per me non funziona. Io ho bisogno di un sistema valoriale che dia significato alle mie azioni. E non credo che scegliere una persona civica o finta-civica solo per formalità, possa modificare in alcun modo la nostra posizione, perché è solo un mettere una maschera, ma la faccia rimane la stessa. E non pensate che i cittadini non lo intuiscano, anzi.

E poi, abbiamo sentito la base del nostro partito? Il Pd sconta una tremenda guerra intestina che attraverso politiche sbagliate, messaggi fuorvianti, allontanamento dalla nostra base elettorale, ci ha condotti alla peggiore sconfitta della sinistra in Italia. Domani in direzione, avremo l’ennesima prova che se questo partito non ritrova il senso di comunità e condivisione, è destinato ad implodere.

La politica non può solo essere una prova di forza, la politica è servizio ai cittadini e noi, forse, lo abbiamo troppo spesso dimenticato, a partire da questa classe dirigente. La segretaria comunale ci chiede unità, ha ragione, però per ottenerla è necessario coinvolgere le persone in tutti i passaggi, non solo alla fine, in modo superficiale o quando torna utile.

Mi sembrava corretto esprimere il mio parere oggi in direzione comunale, ma non condivido metodi, scelte e percorsi, pertanto, la mia esperienza nel Pd si chiude qua, senza se e senza ma, dopo aver dato tanto ad un partito in cui ormai non mi riconosco più da troppo tempo, da quando abbiamo tradito i lavoratori con una riforma del lavoro sbagliata, fino a quando abbiamo tradito i nostri concittadini procurando il dissesto della nostra città che merita molto di più di questo.

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