Pil Umbria, Paparelli: «Fermenti positivi»

Il vice presidente della Regione Umbria non gradisce gli appunti sul Pil fatti da Cgil (su dati Bankitalia). I numeri e i fatti, però, quelli sono: giocarci può essere pericoloso

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Fabio Paparelli

di Fabio Paparelli
Vice presidente della Regione Umbria

Caro direttore,
sento il dovere di scriverti per l’ennesima volta in merito all’andamento del Pil Umbria ( un dato che tra l’altro non ha più lo stesso valore di una economia preglobalizzata).

Il trend negativo del Pil in Umbria ( -15,2%) si è registrato principalmente tra il 2007 ed il 2012, -13% circa, il 2013 è stato un anno di sostanziale stagnazione, mentre nel 2014 il Pil è sceso ancora 2014 (-2% circa).

Il dato vero da analizzare è 2007-14 dove l’Umbria, anche, per la caratteristica di una economia molto flessibile ha avuto una performance più che negativa . Il triennio 2015-17 , al contrario mostra i segni di una economia in lenta ma costante ripresa. In particolare abbiamo il dato reale ufficiale Istat del 2015 con un + 2,9 % ( contro un +0,2 medio del centro Italia), terza performance italiana, tra le Regioni, possiamo contare poi sulle stime del 2016, che nonostante il sisma sono in terreno positivo (tra +0,6 +0,9% l’aumento stimato del Pil ) e le prestime 2017 sicuramente in linea con il paese che si attesterà sul + 2%.

Quindi il -15,2 %, cui si continua a far ripartire ferimento, si converrà, è imputabile al periodo 2007-14, mentre nell’ultimo biennio il Pil è cresciuto dal 3,5 al 4%.

Ció non vuol dire che la crisi sia del tutto superata , che non permangano criticità e che non abbiamo bisogno , specie dopo il sisma, di un nuovo patto ed una visione dello sviluppo nuova, che, dopo le polemiche estive costruendo insieme con le parti sociali. L’obiettivo è duplice, condividere una analisi per utilizzare al meglio le risorse che vengono dal Fesr, dal terremoto, da industria 4.0 e dalle aree di crisi e costruire una grande azione di marketing per attrarre nuovi investimenti.

Che vi siano fermenti positivi del resto, lo testimonia la rispondenza del tessuto produttivo agli strumenti che a Regione e governo mettono a disposizione, attraverso politiche sinergiche. Solo per citare un paio di esempi, l’area di crisi Terni-Narni, 612 milioni di Investimenti possibili dichiarati da 212 imprese con possibili 2100 nuovi posti di lavoro testimonia la vitalità delle imprese, così come sul versante politiche attive il progetto CRESCO, che in 1 anno sta producendo quasi mille nuovi occupati a tempo indeterminato.

Anche i dati del turismo e dell’export testimoniano un trend positivo di ripresa che potrà essere a mio avviso resa strutturale se ci sarà la capacità della una forte azione riformista, capace di indirizzare le risorse verso una parola chiave: PRODUTTIVITÀ, che si puó incentivare facendo leva su una crescita dimensionale delle imprese, sulla internazionalizzazione, sulla innovazione e sulla ricerca.

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di Marco Torricelli
Direttore di umbriaOn

Caro Vice,

a me dispiace sempre molto quando costringo le persone a lavorare e, visto che ti ho costretto a farlo per scrivere questa nota, sono addolorato. E siccome – come ti ho detto in privato in altre occasioni – fino a quando sarò io a ricoprire questo ruolo, tu avrai sempre la possibilità di dire la tua opinione su umbriaOn, eccola pubblicata.

Permettimi, però, di ricordarti che il tuo ‘bignamino’ economico (in risposta, immagino, alla nota della Cgil) avresti dovuto – forse lo hai fatto, io non lo so – inviarlo a Bankitalia, dalla cui ricerca su ‘L’economia delle regioni italiane’, il sindacato ha preso spunto. 

