Terni, crisi in Comune: ‘dem’ in ordine sparso

Smentiti i vertici regionali, provinciali e comunali del partito che avevano anticipato «una fase nuova». Dall’assemblea comunale richieste al sindaco di andare avanti

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di M.T.

La sensazione, guardando la cosa da lontano, è che tra i vertici – attuali – del Partito Democratico di Terni (ma forse anche dell’Umbria) e la rappresentanza politica elettiva di quel partito, ci sia un tantino di scollamento. Perché tra gli uni e l’altra starebbero emergendo differenze di interpretazione non di poco conto sulla strategia che dovrebbe adottare il sindaco Di Girolamo in relazione alla evidente crisi che sta vivendo – tra in chieste e malumori – la sua amministrazione. 

IL CORSIVO DI WALTER PATALOCCO

I segretari Chi sta al vertice del partito, infatti, sembrava aver bello e deciso: «L’amministrazione comunale, con grande senso di responsabilità, metterà in sicurezza, nelle prossime settimane, i bilanci accompagnando l’iter di approvazione del piano di riequilibrio finanziario e scongiurando, a beneficio della città e dei cittadini oltre che delle future amministrazioni, pesanti ricadute sulle tasche dei cittadini. Dopo di che si aprirà per Terni una fase nuova». Così avevano sentenziato Giacomo Leonelli, il segretario regionale; Carlo Trappolino, quello provinciale e Jonathan Monti, comunale. Gli ultimi due, per la verità dati in procinto di lasciare le rispettive cariche.

LE PAROLE DEL SIDACO IN CONSIGLIO COMUNALE 

Foto A.Mirimao

L’assemblea Nella serata di lunedì, però, nel corso dell’assemblea comunale del Partito Democratico, al sindaco sarebbe stato chiesto – da svariati rappresentati in quell’assise eletti dalla base – di restare al suo posto fino alla fine del mandato. Senza girarci troppo intorno: dovrebbe fare quello che ha promesso, cioè rimettere il proprio mandato al consiglio, prendersi i venti giorni previsti dalla legge, incassare i presumibili inviti a restare e poi lasciarsi convincere.

 

«Atto di responsabilità» Di Girolamo, infatti, aveva detto in consiglio comunale che «è mio intento mantenere il governo della città fino al riequilibrio, se ce ne saranno le condizioni politiche», annunciando poi di aver intenzione di utilizzare la procedura prevista dall’articolo 53 comma 3 del Tuel: «In questo stesso periodo – aveva sottolineato – l’amministrazione continuerà a seguire tutti gli interventi e le questioni più rilevanti in corso d’opera. Mantengo intatta la mia piena fiducia nella giustizia e sono convinto di poter dimostrare a mia completa estraneità ai fatti che mi sono stati addebitati».

L’INCHIESTA SU PALAZZO SPADA

Stefano Bufi

Rimpasto e non solo E potrebbe non essere un caso, quindi, che per mettere mano all’integrazione di giunta – le dimissioni di Stefano Bucari mettono l’esecutivo in condizione di non poter operare, essendo in numero inferiore al minimo consentito dalle norme – il sindaco stia prendendo tempo. Come pure non si sono registrate smentite all’ipotesi di possibile nomina di un direttore generale del Comune, ipotesi che lascerebbe intendere una reale volontà del sindaco di andare avanti fino al 2019. Anche se Stefano Bufi – indicato come possibile new entry insieme all’ex amministratore delegato di Sii Graziano Bernardi – nega di essere stato contattato. 

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