‘Giallo’ di via Manassei, ipotesi-occultamento

Terni: la procura ha indagato la moglie e la figliastra dell’uomo trovato senza vita martedì. Autopsia fissata per sabato

Condividi questo articolo su

Un atto dovuto, visti i tanti dubbi attorno ad una situazione che, dal punto di vista investigativo, è in via di definizione: è l’iscrizione del registro degli indagati, per l’ipotesi di ‘occultamento di cadavere’, della moglie e della figliastra del 69enne ternano – A.T. le sue iniziali – trovato senza vita martedì pomeriggio nell’abitazione che condivideva con le due donne in via Manassei.

I rilievi della Scientifica

L’autopsia Questa la decisione del pm titolare del fascicolo, Raffaele Pesiri, che sta studiando il caso insieme alla squadra Volante di Terni, coordinata dal dirigente Enrico Aragona. Il magistrato, sempre con l’obiettivo di fare chiarezza su quando e come è deceduto il 69enne – già gravato da numerosi problemi di salute – ha disposto l’autopsia che verrà eseguita sabato pomeriggio. Dall’ispezione cadaverica, effettuata mercoledì, era emersa l’assegna di segni di violenza – e quindi un maggior peso specifico per l’ipotesi di morte naturale – ma anche il fatto che l’uomo sarebbe deceduto almeno una settimana prima del ritrovamento.

Le scale della palazzina

La ricostruzione Una parte altrettanto consistente dell’indagine ruota attorno alla stanza – una sorta di cameretta diventata nel tempo un maxi sgabuzzino – dove il poveretto è stato ritrovato senza vita dai vigili del fuoco di Terni, intervenuti martedì a seguito dell’allarme lanciato dalla figliastra. Quella stanza, secondo gli inquirenti che hanno sentito anche l’operaio di nazionalità filippina contattato dai familiari allo scopo, doveva essere chiusa, murata. Un fatto che, unito ad altri, finisce per alimentare quei dubbi che sin dalle prime ore dopo il ritrovamento si sono innescati fra gli inquirenti.

Il 118 sul posto

La spiegazione Le due donne sono state già sentite e la figliastra, in particolare, avrebbe spiegato di aver deciso di chiudere definitivamente quella stanza, dove teneva cose a lei care, dopo aver scoperto che il patrigno era solito ‘ficcarci il naso’. Da qui il contatto con l’operaio, datato 6 marzo, dopo che la giovane aveva ritrovato scardinata, e a terra, la catena utilizzata per ‘sigillare’ quella sorta di cameretta.

La domanda Una spiegazione che è al vaglio degli investigatori ma a cui, al momento, sembrano fare ombra alcune domande. Una su tutte: come è possibile che dopo tutti quei giorni trascorsi senza più notizie del proprio congiunto, assistito amorevolmente dalle due donne anche in ragione dei suoi problemi di salute, nessuno si sia preso la briga di dare l’allarme? Va detto che il cadavere sarebbe stato ritrovato proprio dietro la porta chiusa della stanza, in linea con la ricostruzione che vede l’uomo cadere dopo essere salito su uno sgabello, e quindi perdere la vita lì dentro. Ma l’autopsia potrà sciogliere altri nodi su cui, al momento, è impossibile esprimersi.

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli