Pd Umbria: «Fioroni, sul lavoro meno slogan e più serietà»

Il responsabile lavoro Daniele Lombardini: «Non si capisce quale sia il ruolo di ‘cabina di regia’ nelle crisi industriali»

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di Daniele Lombardini
Responsabile lavoro – Pd Umbria

Ci sono due Umbrie: quella virtuale tutta slogan e progetti sempre in partenza della giunta Tesei e quella del faticoso quotidiano di lavoratori e imprese, in attesa di futuro da rincorrere come si può. E in questo matrix, sembra essersi smarrito l’assessore Fioroni che fatica, al netto delle dichiarazioni, a rispondere anche ai dubbi sollevati persino dagli stessi compagni di viaggio.

L’indomito timoniere dello sviluppo economico regionale ha infatti recentemente dichiarato che le imprese la ‘stanno affrontando con grande caparbietà la tempesta economica’ e che sarebbero in atto delle vere e proprie transizioni industriali che la Regione si propone di accompagnare e trasformare in opportunità. Già sdoganati nel frattempo altri due titoli in cerca d’autore: il Solar Attack e il Bando Myself. Speriamo abbiano maggior fortuna dei precedenti proposti dalla Regione.

Sembrano infatti aver perso l’abbrivio, per dirla a denti stretti, tutte le progettazioni già precedentemente annunciate. Dove sono finite le ‘valleys’ (l’Hydrogen e la Sustainable) annunciate dall’assessore? A giorni, ad esempio, ci sarà l’annuncio per Treofan di una nuova fase di ammortizzatori sociali, non di un progetto industriale. E che dire dell’impianto di produzione del grafene di Fossato di Vico che avrebbe dovuto porre le basi per un ‘salto in avanti’ dell’Umbria nel mondo dei nano materiali e della green economy? Perchè, tanto per rimanere alla fascia appenninica così bisognosa di risposte dal punto di vista occupazionale, sono gli stessi alleati di governo di Fratelli d’Italia ad essere preoccupati sull’effettiva costruzione di un biodigestore a Gualdo Tadino, in grado di produrre quel biometano necessario a sostenere la produzione della Saxa Gres?

Davvero non si capisce il ruolo di cabina di regia nelle crisi industriali aperte o tantomeno l’efficacia delle scelte regionali di settore in questi anni. I lavoratori, le loro famiglie, le imprese e le loro comunità di riferimento meritano rispetto e serietà. E soprattutto risultati, non continua propaganda.

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