Protocollo d’intesa tra ministero Infrastrutture, Regione Umbria, Comune di Terni e Ater per il contratto di quartiere 2 siglato il 9 marzo 2007. Approvazione del progetto esecutivo da 3,5 milioni di euro il 2 agosto di dodici anni fa e accordo per la realizzazione delle opere – appalto aggiudicato con ribasso del 46,13% – sottoscritto il 12 settembre 2012. Poi tanti problemi, perizie, sopralluoghi e riqualificazione del complesso di San Lucio non ultimato. Ora c’è una nuova ‘puntata’ a quattro mesi dall’annuncio dello schema di accordo per proseguire il restyling: da palazzo Spada c’è stato il via libera per la messa in mora della Siti Appalti s.r.l. Di Cisterna di Latina, la società coinvolta nell’iter. L’obiettivo è semplice, recuperare quasi 500 mila euro.
SAN LUCIO E CONTRATTO QUARTIERE, IL RILANCIO: SI PUNTA AL 2022
L’aggiornamento
La storia è più che nota – si parla del recupero di tre delle palazzine presenti nel quartiere, i centri diurni sono stati aperti senza problemi – e di recente il Comune in tal senso ha esposto un nuovo protocollo d’intesa per completare la riqualificazione entro il 2022. Cosa hanno fatto i tecnici comunali per fare il punto della situazione? Numeri alla mano, è stato approvato il quadro economico generale aggiornato dopo la risoluzione del contratto con la Siti – non è cosa delle ultime settimane – e soprattutto lo stato di consistenza, tutto utile per cercare di capire i danni e le somme da ricevere per i numerosi guai sorti nel corso del tempo.
LO SCHEMA DI ACCORDO TRA COMUNE E ATER: DOCUMENTO
Le cifre e i motivi
Si parte dall’importo più rilevante, ovvero il totale: palazzo Spada, tra un conteggio e l’altro, ha stabilito che la cifra a capo della Siti è pari a 486 mila 888 euro. Mezzo milione di euro dovuto a diversi fattori: c’è una penale per ritardata fine dei lavori di 40 mila 500 euro (così risulta dal verbale di accertamento), danni da infiltrazione del manto impermeabile del tetto e sgombero degli arredi abbandonati per 17 mila 870 euro, i maggiori oneri per il riappalto delle opere non eseguite e di completamento ai fini del collaudo per 308 mila euro, detrazioni da ricalcolo contabilità per 113 mila euro, rilascio della certificazione ascensore Moma Elevators per oltre 4 mila euro e la manutenzione straordinaria per fermo macchina ascensore da 2 mila euro. In che modo cercare di averli? Con la messa in mora. A occuparsene è il Responsabile unico del procedimento, l’architetto Mauro Cinti. Per lui c’è stata l’autorizzazione a procedere – metà giugno – del dirigente Mauro Manciucca.
La fretta
Poi c’è l’altra questione. C’è necessità di« pervenire al più presto alla redazione del collaudo finale e la conseguente consegna degli immobili all’ufficio alloggi. Si rende necessario eseguire una serie di lavorazioni anticipando le opere di riappalto generale». In questo caso l’importo totale è di 100 mila 870 euro: 8 mila e 300 per riparazione delle infiltrazioni d’acqua per la rottura di alcune guarnizioni dei tappi di chiusura degli impianti idrici, 16 mila per mettere una pezza ai danni da infiltrazione acqua meteorica dovuta«a cattiva esecuzione delle guaine impermeabili», 2 mila e 500 euro per completamento strutturale della palazzina 1, 6 mila per la pulizia del cantiere e smaltimento rifiuti speciali abbandonati, 5 mila e 500 per la muratura delle finestre della palazzina numero 1, 15 mila per lo smontaggio del ponteggio lasciato lì, 12 mila per ultimare la fornitura dei contabilizzatori di calore delle palazzine 4 e 5, 4 mila e 200 per il rilascio della certificazione dell’ascensore e quasi 4 mila per il ripristino dei giunti. Il Comune li prenderà da un capitolo – avanzo vincolato – relativo al 2017. In generale c’è da reimpiegare nell’appalto una somma di 1 milione 148 mila euro.