Terni, liquidato l’Usi: bagarre in ‘consiglio’

Le opposizioni scatenate contro la giunta, difesa dal capogruppo del Pd, Cavicchioli

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Dopo aver respinto le richieste di rinvio della trattazione dell’atto, che erano state avanzate da Paolo Crescimbeni (Gm), da Franco Todini (Il Cammello) e dal M5S, il consiglio comunale di Terni ha approvato – con 19 voti – l’atto proposto dalla giunta per la messa in liquidazione di Usi, Umbria servizi innovativi.

Il dibattito «Chi pagherà i debiti della società che oggi di mette in liquidazione?», ha chiesto nel suo intervento Marco Cecconi, presidente del gruppo consiliare di FdI-An. Mentre i consiglieri del M5S hanno detto che «è di 2 milioni e 335 mila euro il buco 2014 che unito a quello 2013 porta sottozero il patrimonio di Umbria servizi innovativi, con obbligo di messa in liquidazione, salvo che non si arrivi al fallimento. Catiuscia Marini e Leopoldo Di Girolamo erano a conoscenza della documentazione relativa al bilancio 2014 di Usi sin dal 14 luglio 2015, con l’obbligo di indire l’assemblea, “senza indugio”, mentre hanno nascosto la situazione emersa dagli atti, sostenendo invece una liquidazione motivata da una improbabile necessità di razionalizzazione. In caso di fallimento il Comune potrebbe essere costretto a pagare 5 milioni di euro mettendo a repentaglio la stabilità finanziaria stessa dell’ente». Per Enrico Melasecche (IlT), «indigna che la giunta non ammetta delle assolute evidenze. Solo martedì mattina l’assessore ha consegnato il consuntivo 2014: la situazione era ed è gravissima, ma evidentemente l’amministrazione ha ritenuto che occorresse continuare a dare ossigeno, senza una politica di bilancio, specie nell’ultimo anno e mezzo. Ora non c’è neanche un piano industriale di Terni Reti e un futuro certo per i lavoratori di Usi». Per Paolo Crescimbeni (Gm) quello di Usi è «l’ultimo di una serie di fallimenti politici prima ancora che economici che fanno seguito a altrettanti inutili tagli di nastri. E’ ora che il Comune faccia il Comune con chiarezza e trasparenza, secondo le regole dell’economia sociale di mercato». Mentre Franco Todini (Il Cammello) ha rimproverato l’assessore Piacenti D’Ubaldi: «La delibera proposta è mistificatoria». Per il presidente del gruppo del Pd, Andrea Cavicchioli, invece, «occorre considerare il quadro normativo d’insieme all’interno del quale il percorso individuato è corretto e non ha alternative».

L’assessore Vittorio Piacenti D’Ubaldi, l’assessore, in sede di replica, ha sottolineato come in commissione e in consiglio sull’atto si sia svolto un confronto molto accurato e approfondito. «Il sogno di un nuovo sviluppo per la città legato al Cmm degli anni ’90 – ha detto –  in parte si è realizzato ed in parte si è invece ripiegato su se stesso. E’ opportuno che anche il consiglio comunale si interroghi su questo, sulle sue cause e sullo sviluppo della città. Rispetto alle esperienze fatte sul multimediale, sull’industria della conoscenza, tuttavia, non tutto è perduto. I semi lanciati negli anni ’90 non sono completamente persi. Oggi dobbiamo capire come riprendere quel percorso sapendo che va costruito con un’imprenditorialità privata e sapendo bene che quest’esperienza non può continuare ad attingere a risorse pubbliche, stante il mutato clima generale. Noi – ha concluso l’assessore – abbiamo iniziato a fare interventi seri e trasparenti per riposizionare l’amministrazione comunale, il bilancio e le società partecipate nel contesto che stiamo vivendo, come ci chiede il nuovo quadro normativo».

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