I numeri, come sai, quelli sono. Poi, certo, uno può fare degli splendidi esercizi – quelli sui dati relativi al turismo, con Istat che dice una cosa e con te e l’assessore Guarducci ad Assisi che ne dite un’altra, è un caso – per piegarli alle proprie convinzioni ed esigenze. Senza tornare parlare dei numeri – che sono sempre quelli che sono – relativi all’occupazione e che, in Regione non siete d’accordo, ma l’Inps che dal lavoro delle persone incassa quattrini non può che dire la verità, certifica che è sempre più precario (ti anticipo che, a questo proposito, nei prossimi giorni porteremo un esempio drammaticamente evidente, raccontando quanto sta accadendo in una storica azienda ternana). Perché i numeri, come ti dicevo, quelli sono.

I fatti, a loro volta, sempre quelli sono: tu – lo comprendo benissimo – parli dell’area di crisi Terni-Narni: «612 milioni di investimenti possibili dichiarati da 212 imprese con possibili 2100 nuovi posti di lavoro», dici. Non so però se hai fatto caso che in un paio di righe hai infilato due vuole la parola “possibili”. Mentre – tu lo comprendi benissimo – contemporaneamente siamo  alle prese con faccenduole che si chiamano – ne cito due per tutte –  Nestlé-Perugina e Colussi, dove la parola “possibile” non c’è: lì gli esuberi – esseri umani, persone, famiglie – sono certi e certificati. I fatti, come ti dicevo, quelli sono.

Insomma, caro Vice, ribadendo che sarà sempre un piacere leggere e pubblicare le tue note, mi permetto di proporre che – lì in Regione, ma ovviamente non solo – si alzino un pochino le pregiate terga dalle sedie e si faccia meno – rubo una frase ad un mio maestro, dal quale ho imparato troppo poco e per colpa mia – “i teorici della teoria”. Con quella, con la teoria – spesso accoppiata ad un, almeno per quanto mi riguarda, presunto preconcetto – non si va da nessuna parte. 

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di Fabio Paparelli
Vice presidente della Regione Umbria

Caro direttore permettimi di puntualizzare che i dati dell’economia sono gli stessi sia che li dia la Regione, che li dia l’Inps o i sindacati.

Il punto è che i dati nudi e crudi non offrono una lettura approfondita e si prestano così a molteplici interpretazioni.

Un esempio ? È vero che dal 2007 al 2014 abbiamo perso 15,2 punti di PIl ( 13 punti tra 2007-2012 e ce ne accorgiamo dopo 5 anni? ) ma è altrettanto vero che 2015-16 abbiamo registrato + 3,5 /4 ( lo sapremo con certezza il prossimo anno, visto che il Pil delle regioni viene elaborato con certezza a posteriori e dovremo tener conto del sisma in questa analisi). È vero che nel 2016 abbiamo avuto una performance negativa sul turismo dovuta al sisma, ma se omettiamo di dire che Dino al 24/8 registravamo la migliore performance regionale, non diciamo il vero.

Infine è vero che nel secondo trimestre 2917 l’occupazione è calata, ma se non analizziamo dove è calata ossia nel turismo e commercio ed a causa del sisma, non diciamo il vero.

É vero che abbiamo vertenze aperte importanti, Perugina, Colussi, Novelli, Pozzi, Tagina ma è altrettanto vero che ci sono tante altre aziende dal tessile alla manifattura che continuano a crescere e siti come Sgl che tornano a sperare.

Infine è vero che la call su cui poggia l’Area di crisi complessa è una possibilità, ma alcuni degli investimenti sono già realtà come Alcantara ed altri addirittura come Novamont non ci sono neanche.

Come vedi o la di racconta tutta sempre, oppure le verità parziali si prestano a contrapporsi ad altre verità è la realtà rischia di non essere più oggettiva bensì dipendere dai punti di vista.

Tanto era dovuto.

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E direi che, per adesso, è meglio chiuderla qui. (mt)

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