Terni: sei anni fa precipitava nel vuoto per una grata. «Da allora non è più vita»

Lo sfogo della 59enne Roberta Sala, alle prese con pesanti conseguenze psicologiche, fisiche e non solo. «Nessuna giustizia»

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Roberta Sala è una donna ternana che il prossimo luglio compirà 59 anni. Quando il 17 maggio del 2017 la grata che si trovava sotto i suoi piedi, in via Malnati, ha ceduto, la sua vita è cambiata in un istante. Da quel giorno, dopo un volo tremendo di quasi quattro metri, ha dovuto iniziare a fare i conti con un dolore fisico che non le ha dato più tregua, interventi chirurgici, pesanti conseguenze psicologiche e anche – triste sviluppo della vicenda – infinite battaglie legali per ottenere giustizia. A distanza di sei anni, accogliamo qui il suo sfogo. Che fa riflettere.


di Roberta Sala

Qualcuno probabilmente si ricorda di me, altri no. Sono colei che esattamente sei anni fa, mentre stava per andare a fare una visita medica, si è ritrovata a fare un salto nel vuoto perché una ‘semplice’ grata era stata messa lì, solo poggiata, più piccola della misura che doveva essere e senza fermi per tenerla bloccata alle altre. Voglio brevemente raccontare come sono stati questi miei sei anni di ‘vita’, se si può chiamare così, quando non sei più in grado di essere te stessa perché sei costretta a essere qualcun altro che ti aiuta a fare ciò che vorresti e dovresti fare tu. Quando non sei più te stessa perché ti senti offesa per non avere ancora avuto giustizia e nessuno ha pagato per quello che ti hanno fatto, quando non sei più te stessa perché se non ti accompagnano anche in bagno non ce la fai da sola, non sei più te stessa perché vorresti essere di aiuto agli altri ma sei diventata e ti senti costantemente solo un peso. Non sei più te stessa perché i dolori che hai per tutte quelle ossa fracassate che ti sei ritrovata, ed i pezzi di titanio che hai addosso non ti danno tregua, e non sai più quale antidolorifico prendere. Non sei più te stessa perché la giustizia ti crede immortale: ma tu non lo sei. Sei solo una persona fragile che ha perso ogni giorno la speranza che qualcosa o qualcuno le renda giustizia e le tenda una mano per darle proprio quella speranza che oramai ha perso da tempo. Ecco chi sono io, dopo sei lunghissimi anni che per me hanno solo significato la fine della mia vita.


L’intervista

«Sono passati sei anni e non ho ottenuto nulla, sono sempre più stanca e sempre meno autonoma. È tutto assurdo e insopportabile». Roberta Sala vive con il marito che la assiste nelle necessità di ogni giorno. Quella caduta, oltre al ricovero in rianimazione, le è costata otto interventi chirurgici e tanti problemi di salute. «Non solo le fratture ossee e le lesioni alla colonna vertebrale – racconta – ma, nel tempo, anche problemi cardiaci e circolatori, una lesione alla parte destra dell’encefalo, tre trombosi fra milza e reni. E poi un quadro generale segnato da analisi sballate, costante stanchezza, dolori che non danno tregua». Nel tempo, Roberta è stata convinta a sottoporsi anche ad una visita psichiatrica: «Sono affetta da una forte depressione e da un paio d’anni, oltre agli antidolorifici, assumo costantemente psicofarmaci. Di fatto non ho più una vita. E prima di finire in quel buco, in via Malnati, stavo bene. Non avevo problemi». Un quadro reso ancora più pesante dalle battaglie legali condotte su due fronti. Uno la vede opposta all’Inps, con due cause civili: la prima vinta dopo che l’istituto le aveva tolto la reversibilità del padre morto nel 2019, la seconda appena iniziata dopo che le è stata revocata l’indennità di accompagnamento. «Oggi – spiega – considerando i 300 euro mensili che mi vengono decurtati per la cessione del quinto e la somma relativa alla reversibilità (100 euro al mese, ndR) che devo restituire all’Inps, percepisco 1.028 euro mensili. Sono due anni che dovrei fare una mammografia e non ci riesco. La fisioterapia invece è solo un ricordo. Ora la causa per l’accompagnamento sta andando avanti e vedremo. Ma c’è anche un’altra questione, quella principale, che si trascina da anni e non mi fa dormire. E ogni volta che ci penso, scoppio in lacrime». La causa civile di fronte al tribunale di Terni, relativa al risarcimento del danno patito da Roberta Sala in via Malnati, ha visto cambiare più di un giudice e finora non si è svolta neppure la Ctu. La prossima udienza è il 30 maggio. «Di questo passo, non vedrò un euro. Il risarcimento lo percepiranno i miei figli. Se da un lato la cosa mi dà un minimo di serenità, dall’altro suscita rabbia. Perchè mi ritrovo disabile al 100%, con difficoltà economiche, non più in grado di condurre una vita normale. E dalle assicurazioni neanche un anticipo per pagare le spese mediche. A me, sinceramente, sembra di vivere in un mondo folle».


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