Terni celebra il ‘diario’ di Gabriella Luccioli

Iniziativa del Soroptimist con la giudice ternana: prima storica donna-magistrato in Cassazione e all’avanguardia sui temi etici

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Forse non molti sanno che il primo magistrato donna in Cassazione – era il 1998 e a questo ‘record’ ha fatto seguito, nel 2008, quello di prima ‘toga rosa’ a presiedere una delle Sezioni della Suprema Corte – è di Terni. Maria Gabriella Luccioli può vantare dei primati che hanno portato con sé anche e soprattutto delle responsabilità importanti. Ed è stata lei stessa a raccontarle nell’incontro organizzato lunedì pomeriggio dal Soroptimist International di Terni, occasione per parlare del suo ‘Diario di una giudice’: il libro in cui ci sono tutte le principali tappe di una carriera prestigiosa e lunga 50 anni.

PARLA MARIA GABRIELLA LUCCIOLI – VIDEO

Terni libro Gabriella Luccioli (Foto Mirimao) (7)

(Foto A. Mirimao)

Gli interventi All’incontro, particolarmente partecipato e moderato da Antonio Mosca, sono intervenuti Anna Maria Isastia (docente di storia contemporanea alla Sapienza di Roma) e Silvia Governatori (giudice del tribunale di Firenze), oltre ovviamente al magistrato ternano, introdotto dalla presidente del Soroptimist di Terni, Anna Rita Manuali.

Terni libro Gabriella Luccioli (Foto Mirimao) (2)

(Foto A. Mirimao)

Pioniera «Dall’ingresso in magistratura nel 1965 – si legge nella presentazione del volume – sino alla direzione della prima sezione civile della Corte di Cassazione, il diario di Gabriella Luccioli ripercorre le tappe professionali di una fra le prime donne in Italia ad avere avuto accesso all’attività giurisdizionale. Attraverso un percorso caratterizzato da forte senso di responsabilità e impegno – e dalla declinazione costante di un nuovo modello di giudice capace di rispecchiare, e non di negare, lo stile, i valori e la sensibilità delle donne – si evocano le trasformazioni che hanno mutato la nostra società e la giurisprudenza su questioni eticamente sensibili, soprattutto in materia di diritto di famiglia e biodiritto». Vale la pena qui ricordare – ed è riportato nella sua biografia – come Maria Gabriella Luccioli, nella sentenza sul caso di Eluana Englaro (ottobre 2007) affermò il «diritto alla autodeterminazione terapeutica» per i malati terminali (col «rinvio ad altro collegio milanese» aprì lo spiraglio che consentì alla Corte d’appello di autorizzare l’interruzione del trattamento di idratazione e nutrizione forzata). Nel 2013 l’Arcigay definì «storica» una sua sentenza nella quale, legittimando l’affido di un bimbo a una coppia formata da due donne, affermava che «un bambino può crescere in modo sano ed equilibrato anche con una coppia omosex, non vi sono certezze scientifiche o dati di esperienza che provino il contrario».

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