«Discarica, percolato e soldi buttati a Terni»

Duro attacco di Rifondazione Comunista, a Comune e ThyssenKrupp Ast

Condividi questo articolo su

del Partito della Rifondazione Comunista
Federazione di Terni

Era il 1978 quando, all’interno della discarica di Ast, il Comune di Terni ricevette ad uso gratuito un’area per lo smaltimento di rifiuti solidi urbani.

Dopo la sua chiusura, nel 2005, l’area sarebbe dovuta tornare alla ThyssenKrupp, con l’obbligo di smaltimento del percolato che anni di rifiuti avevano prodotto, ma così non fu per il ‘no’ della stessa.

Eppure, nonostante il diniego dei tedeschi, l’azienda si renderà successivamente disponibile a realizzare, a proprie spese, un impianto di trattamento in loco, per risolvere il problema del percolato, che, ad oggi, continua a costare più di mezzo milione di euro all’anno, per le tasche di tutti i ternani.

Il Comune di Terni, non trovando soluzione migliore, iniziò a smaltire il percolato direttamente in fognatura; fino a quando, nel 2008, intervennero le autorità competenti, fermando lo scarico abusivo. Da quel momento in poi furono operatori privati ad occuparsi dello smaltimento, costringendo ad un vero e proprio salasso le già povere casse comunali.

Nel frattempo, pur rifiutandosi di riprenderla in carico, l’Ast ricopriva la discarica con i propri rifiuti, rendendo impossibile la delimitazione della stessa.

Vista la situazione, il Comune riprovò ad accordarsi per lo smaltimento del percolato, presso l’impianto sito in Ast, ma l’ipotesi tramontò quando ci si rese conto che tale impianto, non avrebbe consentito l’analisi dei nitrati, necessaria, per legge, all’ottenimento delle relative autorizzazioni.

Così nel 2014, la giunta ternana decide finalmente di dotarsi di un proprio impianto di trattamento.

Una lieta notizia, se non fosse che tale soluzione era stata già individuata dai tecnici competenti nel 2008, prevedendo allora una spesa intorno ai 100 mila euro. Si è preferito, invece, elargire milioni di euro alle ditte di trasporto e smaltimento, con procedure di assegnazione private e di somma urgenza, portando, ad esempio, nelle tasche della ‘Iosa Carlo srl’, circa 4milioni di euro, solamente fino al 2014.

Comunque, nello stesso anno, la precedente amministrazione comunale, approva il progetto preliminare per la realizzazione dell’impianto a Vocabolo Valle e, in attesa che l’impianto venga costruito, richiede l’autorizzazione per lo smaltimento del percolato, in via transitoria, presso l’impianto di trattamento delle acque reflue urbane ‘Terni 1’, del Servizio idrico integrato (Sii).

Nel tentativo di recuperare i fondi per la realizzazione dell’impianto (lievitato a circa 300 mila euro), la giunta comunale ha la brillante idea di cercarli tra quelli stanziati per la messa in sicurezza e bonifica del Sito di interesse nazionale (Sin) Terni-Papigno. Fortunatamente l’operazione non va in porto, in quanto prima il ministero, poi la Regione Umbria e la stessa Arpa, dichiarano prioritario l’utilizzo di tali risorse per la bonifica dell’ex sito industriale di Papigno e Gruber.

I fondi vengono finalmente reperiti ad inizio 2015, grazie all’aiuto di palazzo Cesaroni; ma intanto l’affidamento alle ditte private per il trasporto e lo smaltimento del percolato brucia altri 227.590 euro.

Ad oggi il Sii ha ottenuto l’autorizzazione per conferire il percolato raccolto a Vocabolo Valle presso il depuratore ‘Terni1’, ma ha già comunicato al Comune di Terni che il conferimento non sarà possibile prima di un altro anno.

Insomma il problema, oramai decennale, è lungi dall’essere risolto e la giunta comunale ha deciso, pochi giorni fa, di stanziare ulteriori 165 mila euro, per tamponare i prossimi cinque mesi, sempre, naturalmente, attraverso un affidamento diretto.

Come Rifondazione Comunista, riteniamo che questa vergognosa vicenda di sperpero delle risorse pubbliche sia l’ennesimo esempio della conclamata incapacità ed irresponsabilità da parte del Partito Democratico e della maggioranza che governa la città.

Ci viene logico pensare a come quegli svariati milioni di euro, dilapidati in questi anni, avrebbero potuto essere indirizzati alle tante altre emergenze della nostra città, come la cura del verde pubblico, i servizi primari per l e persone, o alle partecipate; ma questa si sa, è tutta un’altra storia.

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli