Laurea e sogno-acciaio Ecco i ‘nuovi’ ternani

Gli immigrati di seconda generazione si raccontano: «Vogliamo il bene dell’Italia e di Terni». E c’è chi vorrebbe scendere in politica

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di F.L.

Il sogno di essere assunti all’acciaieria, di entrare in politica «per migliorare l’Italia», oppure di andare lontano, ma lasciando il cuore sempre a Terni. «Perché questa è la nostra casa». Parole che potrebbero essere pronunciate da un ternano qualunque, ma che assumono un significato diverso se a dirle sono dei ternani ‘d’adozione’. Si chiamano migranti di seconda generazione e sugli oltre 12 mila stranieri residenti in città iniziano a rappresentare una fetta rilevante. Anik, Ana e Maninder rappresentano perfettamente questa nuova realtà: tutti e tre arrivati da piccoli in Italia con le rispettive famiglie, si sono radicati perfettamente, attraverso gli amici e gli studi, anche universitari. Oggi si sentono anche loro ternani a tutti gli effetti, anche se una patina, leggera, di diffidenza nei loro confronti continuano ad avvertirla.

Maninder Kumar

La scuola «Quando sono arrivato in Italia avevo 10 anni – spiega ad esempio Maninder Kumar, 21enne indiano – ho subito iniziato la quinta elementare a Narni, poi dopo le medie ho frequentato il liceo scientifico Gandhi. Finite le superiori ho deciso di iscrivermi ad Ingegneria industriale qui a Terni, ora sono al secondo anno. I primi tempi, a scuola, sono stati difficili perché in classe ero l’unico straniero e nessuno mi voleva vicino. Le cose poi sono migliorate, anche grazie agli altri genitori che hanno cercato di coinvolgermi, ma ancora oggi sento che è difficile sentirsi integrati al 100%. A Testaccio, la frazione di Narni dove vivo con i miei genitori e mia sorella più piccola, tutti ci conoscono e ci hanno ben accolto, lo stesso posso dire all’università, ma fuori da questi contesti non è affatto semplice essere accettati».

Aspirante politico Eppure Maninder, che non ha ancora la cittadinanza italiana, ha sogni molto simili a quelli dei suoi coetanei del posto. «Una volta laureato mi piacerebbe entrare a lavorare all’Ast o all’Alcantara – rivela -, so che non è facile, ma mettendoci l’impegno nulla è impossibile. E poi vorrei diventare presto italiano, l’Italia mi piace tanto e non vorrei lasciarla mai, mi piacerebbe votare e perché no, diventare un parlamentare per fare qualcosa per il Paese. Se ne avessi l’opportunità lo farei con molto piacere, d’altronde ormai mi sento più legato all’Italia che all’India».

Ana Pacheco Huaman

Doppio passaporto Ha invece già la doppia cittadinanza Ana Pacheco Huaman, 27enne di origini peruviane, che proprio venerdì ha completato il suo percorso di studi con la laurea magistrale in Relazioni internazionali all’Università La Sapienza. «Sono venuta in Italia con la mia famiglia quando avevo 12 anni – ripercorre la sua storia -. Era il 2002, ero l’unica straniera in classe e non sapevo una parola di italiano, ma ho cominciato subito a fare mille attività, tra i campi estivi e la parrocchia, e mi sono subito integrata. Ho frequentato l’istituto commerciale a Narni poi mi sono iscritta a Scienze politiche a Roma».

Comunità aperte «Chi studia o lavora regolarmente, senza chiudersi nella propria comunità – continua Ana -, non può sentirsi solo ed escluso. Io ho sempre cercato di prendere il meglio da entrambe le culture, quella peruviana e quella italiana. Certo, qualche commento poco carino c’è sempre, in generale sono più le persone anziane a farlo, spesso capita di sentirlo sull’autobus, ma non ho mai ricevuto insulti razzisti diretti a me». Quanto ai suoi desideri per il futuro, «il mio sogno – spiega – è lavorare in un’organizzazione internazionale, oppure in un’azienda che ha rapporti con l’estero. Capisco che a Narni e Terni sarà difficile, ma vorrei comunque rimanere in Italia».

Anik Hasibulshamim

Chi invece se ne andrà presto, pur assicurando che manterrà comunque uno stretto legame con Terni, è Anik Hasibulshamim, 21enne bengalese, da 18 nel Belpaese. «Concluso il liceo nel 2015, sono stato un anno e mezzo in Australia per studiare – spiega -. Ora sono tornato in Italia, rimarrò fino a settembre poi andrò in Inghilterra per frequentare Ingegneria informatica. Il mio futuro sarà dunque lontano da Terni, ma ritornerò spesso, quasi tutti gli amici sono qui. Io mi sono integrato bene, non ho trovato diffidenza, a scuola e nella cerchia di amici a Terni. Ho notato un leggero peggioramento nell’atteggiamento verso gli stranieri, ma Terni è una città fantastica per viverci, non ci sono mai stati tanti problemi con gli stranieri a livello di integrazione».

Obiettivo inclusione Proprio per favorire l’integrazione tra italiani e stranieri lavora Manuel Cocalon, presidente dell’associazione Sin Fronteras, che negli anni ha realizzato varie iniziative a favore dell’inclusione sociale degli stranieri,in particolare dei più piccoli. «Si parla tanto di immigrazione, spesso sotto l’aspetto negativo – commenta -, ma non bisogna generalizzare e mischiare le carte. Sui 12 mila stranieri che abitano a Terni solo una piccola parte possono rappresentare un potenziale pericolo per la sicurezza» . Quanto alle nuove generazioni, per Cocalon «la scelta di lasciare i rispettivi Paesi per cercare una vita migliore è stata nostra, siamo noi genitori i veri emigrati. I nostri figli l’hanno subìta e ora che hanno la propria vita qui, non possiamo chiedere loro di tornare a casa, non se ne parla» .

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