Terni, Telfer e fontana: ‘gemelli diversi’

Due beni ‘vincolati’: il primo viaggia spedito verso la rimozione e – chissà – il recupero. La seconda è ‘l’incompiuta’ che vede la luce

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Due beni a modo loro ‘vincolati’ – la Telfer fra alti e bassi, visto che in origine il Mibact non aveva rilevato alcun interesse storico culturale; la fontana di piazza Tacito ed i mosaici del Cagli in maniera ben più ‘solida’ – ma con un destino e sviluppi temporali decisamente diversi. La prima viene smontata in tempi record e poi, da bene vincolato qual è, si attende che qualcuno se ne prenda cura e ci investa un bel po’ di euro per restaurarla e darle ‘nuova vita’. La seconda è una delle principali incompiute della città di Terni, anche se la luce in fondo al tunnel si intravede da qualche tempo.

Differenze e analogie

Logico interrogarsi allora sul perché nel primo caso tutto sia sembrato semplice da fare, mentre nel secondo gli intoppi siano stati una costante. Se per la passerella di Papigno c’è anche una necessità di urgenza e sicurezza pubblica, lo stesso non può dirsi certo per il ‘calamaio’ di piazza Tacito. Ma forse è (stata) anche questione di diverse sensibilità da parte delle soprintendenze competenti. Va detto che anche la Telfer nell’era Gizi – il soprintendente che bloccò il progetto di recupero della fontana ternana, quello presentato con tanto di consensi al salone internazionale di Ferrara – era stata dichiarata ‘bene di interesse’. Ma forse i personalismi, come spesso capita, finiscono per creare percorsi radicalmente diversi per situazioni che presentano comunque delle analogie.

La ‘spinta’

Che quanto accaduto al manufatto della Valnerina possa anche ‘spingere’ la fontana verso approdi sicuri e in maniera più celere è una speranza. Anche se il destino della seconda – il bando per l’affidamento dei lavori dovrebbe essere pubblicato entro un mese fra passaggi in consiglio, giunta e approvazione del progetto definitivo – appare più roseo di prima. Quanto meno scandito e con risorse certe. Resta il tempo perso. Ma alla luce di quanto accade oggi a Papigno, forse si poteva fare di più.

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