Terni, ‘stop sigarette’: il metodo è una truffa

Due responsabili di un’azienda toscana sono stati condannati a sette mesi di reclusione e a risarcire la vittima, 76enne ternana

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Sperava di aver trovato il metodo giusto – un po’ caro magari – per smettere di fumare. Invece si è ritrovata in ospedale, dopo un trattamento tanto curioso quanto breve, e con una bella somma da dover pagare. Alla fine la donna – 76enne di Terni – ha denunciato i responsabili dell’azienda che l’aveva contattata e quest’ultimi – una 51enne originaria di Roma e un 76enne toscano – sono stati condannati dal tribunale per il reato di truffa.

La sentenza Il giudice Rossana Taverna ha inflitto sette mesi di reclusione e una multa di 700 euro ad entrambi, condannati anche a versare alla 76enne ternana – parte civile attraverso gli avvocati David Rossi e Maria Letizia Caristia del foro di Terni – un risarcimento di 6 mila euro a titolo definitivo. I due imputati, che con tutta probabilità impugneranno la sentenza in appello, erano difesi dagli avvocati Papa di Montecatini e Cantini di Lucca.

La storia Nel 2010 la donna era stata contattata dall’azienda toscana che le aveva proposto una terapia efficace per smettere di fumare. Desiderosa di togliersi finalmente il ‘vizio’, aveva accettato e, dopo un incontro informativo presso uno studio fisioterapico, si era ritrovata a dover sborsare 3.150 euro attraverso un finanziamento da restituire a rate, oltre ad un acconto di 100 euro

Il trattamento Alla fine il trattamento, durato circa un’ora, era consistito nell’applicazione di una sorta di laser ai lobi delle orecchie, oltre al consiglio di ‘bere acqua e limone e fare un po’ di moto’. Rientrata a casa piuttosto perplessa, la donna aveva iniziato ad accusare tachicardia, vertigini e un leggero stato confusionale. Un malessere che era andato avanti per diversi giorni, costringendola anche a rivolgersi all’ospedale e risolto solo grazie alle terapie mediche.

La denuncia Nel frattempo la signora aveva ovviamente cercato di contattare l’azienda per lamentarsi della situazione, ottenendo un incontro con il responsabile che si era detto disponibile a stracciare l’accordo, ma solo dietro il pagamento di un corrispettivo. A quel punto, stante anche l’assenza di risultati, era scattata la denuncia sfociata poi nel processo di fronte al tribunale di Terni.

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