Accordo ex Novelli: «Tutto da verificare»

L’assemblea decisiva di Cisterna di Latina conferma la maggioranza di voti favorevoli. Il M5S non ci sta: «Gravi irregolarità»

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Dall’assemblea di mercoledì pomeriggio dei lavoratori Alimentitaliani di Cisterna di Latina era atteso l’ultimo giudizio – decisivo – sulla bozza di accordo siglata al Mise fra la proprietà della ex Novelli ed i sindacati nazionali Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil. Alla luce dei numeri emersi – 11 astensioni, 5 ‘no’ e 3 ‘sì’ su un totale di 19 votanti – si può dire che l’accordo è stato approvato con un totale di 106 voti favorevoli, 93 contrari e 19 astensioni.

«Referendum viziato» Un dato su cui si registra una ‘levata di scudi’ da parte di diversi esponenti del Movimento 5 Stelle – dai senatori Stefano Lucidi, Elena Fattori, Giovanna Mangili, Bruno Marton, ai consiglieri regionali Andrea Liberati (Umbria) e Gaia Pernarella (Lazio) – che parlano di «gravi da denunciare pubblicamente, legati alle votazioni dei lavoratori ex-Novelli».

Il voto a Terni

Lo spoglio ‘a urne aperte’ Secondo i pentastellati, «nessuno tra istituzioni locali, nazionali e sindacati ha chiesto il rispetto delle regole democratiche. Le votazioni referendarie sul ‘sì’ o oppure ‘no’ all’accordo si sono svolte a partire da sabato 22 aprile e si sono chiuse oggi (26 aprile, ndR). Con le votazioni in corso – denuncia il M5S – sono stati effettuati anche gli spogli delle urne. Quindi già sabato a metà mattina si conoscevano i risultati delle votazioni di Amelia e Casalta, mentre oggi si è votato a Cisterna di Latina, con i lavoratori che sono andati alle urne già sapendo il risultato delle votazioni in Umbria. Sapendo cioè che sarebbero stati fondamentali i loro voti per il ‘sì’ oppure il ‘no’ all’accordo. Dal nostro punto di vista – spiegano – è un episodio estremamente grave perché lede non soltanto i diritti democratici di espressione di voto libera e indipendente, ma anche perché in contrasto con la prassi referendaria ed elettiva».

Il confronto Curioso il parallelismo con le assemblee Alitalia: «Nelle stesse ore, fra l’altro, si votata l’accordo Alitalia e ovviamente lo spoglio delle schede è avvenuto ad urne chiuse. Eppure anche in questo caso si trattava di un referendum svolto in multisito e le immagini che circolano in rete fanno vedere i sigilli apposti alle urne, in attesa dello scrutinio finale».

Stefano Lucidi e Andrea Liberati

«Verificare le procedure» «L’istituto del referendum – aggiungono gli esponenti del M5S – non è contemplato obbligatoriamente dallo statuto dei lavoratori. Ma una volta scelto come mezzo di espressione, è logico che vengano garantite le prerogative costituzionali. In tali casi, di norma, ai lavoratori devono essere garantite tutte quelle condizioni per esprimere il voto in segretezza, indipendenza e adeguatezza. Le notizie e le immagine delle votazioni Terni invece raccontano altro: il seggio elettorale sul cofano di una macchina. Per questi motivi stiamo valutando una segnalazione agli organi competenti, per chiedere una verifica sulle procedure seguite».

In bilico fino all’ultimo In Umbria la bozza sottoscritta lo scorso 13 aprile al Mise, era ‘passata’ con appena 15 voti di scarto (103 favorevoli, 88 contrari e 8 astensioni) dopo le assemblee dei lavoratori della sede di Terni – teatro di un duro sciopero – e degli stabilimenti di Amelia e Spoleto. Mancherebbe ancora il voto – sin qui mai pervenuto – di due dipendenti Alimentitaliani di stanza a Roma, uno dei quali inserito fra gli esuberi stimati, il cui giudizio – allo stato – non altererebbe l’esito finale del referendum.

