Trasporti in Umbria: «Ex Fcu pericolosa»

Duro affondo del Movimento 5 Stelle dopo l’audizione in regione dell’ad Fagioli. Andrea Liberati e Maria Grazia Carbonari: «Scarsa sicurezza, serve una vera progettualità»

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di Andrea Liberati e Maria Grazia Carbonari
consiglieri regionali Movimento 5 Stelle

E’ ormai imminente la tempesta perfetta per le ferrovie umbre: sotto il velo della consueta propaganda, l’ex FCU registra una crisi di liquidità tanto clamorosa quanto prevedibile, con rischi occupazionali evidenti -altro che ritardi sulla sola quattordicesima!

Sono anni che denunciamo la mala gestio del TPL umbro, ma finora sbattevamo contro estesi muri di gomma. Adesso sta drammaticamente suonando la sveglia: i protagonisti rispondano subito del disastro cagionato.
Siamo dinanzi alla logica conseguenza di un servizio strapagato, ma di scadente qualità, condotto malamente e, da anni, senza le necessarie manutenzioni ordinarie, figurarsi quelle straordinarie.

Audito in commissione Trasporti regionale, il direttore dell’esercizio ha affermato qualche giorno fa che, al di là dei nuovi standard nazionali, magna pars della linea non risponde più ai requisiti di sicurezza, tanto che alcune tratte sono state chiuse oppure la velocità è stata ridotta perfino a soli 10 km/h! Come sono stati spesi -dove sono stati gettati, melior- allora i tanti milioni assegnati alle manutenzioni?

Eppure la Giunta Marini, pure negli ultimi mesi, non aveva esitato a raccontare bugie su bugie. Si pensi alla Ponte S. Giovanni-S. Anna: è stato detto e ribadito che l’improvvisa interdizione al traffico in pieno inverno era causata da immediati lavori di riqualificazione e raddoppio, ma la realtà emersa in audizione è ben diversa. Quella tratta fu infatti urgentemente chiusa durante la stagione scolastica, perché ne fu accertata l’assenza dei parametri minimi di sicurezza, mentre gli annunciati lavori non sono ovviamente iniziati.

Indecente, poi, che questa politica parolaia stia ancora dibattendo del collegamento diretto via Freccia verso il Nord e il Sud Italia: escluse le Isole e la Val d’Aosta, la regione Umbria è l’unica della penisola priva di treni di qualità in fermata locale, pur avendo la Direttissima lungo il confine occidentale della regione e la Orte-Falconara su quello orientale.

Mancano convogli veloci, ma si continuano nondimeno a spendere cifre ultramilionarie -oltre € 200 milioni- per la convenzione esaennale col Gruppo FS, il famigerato Contratto di Servizio, senza mai mettere in discussione alcunché. Non lamentiamoci poi se Perugia, Assisi, Orvieto, Spoleto, ma anche Terni e Foligno perdono quotidianamente grandi chances sul fronte degli affari e dello sviluppo economico: se il primo elemento di valutazione da parte di possibili investitori -e anche di non pochi turisti e studenti- è quello logistico, la dirigente in aspettativa di Legacoop, Catiuscia Marini, sembra invece fiera di tenere in ostaggio la nostra regione, tuttora in una condizione di minorità, disconnessa dal mondo -come parimenti dimostra anche la penosa storia dell’Aeroporto ‘San Francesco’, da sempre senza infamia e senza lode.

L’elemosina di un ‘arretramento’ del treno Freccia da Arezzo, così come la stralunata e inutile ‘Medioetruria’ in Toscana sono conseguentemente le tipiche non-risposte di questa politica, fatta di amministratori conformisti, immobili, senza fantasia, senza slanci, senza amore, senza interesse per il futuro dei nostri concittadini.

L’auspicio è che la costituenda commissione di inchiesta regionale su Umbria Mobilità, fortemente voluta dal M5S, sia utile non solo a spazzare via le tante menzogne propalate per decenni, zavorre del passato e del tempo presente, ma serva soprattutto a ricostruire una vera progettualità trasportistica per l’Umbria, finora del tutto inesistente.

 

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