Borgo Giglione, nuovo esposto in Procura

Andrea Liberati (M5S) parla di «illegittimità» nelle autorizzazioni rilasciate in proroga dalla Regione, che non avrebbe tenuto conto delle valutazioni negative di Arpa Umbria

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L.P.

Prima i cittadini ora si muove anche la politica. Dopo la decisione dell’Osservatorio Borgo Giglione di ricorrere in tribunale contro i provvedimenti con i quali la Regione ha autorizzato il prosieguo del conferimento in discarica di rifiuti organici e umido arriva ora l’esposto del Movimento 5 Stelle in consiglio regionale.

La discarica vista dall'alto

La discarica vista dall’alto

L’esposto Con una missiva inviata alla procura della repubblica di Perugia, al Corpo forestale dello Stato e al Nucleo operativo ecologico dell’Umbria, nonché al ministero dell’Ambiente e alla Commissione europea, il consigliere Andrea Liberati chiede accertamenti e interventi urgenti in merito al rinnovo delle autorizzazioni. In particolare, si legge nell’esposto, secondo le norme non potevano essere rilasciate nuove e ulteriori proroghe oltre 13 gennaio del 2016, contrariamente a quanto fatto dalla Regione Umbria che, con due determine, una dello scorso febbraio e un’altra dello scorso maggio, ha prorogato le autorizzazioni per la gestione in modalità bioreattore fino al prossimo 31 ottobre 2016.

Atti illegittimi «In conclusione – scrive Liberati – risulta evidente che gli atti rilasciati difettano di illegittimità, in quanto non sono stati rispettati i limiti temporali per l’autorizzazione degli impianti sperimentali, imposti dall’art. 211, comma 1 e 2 del decreto legislativo 152/06 e pertanto non potevano essere rilasciati». La conferma arriverebbe anche dalla prescrizione contenuta nell’Autorizzazione di impatto ambientale approvata nel 2012, quando si afferma che «il bioreattore è stato autorizzato in via sperimentale per due anni, rinnovabile per altri due anni. Al termine dei primi due anni di autorizzazione, il gestore dovrà presentare apposita richiesta di rinnovo».

Perugia discarica Borgo GiglioneL’Arpa Proroghe che, in ogni caso, sono state rilasciate anche con parere negativo di Arpa Umbria che, già lo scorso dicembre, riferiva che solo sei delle dieci celle oggetto di sperimentazione erano state collaudate e che «una valutazione completa poteva essere fatta solo al termine del collaudo di tutte le celle previste». Sempre per l’agenzia di protezione ambientale poi non erano stati forniti sufficienti elementi a sostegno della valutazione dei benefici ambientali del bireattore relativa al biogas, al percolato e agli assestamenti e non era stata fatta nessuna valutazione dei benefici economici evidenziati dal gestore nella relazione allegata all’istanza di rinnovo dei novembre 2015.

Riconversione Per tutti questi motivi, a gennaio, la Regione aveva diffuso una nota in cui spiegava l’impossibilità di rinnovare le autorizzazioni per la gestione in modalità bioreattore. E invece, appena un mese dopo, le autorizzazioni in deroga sono arrivate, una vera e propria corsa ai ripari dopo l’allarme lanciato da parte della Gest, la società che gestisce la discarica, per un’ipotetica interruzione di un servizio pubblico essenziale. Proroghe resesi necessarie in via transitoria, in attesa della riconversione dell’impianto di Pietramelina, «cosa completamente falsa – riporta Liberati – in quanto l’impianto in questione non è mai stato riconvertito nei mesi trascorsi. Era noto a tutti che Gesenu non aveva le capacità economiche per riconvertire l’impianto e quindi, quanto scritto scientemente, rappresenta un’illecita manipolazione della realtà, atta ad emettere l’atto in questione per poter proseguire il servizio, con l’auspicabile compiacenza/inconsapevolezza di tutti i soggetti interessati».

Camion Ancor più grave, secondo Liberati, è che la Regione abbia disatteso le preoccupazioni e le valutazioni espresse dall’Arpa in quella discarica già al centro di numerose polemiche per via dei camion che, proroga dietro proroga, attraversano la strada Colle del Cardinale in sospensione di una prescrizione attiva da anni e sulla quale ancora non c’è certezza del futuro. E, soprattutto, senza alcuna certezza sui livelli di riempimento e senza ancora uno studio di fattibilità delle ipotesi di organizzazione alternative per lo smaltimento.

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