A Stroncone si va al Tar per una sbarra

Il Comune ordina la rimozione, l’ente università agraria si oppone: una storia che parte da decine di anni fa lungo la strada Finocchieto-Rocca Carlea

Condividi questo articolo su

di S.F.

Un lucchetto, una sbarra, l’università agraria di Finocchieto e il Comune di Stroncone. Sono i protagonisti di una curiosa storia che prende forma il 31 ottobre 1985 e che si è trascinata fino al 2019, portando addirittura ad un litigio amministrativo di fronte al Tar Umbria: c’è chi ha ordinato la rimozione con un’ordinanza – 6 maggio, c’era il sindaco Alberto Falcini – e chi si è opposto agendo direttamente con un ricorso a Perugia, vale a dire l’ente, facendo valere le proprie ragioni.

La strada (foto 20 febbraio)

Lo strano caso: strada vicinale ad uso pubblico o privata? 

Come detto tutto inizia da una deliberazione del consiglio comunale di Stroncone – il sindaco era Alberto Vittori – del 31 ottobre 1985: in quel documento – in estrema sintesi – fu sancita l’autorizzazione alla chiusura di un tratto di strada ‘Finocchieto-Rocca Carlea’ con tanto di inserimento di una sbarra per limitare l’accesso. Il dibattito – in particolar modo – è tra chi la considera una strada vicinale di uso pubblico (il Comune) e chi, invece, ritiene che sia di natura privata perché creata dall’ente università agraria: lo scorso 17 aprile, in tal senso, c’è stato l’atto che ha fatto scattare la bagarre a livello amministrativo, ovvero la decisione del consiglio di revocare con effetto immediato la vecchia delibera del 1985 con sei voti a favore e quattro contrari. Martedì mattina se ne discuterà (giudizio collegiale) per l’istanza cautelare avanzata dall’ente, respinta – decreto monocratico – da Raffaele Potenza.

LA QUESTURA DI TERNI CHIEDE LUMI SULLA STORIA, IL DOCUMENTO

Foto 20 febbraio

L’ordinanza, il ricorso e il lucchetto

La seconda mossa del Comune è stata l’ordinanza con il quale – 6 maggio – si è imposto all’ente università la rimozione della sbarra con il lucchetto entro dieci giorni, atto consequenziale alle revoca della delibera del 1985. Immediata risposta dall’altra sponda: ricorso al Tar Umbria con istanza cautelare di sospensiva legata sia all’ordinanza che al provvedimento del 17 aprile 2019, «mai notificata alla ricorrente». Niente da fare: «La domanda in esame argomenta unicamente – si legge nel dispositivo del Tar – che in mancanza di provvedimento giurisdizionale che ‘inibisca la rimozione della sbarra, l’odierna ricorrente vedrà vanificata irreparabilmente la tutela (cautelare) invocata’; detta argomentazione non pone in evidenza alcuna ragione di estrema gravità ed urgenza tale, ai sensi di legge, da giustificare la misura richiesta , non permettendo di attendere l’esame collegiale della domanda cautelare; peraltro, allo stato, il provvedimento può avvenire senza particolare pregiudizio mediante l’eliminazione del lucchetto».

OTTOBRE 1985: L’AUTORIZZAZIONE DEL COMUNE

Il sopralluogo della polizia Locale

La difesa di Falcini e il timore d’abuso d’ufficio

L’ormai ex sindaco – pronto Giuseppe Malvetani – Falcini aveva spiegato in sede di consiglio comunale (17 aprile) che «circa 10 mesi fa è pervenuto un esposto indirizzato al sindaco e all’Arma dei carabinieri con preghiera di fare una verifica circa la legittimità della sbarra. Si è quindi provveduto a dare incarico al tecnico per fare le verifiche, dopodiche i tempi sono lunghi, purtroppo, e per suffragare eventuali decisioni e per la tranquillità dell’ufficio tecnico, è stato chiesto un parere legale: come ha – si legge – spiegato ad alcuni abitanti di Finocchieto qualche giorno fa, questa cosa non dipende dal fatto che il sindaco ce l’ha con gli abitanti di Finocchieto». Inoltre «non vuole essere sottoposto ad un procedimento penale perché se si astiene dal prendere delle iniziative potrebbe essere condannato per abuso d’ufficio, rischiando da 1 a 6 anni: non lo vuole e non se lo può permettere. Dopodiché se le norme daranno la possibilità agli abitanti interessati di riattivare o risistemare quella sbarra, nessuno lo vieterà».

1984, VIA LIBERA ALLA STRADA

Alberto Falcini

«Vuole dettare legge agli altri»

A rispondergli in quella circostanza fu il consigliere Federico Liorni: «Credo che ci sia qualche errore di merito dimostrabile da delibere, da atti giuridicamente legittimi che ha di fronte a sé. Il sindaco si avvale di fare rimuovere una sbarra sita sul suolo del Comune autorizzata con delibera del 31 ottobre 1985 che sta agli atti: per 34 anni non è stato adottato alcun atto giuridico in merito. Se il sindaco porta all’ordine del giorno una proposta di annullamento relativa alla strada vicinale di uso pubblico: prima di parlare bisognerebbe documentarsi dagli atti, quella strada è di natura privata e non di natura vicinale di uso pubblico, perche non è riportata dalla cartografia comunale. È stata fatta dall’universita agraria di Finocchieto come ente giuridico istituito con la legge 1102 del 1972. Lo ha fatto secondo le norme. Adesso Falcini vuole dettare le regole agli altri. Quella strada, secondo la relazione che ha fatto fare al tecnico comunale, ha notevoli divergenze giuridiche perché non è di collegamento: fu fatta con tutte le autorizzazioni e tutele previste dalla comunanza agraria». Gli avvocati coinvolti sono Giovanni Ranalli per l’università agraria e Cristina Lovise per il Comune.

Dal 1954 in avanti 

In realtà nel bailamme tra documenti e carte, per avere un quadro più completo della storia bisogna tornare al 1954. Il 24 ottobre di 65 anni infatti il tracciato in questione – strada vicinale della Rocca – fu inserito nell’elenco delle strade pubbliche comunali, il 9 luglio 1966 fu confermata la natura pubblica dell’arteria e nel 1984 il Comune diede il via libera all’università agraria per costruirci la strada Finocchieto-Rocca Carlea come sostitutiva della vecchia vicinale della Rocca. «Successivamente – viene specificato tra le premesse, passiamo al famoso 1985 – il consiglio comunale autorizzava l’ente alla chiusura della strada, appena realizzata, a condizione che ne venisse mantenuto l’uso pubblico ovvero che ne restasse garantito il transito con automezzi all’amministrazione comunale ed a tutti gli interessati – collegamento con I Prati e Cimitelle – all’uso civico di legnatico e pascolo. La strada è stata costruita con finanziamento della comunità montana, cioé con denaro pubblico e si colloca su un terreno di proprietà comunale». In merito al problema legato all’accesso, contattando il direttivo dell’ente università, viene sottolineato che il cancello è stato posizionato in quel punto perché «all’epoca ce lo chiese il Comune, in quanto si tratta dei 500-600 metri più pericolosi e dunque il problema si potrebbe risolvere spostandolo appunto di 500 metri; inoltre tra gli aventi diritto non c’è nessuno che non possa transitare, le chiavi le hanno tutti coloro che hanno un terreno in zona». Di mezzo c’è poi la problematica  – magari c’è qualcuno che ci passa e non può – legata alle assicurazioni. La ‘partita’ della sbarra, parola al Tar.

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli