Bilancio del Comune, Perugia sotto la lente

I rilievi mossi dalla Corte dei Conti e la vendita del Minimetrò. «Ipotesi commissariamento se le misure correttive non dovessero bastare»

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Dal capoluogo a Terni, i conti delle due province dell’Umbria non fanno dormire sonni tranquilli agli amministratori comunali.

A Terni Se da un lato, nella Conca, il sindaco Leopoldo di Girolamo è riunito con i suoi per decidere il da farsi dopo che la Corte dei conti ha respinto il ricorso presentato dall’ente sul piano di rientro, nel capoluogo umbro c’è chi giura di ‘non star messi troppo meglio’. Sono le stesse dichiarazioni della Corte dei conti a certificarlo, secondo qualcuno, così come è stata consegnata all’amministrazione nelle scorse settimane.

La situazione A febbraio arriverà in consiglio comunale il bilancio con le modifiche approntate dalla giunta, contenenti cioè quelle manovre correttive che sono state messe in campo dopo i rilievi della magistratura contabile. E già, forse, in sede di discussione, qualche numero potrebbe venire meno alla maggioranza Romizi perché le bacchettate della Corte non sono cose da poco. «In alcune parti della relazione – commenta Tommaso Bori, consigliere d’opposizione in quota Pd – i magistrati hanno contestato le affermazioni dell’amministrazione quando, ad esempio, ha sostenuto che le anticipazioni di tesoreria siano state restituite. Un’affermazione contraddetta, appunto, dalla corte che rileva come l’anticipazione si protragga ormai ininterrottamente da molti anni. Altra informazione che non risulta corretta è quella per cui lo squilibrio di cassa trovi giustificazione nel disavanzo tecnico emerso con il rendiconto 2014, lo scrive la magistratura, quindi non possiamo dare le colpe alle precedenti amministrazioni».

Misure inefficaci Se poi, come scrive sempre nella relazione la Corte dei conti, «il problema dello squilibrio di cassa deriva dal non riuscire a incassare le somme relative agli accertamenti delle entrate previste con cui si sono costruiti gli equilibri di bilancio e si sono finanziate le spese realmente sostenute», come sarà possibile risanare i conti con la messa a bilancio degli introiti derivanti dalle multe agli automobilisti? La domanda, in questi giorni, mentre la politica perugina sta a guardare quanto sta accadendo a Terni, se la fa in più di qualcuno. «La vendita delle quote del Mimimetrò – prosegue Bori – ammesso che vada a buon fine, anche se risulta poco prevedibile che Ferrovie dello stato sborsi 4 milioni, è una tantum. Che cosa succede dopo? L’anno prossimo si ripresenteranno gli stessi problemi, così anche con la vendita degli immobili e con le multe: un conto è mettere a bilancio la cifra che uno spera di incassare, un altro è incassarli effettivamente quei soldi».

Opzione commissariamento Ora la Corte dei conti dovrà decidere se le misure messe in campo dalla giunta Romizi saranno sufficienti per i rilievi evidenziati. Ma qualcuno prefigura anche l’opzione opposta, cioè che il ‘nuovo’ bilancio possa essere bocciato dalla magistratura contabile e il comune di Perugia commissariato. «Opzione neanche troppo lontana dalla realtà – commenta ancora Bori – dal momento che rilievi così ‘pesanti’ non erano mai stati mossi. La corte mette nero su bianco il fatto che l’anticipo di cassa è stato utilizzato impropriamente eludendo la legge e creando nuovi debiti, senza contare che i finanziamenti non venivano mai restituiti in maniera puntuale e che gli interessi passivi, cioè i soldi bruciati, sono passati da 4 mila euro nel 2014 a 3 milioni di euro nel triennio 2015-2017. E’ come un privato che utilizza la sua carta di credito senza copertura, prima o poi riceverà una telefonata dal direttore dalla banca».

Temi caldi L’altra incognita, che forse potrà salvare dal commissariamento, è relativa alla riduzione dei costi, quest’anno probabilmente scesi a 16 milioni. «Ma la relazione è durissima, sconfessa l’intera giunta, e va ad aggravare una situazione di stallo che si è venuta a creare in seno alla maggioranza». In questa direzione, infatti, va anche il ‘rallentamento’ con cui si sta procedendo alla realizzazione delle nuove strisce blu, 223 in tutto, previste per primavera. Ostacoli burocratici a parte, la sensazione è che si voglia scavallare l’appuntamento elettorale del prossimo quattro marzo, prima di imporre nuove soste a pagamento, anche durante l’ora di pranzo.

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