Italia, 15 aprile: il calo si fa più marcato

Flette la curva dei nuovi contagi. Lieve ma costante decremento delle terapie intensive. Guerra (Oms): «Test su anticorpi saranno decisivi»

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Quotidiana conferenza stampa – quella di mercoledì 15 aprile – da parte della Protezione civile nazionale per analizzare l’andamento dell’epidemia da Covid-19 in Italia. Con il capo dipartimento Angelo Borrelli, il professor Ranieri Guerra (rappresentante Oms e componente comitato tecnico scientifico). «I casi attuali di coronavirus – ha detto Borrelli – sono 105.418 con un incremento di 1.127 unità rispetto a ieri (martedì erano 675, ndR). Dall’inizio dell’emergenza registriamo 165.155 casi di Covid-19 (numero che comprende positivi, guariti e deceduti, ndR) ed oggi l’aumento è stato di 2.667 (2.972 martedì, ndR). I guariti sono 38.092, ovvero 962 in più rispetto a ieri (martedì l’incremento era stato di 1.695 unità, ndR). Scendono ancora i ricoveri in intensiva: sono attualmente 3.079, 107 meno di ieri. Purtroppo registriamo 578 decessi (602 martedì, ndR)». Numeri relativamente positivi anche in relazione ai 43.715 mila tamponi eseguiti nel corso della giornata di mercoledì.

EMERGENZA CORONAVIRUS – UMBRIAON

«Con gli eserciti, zero contagi in poco tempo. Da noi tempistiche diverse»

«La valutazione del rischio – ha detto il professor Guerra – è necessario per disporre la riapertura delle attività economiche del paese. Stiamo cercando di farla in maniera precisa, tenendo conto della singola attività produttiva ma anche della filiera, dei trasporti e di tutti gli aspetti collegati. Sulla tempistica, la Cina ha fatto capire che la soluzione alla crisi, l’interruzione del contagio, si ha con il distanziamento sociale e la quarantena. Andando con l’esercito e i lanciafiamme si ottengono interruzioni rapide, procedendo con una partecipazione comunitaria e l’educazione della gente all’adozione dei comportamenti, dà una tempistica diversa. Questa è la motivazione per cui abbiamo ancora un plateau e non un azzeramento immediato. Quando avremo tutti i dati veri di popolazione a disposizione, di tutti i paesi, avremo curve sostanzialmente simili. Non parliamo di un virus patriota o selezionatore, ma colpisce tutti allo stesso modo. Può cambiare la progressione temporale, ma vedrete che a fine anno avremo normalizzato tutti i paesi europei nella stessa condizioni».

Immunità, requisito chiave per ripartire

Test seriologici decisivi per valutare la sicurezza nel corso della ‘fase due’? Per Ranieri Guerra «i livelli di massima sicurezza per i lavoratori devono prevedere una valutazione dello stato immunitario. Credo sia dovuto alla salute del lavoratore ma sia anche un fattore fondamentale sul recupero di credibilità della singola azienda o struttura. La linea di tendenza ci fa pensare che l’immunità sia durevole, ma non sappiamo ancora quanto tempo persista. Sono per l’esecuzione periodica di tamponi». Il concetto di immunità comunque «stimiamo sia molto variabile in base alle zone d’Italia». Sui test sierologici: «Cercheremo di avere a disposizione il migliore perché non possiamo permetterci falsi positivi ed ancor più falsi negativi. Il tentativo è di avere un unico test per garantire riproducibilità e standardizzazione. La comparabilità del dato è fondamentale in una suddivione del campione (150 mila unità, ndR) per età, classe sociale, lavoro, luogo di residenza».

Le strutture per anziani e i tanti decessi

Tamponi nelle rsa ed agli anziani – tanti i decessi anche oggi -, ci si chiede perché non ci sia stata subito massima attenzione nelle strutture fra dpi e misure. Borrelli ha affermato che «il tema dei pazienti delle Rsa e dei decessi è venuto all’evidenza già da qualche tempo. Lo stesso Iss sta facendo un’indagine approfondita in tali strutture e non mi risulta sia conclusa. A quella potremo fare riferimento sul piano epidemiologico ma possiamo dire che, come Dipartimento nazionale in supporto alle sanità regionali, stiamo inviando medici ed infermieri alle Rsa. L’emergenza oggi è livello di medicine territoriali, non di ospedali. Ora stiamo mettendo in campo questo». Per Ranieri Guerra «la questione delle strutture extra ospedaliere è fondamentale. Il massacro che abbiamo visto deve essere un’occasione non da disperdere per ripensare seriamente al sistema di erogazione delle cure e di assistenza. Io stesso faccio parte di un’agenzia (l’Oms) che chiede al governo cosa sia accaduto e come mai. Le procedure devono essere vincolanti e l’Italia, con Turchia e Grecia, era già un paese-record per le resistenze antimicrobiche, non un buon segno. E anche questo è un tema all’attenzione del ministero e delle stesse Regioni. Infine il rafforzamento, forte e duraturo, di tutto l’impianto territoriale della sanità e dell’assistenza nel nostro paese: se abbiamo strutture eccellenti, dobbiamo avere anche sanità territoriali eccellenti. La ‘fase due’  – ha aggiunto – passerà per forza di cose attraverso territori rafforzati in grado anche di isolare i sospetti, ricostruire le reti di contatti, intervenire subito, distribuire i vaccini all’inizio della prossima stagione autunnale. Questa epidemia può essere prevenuta prima che sfondi le difese ospedaliere».

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