Terni, Comune e Provincia senza pace: si va al Tar per il trasporto scolastico

Palazzo Spada impugna l’annullamento in autotutela deliberato da palazzo Bazzani. Focus sugli studenti con disabilità delle superiori

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di S.F.

Il ricorso depositato venerdì

Comune e Provincia di Terni, non c’è pace nei rapporti. Succede allora che all’orizzonte si profila un altro scontro e questa volta i due enti – nel caso dei consiglieri era stato Stefano Bandecchi a farsi avanti, ma non in qualità di sindaco – se la dovranno vedere al Tar: venerdì è stato depositato un ricorso riguardante l’annullamento in autotutela della delibera di consiglio provinciale sul trasporto scolastico. Altra lite dopo quella sviluppatasi sul dimensionamento scolastico 2024/2025.

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La bagarre

La conferma arriva ben presto su entrambi i fronti: è il Comune ad aver impugnato la delibera di palazzo Bazzani che, in sostanza, ha annullato in autotutela lo schema di convenzione – la delibera è del 27 luglio 2022 – tra palazzo Spada e la Provincia per il trasporto scolastico degli studenti con disabilità della scuola secondaria superiore. Il nodo è chi deve pagare in estrema sintesi e le cifra in ballo non è proprio bassa. Come raccontato in estate, la storia inizia dall’ottobre 2022 quando la direzione istruzione del Comune ha inviato alla Provincia una richiesta di pagamento da 894 mila euro, ovvero la cifra per trasporto/assistenza a bordo/assistenza scolastica degli studenti diversamente abili delle superiori erogata dall’amministrazione comunale tra il 2011 e il 2022. In avvio di 2023 le rispettive dirigenti alle attività finanziarie – Stefania Finocchio e Grazia Marcucci – si sono confrontate per la partita debiti/crediti: tutto risolto, ma con il Comune che in quel caso ha chiesto 221 mila euro. Risposta? No, non sarebbero dovute per una legge regionale.

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Il ricorso

L’ultimo step estivo è quello che scatena il ricorso al Tar del Comune. La Provincia, dopo aver ricevuto i pareri della sezione regionale di controllo della Corte dei conti e della Regione Umbria, ha chiuso l’iter per l’annullamento in autotutela del proprio atto. Motivo? La conferma «della illegittimità della deliberazione, adottata sulla base di una erronea interpretazione della normativa in materia». D’altronde da Perugia era stato spiegato che «in assenza di specifici accordi le funzioni sono in capo al Comune di residenza dell’alunno». Se attuata infatti «determinerebbe per la Provincia un illegittimo esborso di denaro e, più in generale, oneri ed impegni attribuiti per legge alle competenze di altri enti». Tutto in mano al Tribunale amministrativo regionale.

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