«Terni è debole, l’Umbria è il virus»

Nuova, dura, presa di posizione delle liste civiche che hanno dato vita al nuovo soggetto unico: «Il centrosinistra affonda »

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Unione Civica per Ternidi Unione Civica per Terni

“Terni sarà più forte se sarà più forte l’Umbria e l’Umbria sarà più forte se Terni sarà più forte”. Sono frasi di questo tipo che ancora sentiamo aleggiare dai nostri vertici istituzionali mentre la situazione precipita. E’ l’ennesimo esempio di frase vuota, l’ennesimo inganno ontologico consumato dagli amici della Regione ai danni dei ternani e di Terni.

Questi inganni appaiono più odiosi perchè ancora una volta ‘ternani’ si offrono ad esserne strumento. Sono 45 anni che il regionalismo come un virus malefico ha debilitato Terni. Il miracolo casomai è come questa città stia ancora resistendo e non muoia.

Su questo aspetto; l’ostinata capacità alla sopravvivenza di Terni, il fastidio della Regione è sempre più palese. Si pensa che si possa citando detti, motti, frasi celebri, dati artefatti cancellare la realtà. Ci si illude che le forbite spiegazioni fatte da pseudoumili che mielatamente attraverso un processo logico deduttivo ci spiegano in maniera inoppugnabile come sia meglio che le decisioni che ti riguardano siano prese da altri, siano sufficienti a cancellare la realtà.

Non lo sono. Questa città deve tornare a pensare per composizioni di immagini. Guardare e non ascoltare più. Ricordi quello che ha visto. Immagini quello che potrà vedere.

Prima immagine
1973: Terni 115.000 abitanti, Perugia 123.000.
Oggi: Terni 115.000 abitanti, Perugia 170.000.
Spiegazione: a Terni è stato bloccato lo sviluppo per convogliare enormi risorse e ricchezze nell’Umbria del nord.

Seconda immagine
Ognuno di noi, come in guerra, ha perso qualcuno. Negli ultimi 15 anni almeno 15\20 mila giovani ternani di alta professionalità sono stati costretti ad emigrare. Circa 3 mila di loro sono iscritti all’Aire (Anagrafe italiani residenti all’estero). La città ha avuto in cambio in maggioranza badanti, manovalanza di bassa formazione culturale e purtroppo violenza prima sconosciuta e delinquenza.

Regione Umbria: circa 1400 dipendenti oltre il 90% nati tra Perugia e l’Umbria del nord. Senza contare gli enormi carrozzoni, agenzie, università e similaria che hanno contribuito a gonfiare come un rospo la galassia regione Umbria sottraendo risorse allo sviluppo, alle infrastrutture ed alla innovazione a Terni.
Spiegazione: è stato compiuto un killeraggio scientifico di ogni qualità di ogni vocazione di ogni ambizione ai danni dei nostri figli per agevolare i figli degli altri.

Terza immagine
Teletrasporto nel terzo mondo attraverso un buco spazio temporale. Come avviene? Facile, fatevi un giro nell’ospedale di Perugia, poi di Gubbio, poi di Foligno e poi improvvisamente, in tempo reale, sarete nel terzo mondo una volta entrati in quello di Terni. Fortunatamente ancora solo per la struttura perché nonostante tutto le professionalità a Terni sono di primo livello, forse le migliori in Umbria. Ma, tranquilli, si stanno attrezzando per azzerare anche quelle.

Quarta immagine
La cascata delle Marmore, la Centrale di Galleto. L’oro bianco prodotto a Terni. Quest’anno 110 milioni di euro di utili, non una lira dei canoni idroelettrici ritornata a Terni dalla regione.
Spiegazione: Terni è solo un limone da spremere.

Quinta immagine
Tassa Tevere Nera. Solo i ternani la pagano. Ovviamente dopo aver pagato le tasse che servono per tutta la regione per lo stesso motivo.
Spiegazione: Terni è solo un limone da spremere fino alla fine.

Le immagini potrebbero continuare. Terni si salva solo se cessa prima possibile questo male incurabile chiamato regione Umbria. Dopo il referendum istituzionale nell’avvio della risistemazione territoriale Terni deve guardare ad una nuova macroregione dividendo le proprie sorti dal quelle dell’Umbria del nord.

Il progetto Civiter sia propedeutico per la macroregione appenninica. Civitavecchia, Viterbo, Terni, Spoleto Valnerina e Rieti, che dialogano con Roma capitale.

Ma ovviamente, nessuno di questi temi esiziali per il futuro di Terni e dei ternani ha trovato spazio nel decalogo del sindaco.

Neanche un cenno ai rapporti con la Regione, neanche il barlume di una visione, nessuna volontà di difendere la città. Terni ha bisogno di riconoscere la sua storia. Ricostruire una sua identità. Sembra che tutti noi non siamo altro che una brodaglia umana indifferenziata senza radici che è qui solo di passaggio e quindi non realmente interessata a questo luogo.

Su questa sfida culturale il centro sinistra ternano affonda, perdendo inesorabilmente terreno e consenso senza realmente capirne il perché. E’ nel sindaco biodigestore umano di ambizioni, speranze, progetti e tensioni che tutto si consuma senza mai nulla cambiare.

Nessun futuro allora per la conca ternana? Neanche quello, da noi proposto al sindaco, in qualità di presidente della Provincia, di stimolare e di avviare i processi referendari per dare vita ‘al grande Comune della conca ternana’, che utilizzando le risorse ed i vantaggi che mette a disposizione il governo attraverso le leggi finanziarie per quei comuni che decidono di fondersi, farebbe di Terni, Narni, San Gemini e Stroncone un nuovo comune di 160.000 abitanti che per 10 anni beneficerebbe del doppio dei contributi statali.

Prenderebbe vita la più importante piattaforma logistica naturale alle porte di Roma capitale. Una città di primaria importanza per la nuova macroregione appenninica destinata a diventare in pochi anni la cerniera di collegamento fra la capitale e tutta l’Italia Centrale.

Ma si sa ormai il centro sinistra a Terni, dopo innumerevoli riunioni e approfondimenti, sembra condannarsi a manifestare solo e sempre la propria subalternità culturale, politica e amministrativa alla regione.

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