Sanità, Covid e futuro: «Non ci stupiamo se i giovani fuggono da questa regione»

Convegno Cisl Medici Umbria a Perugia, protagonisti anche il direttore generale salute/welfare D’Angelo e il dg dell’ospedale di Perugia De Filippis

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Un convegno per parlare del futuro della sanità umbra con protagonisti anche il direttore generale salute/welfare della Regione, Massimo D’Angelo, ed il direttore generale dell’azienda ospedaliera di Perugia, Giuseppe De Filippis. SI è svolto venerdì sera a Perugia ed è stato organizzato dalla Cisl Medici Umbria nella sala Ugo Mercati.

Il sistema di rete

I lavori sono stati coordinati dal segretario regionale della Cisl Medici Umbria, Luca Nicola Castiglione. Presenti il segretario nazionale della Cisl Medici, Benedetto Magliozzi, il segretario generale Cisl Umbria, Angelo Manzotti, e il segretario generale Cisl Medici Umbria, Tullo Ostilio Moschini: «Lo scopo della contrattazione – le parole di Castiglione – è trovare un punto di compromesso che sia vantaggioso per tutti». De Filippis ha sottolineato che «siamo appena ripartiti, lo spirito è guardare oltre la siepe, dove andare nei prossimi 5-10 anni, uscire dalla nostra zona di confort per il bene di pazienti e lavoratori». Ha sottolineato inoltre la necessità di rivedere il sistema di rete: «Dobbiamo rimetterlo in discussione, i bisogni dei cittadini stanno cambiando e le sfide vanno viste anche come un’opportunità».

Covid e territorio

D’Angelo ha messo in evidenza che «il Covid è una condizione ancora oggi esistente, in modo diverso, ma non possiamo dimenticarne l’impatto dal punto di vista economico. Re-ingegnerizzare il sistema salute vuol dire garantire migliori interventi assistenziali. Dobbiamo essere più competitivi e garantire ai giovani sbocchi di carriera. Case di salute e ospedali di comunità devono occuparsi dei malati cronici che vanno de ospedalizzati. Più dimissioni significa più ricoveri e migliori servizi». Manzotti ha posto l’accento sulla necessità di spostare la sanità sul territorio perché troppo ospedalo-centrica: «Stabilizzazione del personale e formazione dei professionisti sono una priorità. Ci vogliono anni per formare giovani medici, poi purtroppo li vediamo andare fuori regione dove trovano condizioni migliori». Tullo Ostilio Moschini, riprendendo il tema del convegno, si è chiesto e ha chiesto «Quale futuro? ci sarà un futuro? Non è possibile che il fondo sanitario sarà ridotto, la riforma del titolo V è stata una mazzata su tutto ciò che di buono era stato fatto fino ad allora. Al centro ci deve essere sempre la persona». Focus anche sulla spesa farmaceutica nell’intervento della dottoressa Cristina Colasanti e sulla necessità di potenziare la sanità sul territorio come sottolineato da Giuseppe Giordano. Il dottor Santino Rizzo ha puntualizzato che «il peso della pandemia è ricaduto solo su due aziende ospedaliere, gli ospedali del territorio dovrebbero avere una direzione unica per coordinare le varie esigenze». Elisabetta Bicchi, segretario aziendale dell’azienda ospedaliera di Perugia, ha lamentato la carenza personale e la scarsa collaborazione sul territorio.

I giovani in fuga

In chiusura l’intervento del segretario nazionale, Benedetto Magliozzi: «La politica non si può nascondere dietro i costi, siamo stufi di essere presi per i fondelli. Il nostro lavoro ha una forte componente etica, ma in Umbria i giovani medici vengono obbligati all’esclusività e contemporaneamente a sei mesi di prova. Questo impedisce – ha concluso – ogni forma di libera professione contribuendo a ridurre la capacità attrattiva della regione, considerato che questa norma è disapplicata nelle altre realtà regionali. Non ci stupiamo se poi i giovani medici fuggono fuori regione quando il problema è innanzitutto quello di farli entrare nel mercato del lavoro. Il contratto nazionale è scaduto nel 2018 e non si è ancora arrivati alla firma della preintesa su quello del biennio 2019-2021, peraltro già scaduto».

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