‘Giallo’ di via Manassei: è l’ora dell’autopsia

L’esame è stato fissato per il pomeriggio di sabato. Intanto la figliastra dello scomparso si sfoga e ricostruisce l’accaduto su Facebook

Condividi questo articolo su

Un’autopsia per chiarire alcuni dei principali dubbi emersi sin dal ritovamento del corpo. E un’indagine che va avanti a ritmi serrati: è quella condotta dal pm Raffaele Pesiri e dalla squadra Volante di Terni, coordinata dal dirigente Enrico Aragona, sulla morte di A.T., il 69enne ternano trovato senza vita – martedì pomeriggio dai vigili del fuoco – all’interno di una stanza dell’abitazione di via Manassei dove viveva insieme alla moglie e alla figliastra.

Il pm Raffaele Pesiri

L’autopsia L’esame autoptico è fissato per le ore 15 di sabato e verrà eseguito dalla dottoressa Laura Reattelli, responsabile dell’ufficio di medicina legale e documentazione clinica dell’ospedale di Perugia.

Il difensore Contestualmente le due donne – indagate dalla procura per occultamento di cadavere – nella giornata di venerdì hanno nominato il proprio legale di fiducia: l’avvocato Lamberto Palazzari del foro di Terni.

La porta dell’abitazione

Le domande L’autopsia è stata disposta per fare piena luce su tutta una serie di aspetti ritenuti centrali nell’ambito dell’indagine. A partire dalla data del decesso, collocata approssimativamente – anche in seguito all’ispezione cadaverica effettuata nei giorni scorsi dai medici Antonella Grimani e Luigi Carlini – almeno sette giorni prima il ritrovamento della salma.

Le cause della morte Ma un altro aspetto fondamentale è rappresentato dalla causa della morte. Anche qui c’è un’ipotesi – comunque meno salda della precedente – che parla di decesso ‘per cause naturali’. In questo senso l’esame fissato per sabato è chiamato a fornire elementi certi da cui dipenderanno gli eventuali sviluppi dell’indagine e, forse, le stesse contestazioni mosse alle indagate.

La domanda principale è, al momento, una: come è possibile che le due donne non si siano accorte, non solo della morte, ma della scomparsa del proprio congiunto che non avrebbe dato più notizie di sé dallo scorso 6 marzo? Un dato che, se da un lato può sembrare compatibile con i rapporti da tempo ‘freddi’ fra l’uomo e la moglie, dall’altro stona con le cure quotidiane che la figliastra – anche attraverso i social network – afferma di aver sempre prestato al 69enne: «Non gli ho fatto mai mancare nulla in ogni senso… medicine per il cuore sempre pronte, vestiti cambiati e puliti ogni giorno, casa pulita e i letti io li cambiavo più volte a settimana. Pranzo e cena sempre pronti, ti facevo il caffè dopo pranzo e dopo cena…».

Il dirigente della Volante, Enrico Aragona

La ricostruzione E proprio i social sono lo spazio, virtuale, in cui la giovane non solo ha affermato – in tempi non sospetti e precedenti alla tragica scoperta – di voler chiudere con un muro la stanza dove poi A.T. è stato ritrovato cadavere, ma ha anche ricostruito – a posteriori – l’accaduto: «Se lunedì mattina (il 6 marzo, ndR) fossi rimasta a casa con te, forse saresti ancora vivo… o forse no. Sono uscita con mamma da quella porta alle 7 per andare a lavorare e ti ho ritrovato morto dopo otto giorni, ma mai avrei immaginato che stessi lì dentro. Sei caduto dalla sedia per cercare di entrare in cameretta e avrai avuto un trauma cranico come ha detto il medico legale… poi siccome tu dicevi sempre che non volevi farti trovare morto, sei entrato nella mia cameretta e sei rimasto lì senza poterci dare la possibilità di soccorrerti… avevi il cellulare e non mi hai telefonato: perché hai deciso da morire così? La gente fa mille domande e non so più che dire e cosa rispondergli.. io non c’ero in casa quella mattina. Tu non dovevi fare quello che hai fatto…».

 

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli