Terni, teatro Verdi: «Ultimo appello per modificare il progetto»

Un incontro pubblico organizzato da un gruppo di associazioni culturali, tecnici e professionisti sulla ricostruzione. L’assessore Maggi: «Ascoltiamo e valutiamo»

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di Fra.Tor.

‘Il Verdi: un teatro o cosa?’: è stato questo il titolo dell’incontro pubblico organizzato venerdì al Museo diocesano di Terni da un gruppo di associazioni culturali, tecnici e professionisti sulla ricostruzione del teatro cittadino. «Un ultimo appello al sindaco Bandecchi, alla giunta e all’intero consiglio comunale, di modificare il progetto in atto».

La storia

«Il teatro Verdi non fu distrutto dall’ultima guerra, ma demolito in quanto una bomba devastò solo il palcoscenico e parte del proscenio», ha spiegato Giampaolo Di Emilio. «Il Comune di Terni allora affidò i lavori per la ristrutturazione del teatro a Lucioli il quale, erano i tempi del cinema, fece demolire la sala spettatori e lo trasformò in un cinema-teatro con riduzione dei volumi della sala e del palcoscenico. Vani sono stati gli appelli all’amministrazione comunale per ripensare al recupero del nostro teatro storico riacquisendo i volumi originari ed inutile la raccolta di oltre 2.200 firme autografe depositate a suo tempo, unitamente ai consensi di oltre 30 associazioni culturali cittadine, inoltre non si conoscono le ragioni, sia dal punto di vista culturale sia da quello economico e gestionale, per dimostrare la non validità della nostra soluzione».

Il progetto

Per quanto riguarda il progetto vincitore per la ristrutturazione del teatro Verdi, ha aggiunto Di Emilio, «gran parte dei cittadini non conosce nemmeno quale fosse in passato la struttura del nostro teatro all’italiana. Nell’immaginario collettivo è radicata la convinzione che la costruzione del nuovo ‘teatro’, secondo il progetto vincitore, restituisca alla città una struttura moderna, efficiente e competitiva a livello funzionale nel più assoluto rispetto dei volumi, della capienza, delle dimensioni del palcoscenico e del golfo mistico, come nel precedente teatro lirico all’italiana ottocentesco, in grado di poter allestire spettacoli, di qualsiasi genere, degni della tradizione passata. Le cose purtroppo non stanno così. Bisogna innanzitutto ricordare che la struttura attuale è quella di un cinema-teatro e non di un teatro, ricavata dal precedente teatro all’italiana, capienza 1.214 posti e non 650 come dichiara l’amministrazione comunale, con la riduzione dei volumi della sala spettatori in altezza e del palcoscenico in lunghezza. Quindi la prima cosa e la più logica da fare sarebbe stata quella di riacquisire i volumi del teatro storico e poi riprogettare il nuovo teatro. Invece l’amministrazione comunale ha indetto un concorso internazionale con delle prescrizioni ben precise tra cui la progettazione di un ‘ridotto’ interrato di 7 metri, oltre a quello già esistente, il mantenimento dei volumi della sala spettatori attuale, inferiori a quelli del teatro precedente, e il rispetto del vincolo della Soprintendenza, non rispettato, sul cinema-teatro del Lucioli».

La nuova struttura

Dal progetto vincitore «è quindi scaturita una struttura ibrida, senza proporzioni, con volumi assai ridotti rispetto a quelli del teatro storico – ha spiegato – forse anche a quelli del cinema-teatro attuale, con una discutibile capienza di 700/800 posti, per rappresentazioni liriche si dovranno poi togliere sei file di poltrone diminuendo la capienza di circa 100 posti; un golfo mistico notevolmente ridotto che non consente di ospitare un numero sufficiente di orchestrali per produzioni lirico/sinfoniche di rilevanza; un palcoscenico accorciato rispetto all’originale che non è in grado di accogliere importanti masse corali e comparse come richiedono allestimenti tipo ‘grand opera’ e poco funzionale, come confermato anche da molti specialisti del settore. Nella sala spettatori vengono inoltre realizzate due gallerie che influiscono negativamente sull’acustica la quale invece risulta ottimizzata solo nei teatri all’italiana, come lo dimostrano i più famosi teatri del mondo. È da evidenziare anche che la suddetta struttura non ricorda minimamente il nostro teatro all’italiana, infatti è ricavata forzatamente da un cinema, con una sala ribassata e allungata: l’ultimo spettatore delle gallerie ha poca visibilità e ridotta ricezione dei suoni perché molto più distante dal palcoscenico rispetto all’ultimo spettatore del loggione del precedente teatro ottocentesco. Il nostro era un elegante teatro lirico all’italiana, il più capiente dell’Umbria, progettato dal famoso architetto Luigi Poletti e intitolato nel 1901 al grande Giuseppe Verdi; nel 1949 è stato stravolto con la costruzione di un cinema-teatro, quindi evitiamo la seconda violenza al nostro teatro storico. Bisogna anche ricordare che i conservatori, oggi denominati istituti superiori di studi musicali, venivano istituiti solo in città ove vi era la presenza di un teatro lirico di tradizione; noi abbiamo l’Istituto ‘Briccialdi’ statalizzato quindi bisogna ricostruire il teatro di tradizione che avevamo per poter portare ai più alti livelli strumentisti e cantanti attuando un’integrazione tra il teatro di produzione e la scuola preparatoria alla professione».

I costi

Giampaolo Di Emilio ha sottolineato che «i costi per la realizzazione dell’inutile ‘ridotto’ interrato sicuramente lieviteranno, perché non è stato previsto un preventivo di spesa per la messa in sicurezza degli edifici adiacenti vicinissimi al sedime del teatro e nemmeno quello derivante dallo scavo che insiste in una zona ad elevato rischio archeologico. Teniamo comunque conto che il costo di una struttura teatrale, a parità di volume, è pressappoco identico per qualsiasi tipologia di teatro che si voglia realizzare poiché la parte statica deve sottostare alle norme di costruzione antisismica ed eventuali apporti di pitture e di arredi costituiscono solo una differenza economica molto contenuta. Quindi se si potesse eliminare la costruzione del costosissimo ed inutile secondo ridotto, si potrebbe ripristinare, con costi minori, il glorioso teatro storico che avevamo considerando anche che sono reperibili i disegni progettuali del Poletti e gli spolveri del pittore Domenico Bruschi, in possesso dell’amministrazione comunale, utilizzati per la decorazione del plafond. Pertanto, qualora non fosse possibile riavere il nostro teatro storico si potrebbe pensare alla ristrutturazione e messa in sicurezza dell’attuale cinema-teatro con preventivi di spesa sicuramente molto minori, con tempi notevolmente più celeri e, quindi, con la possibilità di avere a disposizione subito un ‘cinema-teatro’ anche se non perfetto per rappresentazioni teatrali».

Le caratteristiche di un vero teatro

Un vero teatro, per Di Emilio, deve avere: «Un’acustica ottima solo nei teatri all’italiana, una capienza di circa 1.000 posti, per città di oltre 100 mila abitanti, per poter stipulare contratti con importanti compagnie teatrali, un golfo mistico adatto per poter ospitare circa 70 orchestrali e un palcoscenico dotato di soluzioni tecnologiche per ospitare spettacoli di lirica, prosa, danza, concerti. La struttura proposta dall’amministrazione comunale scaturita dal concorso internazionale non ha nessuna delle caratteristiche sopra elencate ed è stata oggetto di critiche da parte di numerosi esperti locali e nazionali che auspicano il recupero del nostro teatro storico. Infine è da considerare che il nostro teatro storico – ha concluso Giampaolo Di Emilio – fu concepito come teatro lirico e intitolato a Giuseppe Verdi nel1901, dopo la sua morte; pertanto ora dovrebbe cambiare nome e portare quello di chi ha voluto fortemente questa seconda scellerata trasformazione del teatro, onde evitare che il grande compositore si rivolti nella tomba».

L’appello

«Siamo molto preoccupati – è intervenuto Paolo Leonelli – della situazione dei lavori del teatro Verdi, lavori che contestiamo ormai da anni. Facciamo un ulteriore tentativo di far modificare il progetto in atto, anche se i lavori sono iniziati a luglio ma ad oggi non è stato fatto niente. Un appello rivolto al sindaco Bandecchi, alla giunta comunale e all’intero consiglio, di affrontare il tema mandando a monte il progetto in atto modificandolo con due possibili soluzioni: auspicabile è quella del recupero del teatro del Poletti; l’altra è quella di recuperare il cinema-teatro di Lucioli. Si potrebbero risparmiare cosi dei tempi lunghissimi e tanti soldi».

Il Comune

Presente all’incontro anche l’assessore ai lavori pubblici Giovanni Maggi. «Ci troviamo difronte ad un gruppo di cittadini autorevoli e preparati sulla materia – ha detto – che propone argomentazioni riguardanti il teatro Verdi che riteniamo interessanti. Siamo qui per apprendere e valutare attentamente, nello svolgere dei lavori futuri, se sarà possibile far tesoro di quanto apprendiamo oggi».


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