Terni sarà senza Fcu «fino al 2020»

Mentre la ‘tratta’ nord sarà riattivata entro l’anno, per il sud della regione i lavori devono ancora essere assegnati

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di Francesca Torricelli

Sarà pure stato inserito tra le ‘strutture di interesse nazionale’ (il vecchio Governo lo aveva stabilito, per decreto, ad aprile), ma per rivedere un treno percorrere il tratto della ex Ferrovia centrale umbra che collega Terni con Perugia, bisognerà aspettare ancora un bel po’: «Contiamo di farcela – spiega l’assessore regionale Giuseppe Chianella – entro la fine della legislatura». Cioè a primavera del 2020.

I lavori ‘al nord’ E tenendo conto che l’ultimo treno che ha percorso la ‘tratta’ è stato quello del 12 settembre 2017 – poi il traffico è stato bloccato per dare avvio ai lavori, che però hanno interessato solo il Nord della regione, mentre quelli sui binari del sud non sono nemmeno stati assegnati – significa che, se tutto andrà per il verso giusto, saranno passati due anni e mezzo. Mentre, spiega sempre l’assessore Chianella, «entro la fine del 2018 contiamo di veder completati i lavori sulla tratta che collega Città di Castello con Perugia». Già, perché tutto ruota intorno al progetto di trasferimento dell’intera rete della ex Fcu da Umbria mobilità a Rete ferroviaria italiana (Rfi, la società del Gruppo ferrovie dello Stato, responsabile della gestione complessiva della rete ferroviaria nazionale): «Una procedura complessa – dice ancora Chianella – ma che rientra nei programmi di Rfi, in quanto consentirebbe di potenziare i collegamenti tra l’Umbria e Roma, permettendo tra l’altro di abbreviare i tempi di percorrenza, tra Perugia e la Capitale, di 15-20 minuti e di utilizzare solo treni ad alimentazione elettrica».

I fondi Ma soprattutto, grazie al riconoscimento dello status di ‘struttura di interesse nazionale’, secondo l’assessore «si potrà attingere a risorse importanti, gestite da Rete ferroviaria italiana, e che ogni anno superano i due miliardi di euro per le manutenzioni». E di quattrini – fino ad oggi nella parte nord della regione sono stati impegnati oltre 70 milioni di euro, con massiccia sostituzione dei binari e l’utilizzo del sistema Ertms (European rail traffic management system), un sistema di gestione, controllo e protezione del traffico ferroviario e relativo segnalamento a bordo, già utilizzato sulle linee ad alta velocità) – ne serviranno un nel po’. «Basti pensare – spiega Chianella – che ogni chilometro di lavori costa tra i 700 e gli 800 mila euro e che la tratta che collega Terni con Perugia è lunga circa 80 chilometri»: insomma servono una sessantina di milioni, ma l’operazione potrebbe essere semplificata dal fatto che «Rfi fa i così detti ‘bandi aperti’, cioè che i lavori potranno essere inseriti in contesti già esistenti ed in pacchetti già assegnati a ditte specializzate».

E ‘al sud’? Un piccolo, ma utile, contributo è arrivato nei giorni scorsi dalla nuova programmazione del Fondo per lo sviluppo e la coesione (Fsc 2014- 2020), assegnati definitivamente dal Governo alla Regione Umbria. Dei trenta milioni complessivi in arrivo, infatti, ha spiegato la presidente della Regione, Catiuscia Marini, «cinque ci consentiranno di completare il piano di investimenti sulla Ferrovia Centrale Umbra, in particolare per il miglioramento della sicurezza». Ora, dunque, sarà indispensabile stringere i tempi con Rfi, che dovrà poi affidare i lavori su una tratta che, per il momento, è caratterizzata soprattutto dal fatto che binari e stazioni sono caratterizzate da una cosa: li stanno ricoprendo fiori e, soprattutto, erbacce, che crescono rigogliosamente. Anche perché nessuno li taglia.

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