Terni, Seven to Stand: la Grasso ‘collabora’

La fisioterapista arrestata insieme ad altre cinque persone per il metodo di ‘cura’, risponde alle domande del gip e torna in libertà

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Un interrogatorio evidentemente ritenuto sufficiente tanto dall’accusa, rappresentata dal pm Marco Stramaglia, quanto dal gip Simona Tordelli, visto che il primo ha dato il parere favorevole alla decisione assunta giovedì mattina dalla seconda: la revoca della misura cautelare applicata nei confronti di Annalisa Grasso, la fisioterapista arrestata insieme ad altre cinque persone nell’ambito dell’operazione con cui la squadra Mobile di Terni ha portato alla luce una vasta truffa ai danni di decine di pazienti affetti da sclerosi multipla, basata sul metodo di ‘cura’ Seven to Stand’.

‘SEVEN TO STAND’, ANNULLATA L’ORDINANZA

L’interrogatorio La donna, assistita dall’avvocato Italo Carotti di Rieti, si trovava già agli arresti domiciliari e decisivo sarebbe stato proprio l’interrogatorio a cui si è sottoposta nei giorni scorsi, utile a chiarire tutta una serie di aspetti interni al gruppo che, per gli inquirenti, avrebbe costituito una vera e propria associazione per delinquere finalizzata alla truffa. Nei giorni scorsi il Riesame aveva annullato l’ordinanza di custodia cautelare e rimesso in libertà quattro degli arrestati: il medico Pierluigi Proietti, l’ingegnere biomedico Edoardo Romani, il farmacista Giovanni Domenico Petrini e il ‘factotum’ Claudio De Marco.

Come funzionava Di fronte al gip Tordelli la donna ha spiegato come non solo il dottor Proietti, ma anche De Marco in diverse occasioni avrebbe accolto i pazienti in camicie bianco e come gli stessi siano stati visitati anche dal suo compagno, Fabrizio De Silvestri, l’ideatore del metodo di cura finito nella bufera e attualmente ristretto ai domiciliari in attesa della decisione del tribunale sull’istanza di revoca della misura presentata dai suoi legali. Di contro – stando alla fisioterapista rimessa in libertà – i farmaci sarebbero stati somministrati da Pierluigi Proietti che avrebbe consegnato direttamente i flaconi, spesso privi di scritte e indicazioni, agli stessi pazienti.

Naturopatia e musica Nell’interrogatorio si è parlato anche di naturopatia, visto che il De Silvestri aveva ottenuto una qualifica ad hoc. Proprio la naturopatia, inizialmente prevista nel protocollo di ‘cura’, sarebbe stata poi eliminata per ridurre i costi dell’attività: vale la pena ricordare che il gruppo incassava da 1.500 ai 4 mila euro a paziente. Ma ‘Seven to Stand’ prevedeva anche una ‘terapia musicale’, in particolare l’ingegnere biomedico Edoardo Romani, anche in ragione del diploma conseguito al conservatorio, si sarebbe occupato di scegliere i brani da far ascoltare ai pazienti con le cuffie, per farli rilassare.

Marcia indietro Infine Annalisa Grasso ha anche spiegato alcuni aspetti del suo rapporto con il gruppo e in particolare con Fabrizio De Silvestri. Quest’ultimo, affetto da sclerosi multipla, non si sarebbe curato solo con i ‘suoi’ farmaci, ma anche con altri normalmente reperibili in farmacia. Dissapori, fra i due, c’erano ed erano legati soprattutto al ‘merito’: la fisioterapista riteneva che la sua attività basata su esercizi e manipolazioni fosse importante almeno quanto i farmaci somministrati ai pazienti. De Silvestri non era sempre concorde sul punto e non avrebbe evitato di farlo presente. Infine, dubbi sono stati espressi dalla donna – a posteriori – in merito all’efficacia del metodo di cura: a precisa domanda del giudice avrebbe spiegato che oggi, alla luce di quanto accaduto, probabilmente non consiglierebbe ai pazienti di seguire ‘Seven to Stand’.

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