Terni, costretta allo ‘scambismo’: processo

«Inginocchiati, io sono il capo» e giù botte, minacce e umiliazioni. Anche davanti al figlio minore. Processo per il compagno 39enne

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La vicenda è decisamente pesante. Perché si parla di maltrattamenti psico-fisici, minacce di morte, umiliazioni. E perché di mezzo c’è anche un bambino di pochi anni – figlio della coppia – che, in un più di un caso, avrebbe assistito alle violente azioni messe in atto dal padre, un ternano di 39 anni, nei confronti della compagna 45enne. Dall’ottobre del 2017 l’uomo è sottoposto al divieto di avvicinarsi alla ex ed ora deve difendersi dalle accuse messe nero su bianco dalla procura di Terni – pm è Marco Stramaglia – sfociate nel processo in corso. L’ultima udienza di fronte al tribunale monocratico di Terni – giudice Dorita Fratini e vpo Cinzia Casciani – si è tenuta giovedì.

La gelosia

L’uomo – difeso dall’avvocato Maurizio Cecconelli – è accusato di ‘maltrattamenti in famiglia’ per fatti avvenuti dal 2011 in poi, fino all’applicazione della misura personale da parte dell’autorità giudiziaria a seguito delle indagini condotte dalla polizia di Stato. Non solo scenate di gelosia, dai risvolti grotteschi e al tempo stesso persecutori, come quando la pedinava o le vietava di incontrare altre persone, cronometrando persino il tempo che la donna impiegava per raggiungere il posto di lavoro, salvo poi chiamarla per accertarsi dove fosse o ‘sequestrarle’ il telefono cellulare per monitorare qualsiasi contatto, cancellandole pure la rubrica personale.

Il ‘capo’

Le azioni del 39enne, in alcuni casi, sarebbero andate ben oltre. Perché il ‘capo’ era lui, e ci teneva spesso a ribadirlo. Come quando l’aveva costretta ad inginocchiarsi di fronte a lui ed a scusarsi per non aver eseguito i suoi ‘ordini’. Il tutto condito a volte da insulti pesanti e botte davanti al figlio minore. «Io so dove menarti e non lasciarti i segni» ma quel pugno che le aveva spostato l’osso mandibolare, aveva avuto conseguente tutto fuorché ‘invisibili’. Fra gli episodi denunciati, uno del marzo 2016 vedeva la poveretta nuovamente inginocchiata e minacciata con un coltello: «Se non mi chiedi scusa, ti sgozzo davanti a tuo figlio».

Obbligata allo ‘scambismo’

Ma non è tutto. Perché la 45enne sarebbe stata anche costretta a frequentare coppie di scambisti ed anche filmata in atteggiamenti intimi, a sua insaputa: «Se te ne vai di casa, pubblico tutto» le aveva detto. Un tema, quello sessuale, che torna anche sulle esibizioni della donna svestita nei pressi della finestra della camera da letto, imposte dal compagno in una sorta di ‘gioco’ dove il piacere stava nel simulare che qualcuno la guardasse. Accuse e contestazioni finite nelle carte del processo in corso e che vedrà la prossima udienza a fine marzo. La donna figura nel procedimento come parte civile, assistita dall’avvocato Paola Di Paolo.

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