Terni, ‘Tevere-Nera’. Uil: «Verità distorta»

Il sindacato denuncia: «Fatte circolare notizie inesatte su una causa di lavoro intentata da un dipendente», il cui avvocato conferma: «Un palese caso di mobbing»

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«Il Consorzio di Bonifica Tevere-Nera – aveva annunciato trionfalmente il vicepresidente, Ortenzio Matteucci – esce indenne e con archiviazione degli atti da parte del tribunale di Terni rispetto alla querela subita da uno dei propri dipendenti. L’esito del procedimento legale è motivo di grande soddisfazione e afferma la massima trasparenza e correttezza delle procedure, degli atti e dell’operato dell’Ente».

La ‘causa’ Il vicepresidente Matteucci, però, «aveva dimenticato di aggiungere – dicono dal servizio legale Uil – che la causa di lavoro per mobbing intentata dal dipendente contro il Consorzio Tevere Nera è in itinere. Più precisamente, la prima udienza fissata per il 27 ottobre è stata rinviata al 15 gennaio 2017 dal giudice Aytano che ha proposto alle parti di trovare un accordo. La vicenda, però, è molto importante ed ha a nostro giudizio aspetti giuridici, anche penali, di particolare rilevanza. Tanto che riteniamo non si possa risolvere in un paio di udienze o in qualche mese».

L’istruttoria Soprattutto perché pare proprio che, nel corso dell’istruttoria, sia stata messa insieme una documentazione particolarmente corposa – si parla di centinaia di pagine – e relativa a tutta una serie di procedure; comprese promozioni di personale, pratiche relative ad appalti e lavori svolti, ordini di servizio; che necessiteranno, probabilmente, di ulteriori approfondimenti.

Matteucci Lui, il vicepresidente Matteucci, non fa una piega: «Io confermo solo che quella querela è stata archiviata e non entro nel merito dell’altra faccenda. Da quello che mi risulta, a chiedere di arrivare ad una transazione è stato il legale del dipendente che ha dato il via a tutta questa storia. E questo la dice lunga».

L’avvocato Lorenzo Filippetti, l’avvocato del dipendente, però smentisce: «Quello che dice Matteucci non corrisponde affatto al vero, anzi. Noi abbiamo chiesto, e più volte, che il Consorzio ci rimettesse una serie di documenti relativi a delibere, ma non è stato possibile averli nonostante si sia ricorso alla proceduta di ‘accesso agli atti’, costantemente negata. Per questo, peraltro, abbiamo sollecito l’Anac. Il dipendente non ha affatto proposto la transazione, ma chiede di avere giustizia nei due procedimenti aperti, uno per mobbing, la cui esistenza è palese, e uno per la riqualificazione della sua posizione lavorativa».

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