Terni, teatro Verdi: assessore ‘rimandato’

La prima commissione consiliare ‘invita’ la giunta a rivedere la propria delibera e scoppia la tensione. Andreani: «Grande amarezza»

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Niente da fare. Il progetto – parziale – di recupero del teatro Verdi di Terni (per il cui salvataggio aveva lanciato una petizione on line anche Anna Amati, indicata come nuovo possibile assessore) subisce un nuovo stop. La prima commissione consiliare del Comune, ha infatti giudicato poco praticabile l’ipotesi messa a punto dalla giunta che, con un impegno di spesa di circa tre milioni, voleva avviare un intervento considerato avventato. Dovrebbe invece partire a breve l’appalto per la torre scenica: tutto il resto, progetto e finanziamenti, rimane nel campo delle ipotesi.

Il teatro Verdi

Il teatro Verdi

La polemica Di «doppio colpo di scena» parla Enrico Melasecche (I love Terni), che spiega: «Prima c’è stato l’abbandono di Monica Finotto del ruolo di responsabile unica del progetto (Rup) e l’assegnazione dell’incarico a Mauro Cinti, poi, si registra la richiesta rivolta all’assessore Andreani, votata a maggioranza in prima commissione, di ritirare la delibera relativa ad una sorta di piano di recupero del Verdi che prevede la costruzione futura di ben quattro piani allargando notevolmente il fronte del teatro su largo Sant’Agape in assenza totale, dopo troppi anni, di un progetto architettonico complessivo in cui il professionista vincitore potrebbe facilmente ritenere i vincoli di questa proposta inutili o riduttivi».

I fondi Melasecche insiste: «Tenuto conto che siamo ormai arrivati a metà consiliatura ed ancora non si conosce se è stato fatto qualcosa sul fronte del progetto architettonico complessivo senza il quale è inimmaginabile chiedere a chiunque finanziamenti, la commissione ha anche sollecitato l’assessore. Questi ha informato i consiglieri sul fatto che non ci sono passi avanti neanche con la nuova presidenza della Fondazione Carit». Ma ci sarebbe anche dell’altro.

I dubbi Il consigliere di opposizione, infatti, inserisce altri elementi: «Sembra peraltro che la proprietà della nuova impresa sia la stessa di quella che vinse l’appalto fantasmagorico al cimitero finito in tribunale dopo problemi ultra decennali. Anche in quel caso l’architetto Finotto si dimise da Rup. Alla richiesta di chiarimenti sul fatto l’assessore Andreani non ha fatto il minimo di chiarezza. Poiché un dipendente non può decidere ad libitum di rinunciare ad un incarico, soprattutto se della massima importanza, e poiché si tratta della seconda volta chiederò con apposita interrogazione al sindaco che dia spiegazioni».

Lo sfogo L’assessore Francesco Andreani, dopo l’alt con cui la prima commissione ha ‘invitato’ la giunta a rivedere la delibera, si sfoga: «Sono amareggiato – dice – perché la prima commissione, che emette un parere consultivo e non obbligatorio, si conferma ancora una volta ‘ondivaga’ sul Verdi». Per l’assessore non si tratta comunque dell’unico problema, «perché anche le attese e i ritardi pesano sulle spalle della città, basti pensare che questa delibera era stata trasmessa alla commissione lo scorso 6 aprile, e ora ci si trova di nuovo di fronte ad uno ‘stop’. Per far capire come funzionano le cose, voglio citare un altro episodio: di recente la commissione si è astenuta a maggioranza su un atto urbanistico già approvato all’unanimità sei mesi fa. E tutto questo è francamente inaccettabile. Gli amministratori, giunta e consiglieri comunali, sono qui per dare risposte ai cittadini. Se ciò non avviene, viene meno il compito principale di chi amministra la cosa pubblica».

Il ‘nodo’ Il piano di recupero urbanistico del teatro Verdi prevede la configurazione massima dei nuovi volumi, sia attorno alla torre scenica che alla nuova aula, con un’altezza incrementata di 1,5 metri relativamente alla gronda dell’edificio, in linea con il ‘vecchio’ teatro del Poletti, per consentire anche la costruzione della ‘sala polettiana’ e la dotazione di alcuni volumi a corredo della torre scenica. Le tensioni esplose venerdì mattina di fronte alla prima commissione, riguardano la situazione di un condominio che sorge accanto al Verdi: «Parte della commissione vuole interloquire con i residenti su una situazione che, interessando solo la parete cieca dello stabile, non lede alcun diritto. La disponibilità al dialogo c’è sempre, ma non su quell’atto».

E ora? «Staremo a vedere – dice Francesco Andreani – come l’organismo giustificherà questa decisione. Si tratta comunque di un segnale grave di come la maggioranza, in prima commissione, non stia più insieme. Perché i problemi non vengono dalla minoranza, come sarebbe naturale e comprensibile, ma da chi in teoria dovrebbe sostenere questa amministrazione. Un modo di operare che non va a favore dei cittadini e che ha mostrato ancora una volta tutti i propri limiti. I cittadini – afferma l’assessore – sono di due tipi: chi ha voglia di fare e si rende propositivo, e chi vuole che le cose rimangano come sono, a prescindere. Un intervento come quello sul teatro Verdi è di grande interesse per la città ed è naturale che qualcosa possa cambiare, non esiste ristrutturazione che non porti con sé delle modifiche. Le attese, i rinvii e gli sgambetti non servono a nessuno e rappresentano soltanto un modo sbagliato di inseguire il consenso».

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