di M.T.
Mettiamola così, Sergio: se ti avessero detto che, ad un anno dalla tua morte ti avrebbero dedicato una mostra, scegliendo un po’ delle tue foto più belle, tu avresti fatto una delle tue smorfie più clamorose. Poi ti saresti acceso una sigaretta e, solo dopo un paio di boccate, avresti chiesto con quel solito sorriso sghembo: «E chi le sceglierebbe?». E avresti buttato fuori il fumo tutto insieme. Perché tu eri Sergio Coppi, il ‘fotografo ambulante’.
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Un anno Già, perché è passato giusto un anno da quando te ne sei andato. Da allora, Sergio, due sono le possibilità: o qui è cambiata la luce, o tu eri quello capace di ‘leggerla’ come nessun altro. Ma magari io sono di parte e mi sbaglio.
‘ARTE IN CORSO’, UN’ALTRA MOSTRA
Il ricordo Insomma, mettiamola così: i tantissimi che, senza dubbio, avevano pensato – in una città che si era candidata a capitale della cultura – di dedicare una mostra a Sergio Coppi, hanno avuto paura di non essere capaci di fare una selezione degna. Sicuramente è per questo che non ne è stata organizzata nessuna. Come non c’è stato nessuno che lo abbia ricordato.