Terni, sugli orti urbani c’è il rischio Cromo

Nella zona di via dell’Argine, indica uno studio di Arpa Umbria, se ne registra una concentrazione altissima, dovuta alla ricaduta dei fumi della ThyssenKrupp Ast

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di M.T.

La finalità è, in linea di principio, condivisibile. La giunta comunale di Terni, infatti, approvando il regolamento per la conduzione degli orti urbani, ha chiarito che la cosa è finalizzata a «promuovere attività che favoriscano nell’utilizzo del tempo libero, la socializzazione e la valorizzazione di ampie aree verdi urbane, riqualificandole».

Via dell’Argine

Via dell’Argine Un esempio è quello relativo all’area di via dell’Argine, nel tratto che va da via Camrofregoso al sottopasso di via Centurini a fianco dell’area verde. «Lungo le sponde del fiume – spiega palazzo Spada – è prevista la realizzazione di uno spazio verde attrezzato e di un percorso pedonale delimitato da staccio lata in legno, intervallato da piazzole con panchine e un tavolo pic-nic coperto da un gazebo in legno. Nella zona di verde in cui oggi sono presenti orti urbani spontanei, di uso privato, verranno realizzati due orti organizzati, espandibili secondo necessiti tino ad un massimo di quattro».

Le regole Il Comune ha ovviamente previsto tutta una serie di regole alle quali si dovranno attenere coloro ai quali gli orti verranno affidati in gestione gratuita: si va dall’obbligo di utilizzare metodi di coltivazione biologici al divieto di commercializzare i prodotti ottenuti.

La sede dell’Arpa a Terni

I dubbi Ma un progetto di ricerca finanziato dalla Comunità Europea attraverso la Regione Umbria e che ha visto l’Arpa come ente ospitante, aveva fatto emergere che in quei terreni, forse, non è proprio consigliabile coltivare l’orto e men che meno vendere ciò che la terra produce. Lo scopo dello studio, spiega infatti la stessa Arpa, «è stato sostanzialmente quello di stimare la qualità dell’aria di alcune zone critiche della città di Terni, quali Maratta bassa e la zona limitrofa al complesso siderurgico ThyssenKrupp Ast, utilizzando licheni epifiti come bioindicatori e bioaccumulatori della qualità dell’aria. Tale attività si colloca all’interno di un progetto più ampio teso a valutare la qualità dell’aria nelle zone oggetto di studio anche con altre matrici: analisi chimiche dell’aria, analisi del suolo e di vegetali».

Un’immagine tratta dallo studio Arpa

I fumi Sempre Arpa Umbria ricorda di aver «pubblicato un modello previsionale incentrato sulla dispersione dei fumi derivanti dai camini del complesso ThyssenKrupp Ast. Considerando parametri quali temperature, umidità, orografia, eccetera si è potuto stabilire probabilisticamente l’andamento dei fumi: poiché i venti si muovono da ovest verso est, i fumi hanno la maggiore ricaduta sulle zone di La Romita, Viale Centurini e Val Serra. Sulla base di tutte queste informazioni sono state individuate sette stazioni di biomonitoraggio, ciascuna costituita da tre alberi, per un totale di 21 esemplari».

I risultati delle analisi

Il Cromo Le analisi per la determinazione delle concentrazioni dei metalli, scrive Arpa, «si distinguono nella iniziale mineralizzazione e nella successiva analisi di spettroscopia ad assorbimento atomico. Rapportando i valori ottenuti sperimentalmente con quelli presenti nei licheni come fondo naturale, ci si accorge che gli elementi che superano tali valori naturali sono As, Cr e Ni. Questo accade quasi in tutte le stazioni esaminate tranne che per Cimitelle, che è stata scelta come zona di bianco». Con una concentrazione del Cromo che, come si vede nella tabella (che può essere ingrandita cliccandoci sopra), nella zona in questione raggiunge punte molto più che preoccupanti. Tanto che c’è già chi parla di possibili coltivazioni di ‘cromodori’.

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