«Ridicolizzato in Tv»: poliziotto risarcito

Terni, soprintendente della Mobile incasserà 5.000 euro da Mediaset: 13 anni dopo, ma meglio tardi che mai

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Da agente del reparto Mobile della questura di Roma, si era ritrovato a gestire il putiferio scoppiato in mezzo al prato dell’Olimpico durante la sfida di Champions League fra Roma e Galatasaray del 13 marzo del 2002. Una sorta di ‘rodeo’, con botte fra i giocatori delle due squadre, con la squadra turca scatenata anche contro la polizia italiana. Fatti che ancora oggi vengono ricordati per le tensioni diplomatiche che ne seguirono.

‘Gogna’ mediatica Dopo aver svolto il proprio dovere in mezzo a quel marasma – riuscendo anche a calmare alcuni fra i più esagitati, come il calciatore Lima della Roma – l’agente, oggi soprintendente della squadra Mobile di Terni, si era ritrovato sugli schermi della trasmissione Studio Sport di Italia Uno, descritto (e additato, con tanto di cerchio rosso sul volto ben in vista) come ‘uno degli agenti più disturbati, pronto a gettarsi nella mischia e con il casco in mano per ostacolare e non per proteggersi’.

La denuncia Ovviamente la cosa non gli era andata giù e al servizio televisivo aveva fatto seguito una denuncia per diffamazione nei confronti dei responsabili della trasmissione sportiva. Il giudizio penale si è concluso con la prescrizione, ma in sede civile l’agente – assistito dall’avvocato Massimo Proietti del foro di Terni – si è visto riconoscere un risarcimento di 5 mila euro per i danni, materiali e non, subiti in seguito a quella sorta di ‘gogna’ mediatica.

Risarcito La sentenza, emessa dal tribunale civile di Terni, è stata accolta con favore tanto dal poliziotto quanto dal suo legale: «Dopo oltre una decade di battaglie giudiziarie – afferma l’avvocato Proietti -, la soddisfazione è essere riusciti a dimostrare, contro un ‘colosso’ che si è difeso in tutti i modi e strenuamente, che avevamo ragione. La diffamazione c’era, a fronte di un operato, quello dell’agente, corretto e lineare. I disordini – spiega il legale – non furono certo causati dalla polizia. La sentenza rende giustizia all’agente e a tutti quelli che, di fronte a quella situazione estrema, hanno operato in maniera corretta».

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