Terni: «Sfratti abitativi vanno messi al bando»

Rainone (Vas): «Il mio è un appello affinché la gente non venga più cacciata di casa almeno durante i mesi invernali»

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di Pierluigi Rainone,
Segretario del circolo Verdi Ambiente e Società di Terni

Il mio vuole essere un appello affinché vengano messi al bando gli sfratti abitativi almeno nei mesi invernali, quelli nei quali chi non ha un tetto sopra la testa rischia di morire assiderato in mezzo alla strada.
Scrivo da Terni, una città medio-piccola se paragonate alle città più popolose d’Italia. Nonostante questo, il problema abitativo investe anche questa città colpita dalla crisi economica, sociale ed occupazionale.

L’Italia è un paese molto ‘strano’ visto che migliaia di persone non hanno un tetto sopra la testa quando centinaia di migliaia di appartamenti privati (di proprietà dei grandi costruttori), del Vaticano e di enti pubblici (Inps, istituti assicurativi ecc…) sono lasciati vuoti per favorire la rendita immobiliare.

L’Italia è un paese che si dichiara cristiano a parole ma nei fatti il profitto, la proprietà privata prevalgono su tutto e tutti; il caso della mancanza di alloggi per coloro che ne hanno bisogno è altamente indicativo di questa mentalità cristiana a parole, ma capitalista nella sostanza.

Per sostenere il mio appello (mettere la parola fine agli sfratti abitativi) voglio ricordare il grande esempio fornitoci da due grandi personalità del cristianesimo del ‘900: Giorgio La Pira e l’Abbè Pierre. Il primo, mentre era sindaco di Firenze, prese la coraggiosa e doverosa decisione di requisire diversi appartamenti sfitti presenti nella sua città per dare un tetto ai soggetti più svantaggiati economicamente. Il secondo, invece, lanciò una grande mobilitazione, alla fine degli anni ’40, per fermare gli sfratti in Francia e riuscì a ottenere una legge tutt’ora in vigore che stabilì la messa al bando degli sfratti nei 6 mesi invernali (da ottobre ad aprile).

Non possiamo assistere con indifferenza a questo dramma umano che coinvolge tutta la società perché l’infelicità di qualcuno rappresenta l’infelicità di tutti.

 

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