Terremoto L’Aquila, indagati tacciono

Si è avvalso della facoltà di non rispondere anche Giampiero Piccotti, uno dei due eugubini finiti nella bufera sulla ricostruzione post sisma

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Sono iniziati mercoledì mattina, al tribunale di Pescara, gli interrogatori degli arrestati nell’ambito dell’inchiesta ‘Earthquake’ che riguarda un presunto sistema di tangenti nell’ambito della ricostruzione post-sisma in alcuni comuni de L’Aquila e Pescara.

Accuse Nell’inchiesta, che vede coinvolti anche tre umbri, Giampiero Piccotti e Angelo Riccardini di Gubbio e Stefano Roscini di Foligno, la procura contesta accuse che vanno dall’associazione per delinquere alla tentata estorsione, falso ideologico, corruzione della pubblica funzione, induzione indebita e turbata libertà degli incanti.

Interrogatori Durante gli interrogatori davanti al gip Gianluca Sarandrea, i pm Anna Rita Mantini e Mirvana Di Serio, si è avvalso della facoltà di non rispondere Angelo Melchiorre, indagato in qualità di responsabile tecnico del Comune di Bussi sul Tirino e dell’Ufficio territoriale per la ricostruzione numero cinque. Anche l’ex colonnello dell’esercito Giampiero Piccotti, originario di Gubbio, si è avvalso della facoltà di non rispondere assieme a Emilio Di Carlo, indagato in qualità di direttore dei lavori e progettista degli aggregati 43 e 45 del Comune di Bussi sul Tirino, in provincia di Pescara.

Melchiorre «Il mio assistito non ha risposto, solo perché non abbiamo ancora ricevuto le copie degli atti – ha detto l’avvocato difensore Sciambra – Subito dopo saremo noi a chiedere di essere interrogati, per chiarire ogni cosa».  Il legale ha poi annunciato le dimissioni dagli incarichi da parte del suo assistito, affermando che le dimissioni  sono state un atto dovuto « perché la sua attuale posizione impedirebbe agli uffici di proseguire il proprio lavoro.  Abbiamo chiesto la revoca degli arresti domiciliari poiché i fatti contestati si riferiscono agli anni 2010, 2012 e 2013, e anche alla luce delle dimissioni di oggi decade il rischio di inquinamento delle prove o di reiterazione del reato».

Gli umbri I due eugubini, stando alle carte dell’ordinanza del Gip Sarandrea erano coinvolti in un sistema organizzato per gestire  «la progettazione direzione e realizzazione delle opere ammesse a finanziamento pubblico a cui partecipavano le ditte poi divenuta appaltatrici che per il solo fatto dell’adesione venivano indotte a pagare l’importo pari al 17% 20% del valore delle commesse somma che in parte andava destinata al pagamento corruttivo di altri». Mentre Roscini, originario di Foligno ma residente a Assisi, ex colonnello dell’Esercito, viene indagato per le sue attività di presidente di Apifidi, il fondo di garanzia collettivo di Confimi.

‘Estraneità’ A rispondere alle domande del gip è stato invece Angelo Riccardini, tecnico ed ex consigliere del Comune di Gubbio che ha parlato per oltre due ore. «Il mio assistito ha risposto a tutte le domande – ha detto il suo avvocato Mario Monacelli -. Abbiamo chiesto la revoca, e in subordine l’attenuazione delle misure cautelari, e riteniamo di avere chiarito l’estraneità del mio assistito rispetto ai fatti contestati».

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