Perugia, mobbing e insulti al collega gay: in cinque a giudizio

Lo chiamavano «frocio di merda» e gli facevano fare turni e percorsi assurdi. Lui è andato in depressione

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«Frocio di merda». «Checca». «Finocchio». Questi alcuni degli appellativi con cui veniva apostrofato dai colleghi un giovane dipendente di una società di servizi postali di Perugia. Una discriminazione per orientamento sessuale che sfociava anche nel mobbing – con turni massacranti e volutamente penalizzanti – e negli insulti più disparati, usati anche in presenza di altri. Situazioni nelle quali, riferendosi a lui, lo definivano: «quel cretino», «quell’imbecille», «mentecatto». Il tutto sarebbe durato quasi cinque anni, prima della denuncia ai carabinieri.

In cinque a processo per mobbing e discriminazioni

Per tutti questi motivi, tre uomini e due donne sono stati rinviati a giudizio accusati, a vario titolo, di maltrattamenti e stalking. Lo scrive La Nazione, ricordando che un sesto imputato ha patteggiato un anno e due mesi di reclusione (pena sospesa) nell’udienza preliminare. «L’uomo – si legge nel decreto di rinvio a giudizio emesso dal gip Piercarlo Frabotta – veniva maltrattato sottoponendolo a continue e ripetute condotte vessatorie e discriminatorie da cui scaturiva una situazione di obiettiva costrizione e soggezione psicologica certificata». Nel procedimento si è costituita parte civile anche l’associazione Omphalos.

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