Covid e movida, ipotesi ‘divieto di sosta’ nel prossimo Dpcm

Allo studio alcune limitazioni relative a locali, feste pubbliche e private. Ipotesi anche in ambito lavorativo con lo ‘smart working’

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Obbligo di stare seduti al tavolo – all’interno o all’esterno – e distanziati, senza poter più sostare in piedi, di fronte ai locali, bar o ristoranti che siano. È una delle norme che potrebbe essere inserita nel nuovo Dpcm che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte firmerà il prossimo 15 ottobre. A riportare la notizia sono le testate nazionali, in testa il Corriere della Sera nell’articolo di sabato di Fiorenza Sarzanini. L’ipotesi avrebbe come obiettivi quelli di ridurre le possibilità di contagio legate alla cosiddetta ‘movida’, evitando assembramenti in vie e piazze che continuano ad essere ritenuti particolarmente pericolosi, al tempo stesso scongiurando ‘serrate’ e chiusure anticipate per le attività commerciali, già provate da tutto ciò che è finora accaduto. In extrema ratio, nel caso in cui la diffusione del virus dovesse ulteriormente accelerare, potranno essere valutati lockdown locali – sul modello di Latina – e chiusure di locali/esercizi in determinati orari. Ma prima si cercherà di seguire altre strade meno impattanti, sempre di concerto con le stesse regioni – è la strada indicata dal ministro Francesco Boccia – per eventuali provvedimenti più specifici o limitanti gli spostamenti fra territori: l’imperativo è evitare ‘strappi’ locali senza l’avallo dell’esecutivo.

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Altre ipotesi attengono possibili limitazioni alle feste pubbliche, a quelle private – in questo caso la ‘stretta’ sembra destinata a riguardare il numero dei presenti -, all’orario di somministrazione di alcolici ed alle cerimonie, come i matrimoni, per le quali potrebbe essere previsto un numero massimo – e decisamente contenuto – di partecipanti. Sul fronte del lavoro, invece, sempre secondo le anticipazioni, potrebbe essere limitato – in determinati contesti – il numero dei lavoratori ammessi ‘in presenza’: anche qui l’obiettivo è quello di spingere verso lo smart working per ridurre le possibilità di contagio.

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