Arconi di Perugia: «Danno irreparabile»

In poche ore una petizione ha girato mezza città per fermare un cantiere «dannoso e lesivo. Ripensarlo per l’immagine della città»

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Lo avevano comunicato nei giorni scorsi, durante l’incontro con i più illustri accademici della città e alla presenza, anche, del consigliere di maggioranza Franco Ivan Nucciarelli.

Online Ora la petizione è diventata realtà e, nel giro di poche ore, sulla piattaforma change.org ha raggiunto tantissime persone. Tra i promotori dell’iniziativa associazioni, esperti, professori universitari ma anche semplici cittadini e studenti universitari convinti che, sul cantiere di piazza della Rupe, bisogni fermarsi un attimo a riflettere prima di proseguire nella strada intrapresa.

IL PARERE DEL CONSIGLIERE NUCCIARELLI

Il professor Grohmann all’incontro

La storia «Perugia, con la sua storia plurimillenaria, conserva una serie di testimonianze significative del passato che rappresentano l’essenza stessa della città e uno dei principali elementi di attrazione per cittadini e visitatori. – si legge nel documento – Nel tempo le collettività vissute in questo spazio hanno selezionato, spesso distrutto, architetture e aree ereditate dal passato, per adattarle a nuovi bisogni e funzioni. Ciò ha fatto sì che nel tessuto urbano, particolarmente in quello racchiuso dalle antiche mura – sia quelle etrusco-romane, sia quelle medievali – si siano venuti a sommare reperti di epoche molto distanti. Fra questi gli Arconi, che sorreggono la piazza del Sopramuro, oggi piazza Giacomo Matteotti, richiedono la massima attenzione nel restauro e, ancor prima, nella scelta di un utilizzo compatibile con la loro natura. Il tema del loro riuso – ripensato assieme a quello degli altri contenitori materiali e immateriali di altissimo valore identitario – necessita tassativamente di una visione complessiva da parte di chi è chiamato a decidere le sorti dello spazio urbano nel lungo periodo».

Il cantiere

Luogo simbolo «La vicenda costruttiva del ‘Sopramuro’ è una delle pagine principali di storia che ha dato impulso ai successivi accadimenti attorno ai quali si è sviluppata una serie fondamentale di trasformazioni, e rappresenta quel valore storico e sentimentale che, di fatto, cristallizza l’aspetto e la sostanza di uno dei luoghi simbolo della città. Questo il dato fondamentale di cui tener conto che, per definizione, è esente da valutazioni soggettive». Questo non significa, si legge nella petizione, che non si debba o si possa più proseguire nella strada dell’innovazione, ma che «mettere le mani su di un tale coacervo di monumentalità comporta ineludibili cautele, che non è in alcun modo possibile disattendere».

Biblioteca incompatibile Alla luce di queste considerazioni cittadini e associazioni promotori dell’iniziativa ritengono che la destinazione degli Arconi a biblioteca sia incompatibile con la natura del monumento da conservare e valorizzare, tanto da aver prodotto interventi che destano seri interrogativi sulla correttezza del restauro e delle procedure poste in atto. «In particolare – e queste sono le osservazioni – il Murus Civitatis, all’origine del complesso monumentale, visibile e integro per secoli, malgrado anche gli utilizzi impropri succedutisi nel tempo, risulterà occultato da sovrastrutture inadeguate richieste da servizi e impianti tecnologici funzionali alla biblioteca».

Il progetto ‘modificato’

I corpi aggettanti risultano, invece, «gravemente lesivi della leggibilità del monumento. In altri termini, sono diventate preminenti le strutture aggettanti in cemento armato a scapito di quelle antiche, che sarebbero dovute essere oggetto di conservazione e valorizzazione». Oltre alla produzione di nuovo suolo urbano e al mancato riconoscimento del valore storico artistico della struttura, «L’aver vincolato l’intervento a procedure legate a finanziamenti cogenti ha fatto il resto. Le presunte difficoltà nel poter recedere o meno dai propositi connessi con l’uso programmato delle architetture (biblioteca) ha imposto, infatti, di procedere nei lavori, anziché fermarsi e dedicarsi a una doverosa riflessione sulle scelte operate».

Altre scelte Non si comprende, infine, come possa avere un positivo ritorno di immagine e di utilità, per la città, la creazione di un ulteriore polo bibliotecario anziché pensare a una funzione più direttamente connessa al flusso di cittadini e turisti che in quel luogo si è scelto di portare. «Pertanto, tenuto conto che anche da altre scelte improvvide e dannose , come il finanziato, progettato e appaltato edificio a San Bevignate, si è potuto recedere, nulla vieta che anche in questo caso un sereno ripensamento su una questione capitale per l’immagine della città, più che auspicabile, sia necessario; a maggior ragione, se si tiene conto che l’intervento degli Arconi s’innesta direttamente nel monumento e non solo nel contesto ambientale».

La vista dall’alto

I danni economici eventuali, poi, sono tutti da verificare. Sarebbero comunque inferiori – concludono – a quello derivante dal dover convivere con un monumento irrimediabilmente snaturato e dal dover fare i conti con l’immagine negativa che si proietterebbe sulla città, accusata di scarso rispetto e ancor minore sensibilità nei confronti del proprio patrimonio culturale. Alla luce di tutto ciò i firmatari chiedono la sospensione immediata dei lavori e la creazione di un tavolo di concertazione che riunisca, oltre a tutti i soggetti aventi titolo, una significativa rappresentanza della cittadinanza e delle sue associazioni.

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