I lavoratori in Comune

I sindacati Stefano Tedeschi (Uila Uil Umbria) parla di «passo avanti, anche se la vicenda – aggiunge – non si può considerare affatto conclusa. Molto c’è ancora da fare, non solo vigilare sull’intesa, ma lavorare perché questa realtà e i suoi lavoratori possano avere ancora un futuro». Per Paolo Sciaboletta (Flai Cgil) «i lavoratori hanno compiuto un atto di responsabilità. Ora l’accordo va gestito – spiega – e l’auspicio è che anche la proprietà dimostri lo stesso senso di responsabilità, attuando l’accordo di concerto con i sindacati. Il fronte del ‘no’ ha ottenuto numeri consistenti e questi lavoratori meritano di essere ascoltati, al pari degli altri. Non si può non tenere conto del loro giudizio».

Ferie imposte per molti impiegati

Delusi Fra i lavoratori che si sono sempre opposti ai termini dell’intesa raggiunta il 13 aprile a Roma, ci sono coloro che gli ‘amministrativi’ di Terni che, oltre a scioperare per diversi giorni, hanno portato la propria protesta non solo di fronte alla sede aziendale, ma anche in Comune, in tribunale e all’attenzione della stessa Regione. Fra quest’ultimi il sentimento dominante è la delusione, mista a rabbia, anche se – osserva qualcuno – «il dato politico è che oltre il 40% dei lavoratori (42,66%, ndR) ha espresso un giudizio negativo sull’intesa. Di questo si deve tenere conto perché, evidentemente, la linea tenuta fin qui dall’azienda e dagli stessi sindacati, non ha convinto affatto». Inutile dire che dai colleghi di Latina ci si aspettava un voto diverso.

Alessandro Rampiconi

Novelli Service Su un altro fronte, quello della Novelli Service – pienamente interessata dalla bozza di accordo approvata dalle assemblee ma i cui lavoratori hanno contratti diversi dai colleghi del comparto agroalimentare – interviene nuovamente la Filt Cgil dell’Umbria, alla luce dei due licenziamenti disposti dalla nuova proprietà, revocati in seguito alla vertenza aperta dal sindacato e ora – pare – nuovamente riproposti. «I lavoratori della Novelli Service – afferma Alessandro Rampiconi della segreteria regionale Filt Cgil – in questi anni sono stati protagonisti della risalita aziendale e si sono resi disponibili a discutere della terziarizzazione prevista dal concordato preventivo aperto della vecchia proprietà. Di contro, la nuova proprietà ha congelato la suddetta decisione ed è sulla base di questo elemento di novità che la trattativa è finita in stand-by».

«Azioni unilaterali» Rampiconi punta il dito contro quelle che definisce «azioni unilaterali. Si è partiti – afferma – con il frazionamento delle spettanze senza alcuna preventiva informazione e si è arrivati, in queste ore, ad una nuova lettera di licenziamento ai lavoratori non atti alla guida, con le stesse modalità e motivazioni già respinte, aggiungendo un terzo licenziamento di un autista con la motivazione economica. Ovviamente anche quest’ultimo provvedimento sarà impugnato per le vie formali. A corollario di tutto ciò stamattina (26 aprile, ndR) gli autisti si sono trovati con le schede sim aziendali staccate, provocando non poche difficoltà al personale viaggiante. Siamo disponibili al confronto ed i lavoratori hanno dimostrato di saper fare i sacrifici utili alla difesa dei livelli occupazionali. Oggi però – conclude il rappresentante della Filt Cgil – ci saremmo aspettati una fase di compensazione e una prospettiva lungimirante, con un piano di investimenti, visto anche lo stato dei mezzi sempre più obsoleti e insicuri. Per fare ciò ci serve una controparte seria, efficace e presente, ovvero il contrario dell’odierno. Senza un’inversione di tendenza ci troveremo costretti a mettere in campo tutte le iniziative per difendere i lavoratori a partire dalla ripresa della mobilitazione».

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