Terni, morto al Cmm: «Ministro ‘muto’»

Chiedono giustizia i familiari di Moreno Francesconi, il vigilantes morto sul posto di lavoro: «Alfano ha snobbato due interrogazioni parlamentari. Una vergogna»

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I familiari di Moreno Francesconi, il 57enne ternano ucciso da un malore la notte del 30 dicembre del 2012 all’interno del Centro multimediale di Terni, dove stava svolgendo il turno di notte da solo come addetto alla vigilanza, tornano a chiedere giustizia. E questa volta a pesare è la mancanza di risposte – dopo quella depositata il 30 ottobre del 2015 – anche all’interrogazione parlamentare (QUI IL TESTO INTEGRALE) presentata lo scorso dai deputati del M5S – prima firmataria Tiziana Ciprini – e diretta al ministro dell’interno Angelino Alfano.

L’interrogazione I parlamentari chiedono di sapere «se trovi conferma che il signor Moreno Francesconi fosse privo della qualifica di guardia giurata; se trovi conferma che la società Athena scrl, per la quale il dipendente deceduto prestava servizio, e quest’ultimo fossero privi della licenza e del decreto prefettizio per esercitare l’attività di vigilanza privata e per quale motivo lo stesso si trovasse nei locali del Cmm nella notte del 30 dicembre 2012;  di quali elementi disponga il ministero, per quanto di competenza, in merito all’inizio dell’attività lavorativa del signor Moreno Francesconi e di altri dipendenti di Athena all’interno della struttura Cmm;  quali opportune iniziative di competenza, alla luce dei fatti descritti in premessa, intenda porre in essere il ministro al fine di verificare il rispetto della normativa di legge prevista dal Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza anche in tema di affidamento del servizio di vigilanza nel caso di specie, per fare luce su tutti gli aspetti di questa triste vicenda».

Le domande Alle due interrogazioni presentate dal M5S, come detto, non c’è stata finora risposta. E ad intervenire è il figlio del 57enne deceduto: «È giusto questo silenzio da parte di un ministro chiamato in causa con due interrogazioni parlamentari? – si chiede Niccolò Francesconi -. È giusto pensare a tutto tranne che a rispondere alle richieste dei cittadini italiani e ad interrogazioni parlamentari presentate riguardo una morte sul lavoro? È normale che un lavoratore venga trovato privo di vita sul posto di lavoro, dal figlio, senza che nessun altro si sia accorto di nulla? Un lavoratore che percepiva mille euro al mese non merita rispetto? Domande semplici per le quali invito il ministro dell’interno a rispondere».

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